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Rai, ma quale cambiamento sovranista? Il Pd continua a regnare incontrastato

Telecompagni. Così Il Secolo D'Italia diretto da Francesco Storace ha più volte definito in un editoriale la Rai ai tempi del governo Lega-M5s, che lungi dall'aver portato il vento del cambiamento avrebbe invece mantenuto la bonaccia dello status quo nel servizio pubblico radiotelevisivo, con il Pd a regnare incontrastato.

L'articolo di Storace snocciola dati raccolti dall'Osservatorio di Pavia, relativi al periodo compreso tra l'11 settembre all'8 febbraio, e denuncia: "Nei giorni scorsi ci aveva incuriosito l’allarme lanciato dal consigliere di amministrazione della Rai Giampaolo Rossi, che aveva invitato l’autorità garante delle comunicazioni a dare uno sguardo alle trasmissioni di “informazione”. Ha ragione lui, la sinistra pretende ancora di comandare".

E ancora: "TelePd imperversa in programmi segretissimi, come Agorà, Mezz’Ora in più, Carta Bianca, persino a Porta a Porta e manco a dirlo a Che Tempo che fa".

Già, quel Che Tempo che fa in cui, fatto riposare per un turno l'ospitatissimo Roberto Saviano, ecco che ieri  è andato perfino in trasferta francese all'Eliseo per intervistare Emmanuel Macron, non esattamente un amico del vicepremier Matteo Salvini o del governo giallo-verde nel suo complesso. Anzi.

"Cinque mesi di sovraesposizione di un’unica minoranza, quella di sinistra" rincara Storace. "Centrodestra di opposizione ai minimi termini e neppure la maggioranza di governo è rappresentata come il suo peso elettorale o quello parlamentare o finanche quello dei sondaggi. Solo in Rai esiste il Pd" affonda la lama l'ex Presidente della Regione Lazio. "E’ minoranza ridotta in Parlamento rispetto al centrodestra. Ha 112 deputati, Forza Italia e Fratelli d’Italia ne sommano 137; ha 52 senatori, l’opposizione di destra ne ha 79. Il Pd è minoritario nei sondaggi. Il Pd è minoritario ogni volta che si vota. Ma alla Rai non se ne accorgono".

Malgrado la coppia Salvini-Di Maio sembri occupare tutti gli spazi radiotelevisivi del servizio pubblico, i dati dell'Osservatorio di Pavia attestano invece che "ad Agorà, in questi cinque mesi le presenze del Pd sono state pari a 116 su 391, il 30 per cento. Con i cespugli che gli svolazzano attorno secondo il teorema Zingaretti la sinistra vola al 38%. L’altra opposizione – Fi e Fdi appunto – racimola 63 presenze. E’ ferma al 44% la presenza complessiva di governo, Cinque stelle e Lega".

Lucia Annunziata non passa indenne l'esame di Storace e dell'Osservatorio. A Mezz’ora in più, "Il Pd svetta col 33% delle presenze televisive – otto su 23 – esattamente come la maggioranza di governo messa tutta assieme. A Forza Italia 2 presenze, a Fratelli d’Italia appena una. Missione compiuta, compagna Lucia".

Un'altra telegiornalista, ovvero Bianca Berlinguer, che occupa lo spazio del prime time di martedì sera con #CartaBianca inviterebbe gli esponenti della maggioranza per il 42 per cento, e quelli Pd al 30. "Su 65 presenze politiche scrive Storace, "in questi cinque mesi Fratelli d’Italia si è vista appena una volta. Buon sangue non mente". Secondo il secolo, non si salverebbe neanche Bruno Vespa (il cui stipendio è nel mirino della nuova gestione Rai) anche se il salotto di Porta a Porta, con ospite Matteo Salvini, quest'anno ha incassato vari record di ascolti.

Questo presunto strapotere del Pd in Rai denunciato da Francesco Storace sul suo quotidiano è stato poi declinato in un intervento diretto del deputato Federico Mollicone che ha chiesto a nome di Fratelli d’Italia in vigilanza Rai l’audizione dell’amministratore delegato Fabrizio Salini, impegnatissimo al momento nel suo piano di ristrutturazione della Rai. 

Le argomentazioni di Francesco Storace sembrerebbero cadere a fagiolo proprio dopo le polemiche relative all'intervista di Fabio Fazio al Presidente Macron. E dopo varie domeniche in cui il leitmotiv del programma era peraltro la contrappposizione alla linea migratoria del Ministro dell'Interno. Quasi come se Matteo Salvini e il Carroccio avessero ottenuto la direzione dell'Ammiraglia Rai tramite Teresa De Santis ma, di fatto, rispetto alla direzione di Mario Orfeo non fosse cambiato nulla. Anzi, paradossalmente, Che Tempo che Fa sembra aver preso posizioni ancor più nette e tipiche di un certo schieramento. 

Canto del Cigno o, come sottolinea il direttore del Secolo d'Italia, siamo di fronte a "Telecompagni" o "TelePd" malgrado gli strombazzati mutamenti che avrebbero dovuto già vedersi da tempo? Per il momento si può solo attendere con trepidazione la risposta dell'ad Salini alla richiesta di Fratelli d'Italia, e ovviamente il piano dell'amministratore delegato che sarà esposto nel cda in programma il 6 marzo. 

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