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Rai, Renzi vuol riprendersi Viale Mazzini e ha tutto il potere per riuscirci
Matteo Renzi

In politica mai dare per finito nessuno. Specialmente in quella italiana, che vede leader passare dalla gloria alla polvere nello spazio di una settimana e altri spiccare il volo in un analogo lasso di tempo dalla (presunta) marginalità alla conclamata potenza.

Quest'ultimo è il caso di Matteo Renzi che, con la mossa inattesa e politicamente geniale dell'apertura al m5s dopo la crisi innescata dal suo omonimo Salvini, ha riportato il Pd, che era ridotto al ruolo di  semplice osservatore, sugli scranni di Palazzo Chigi.

Inutile dire che l'egemonia di Renzi in Parlamento, grazie al controllo che egli esercita sulla maggioranza dei deputati e senatori dem, lo rende azionista di maggioranza dell'esecutivo giallo-rosso presieduto da Giuseppe Conte (già confesso ammiratore del fiorentino), e gli conferisce un non indifferente potere contrattuale. Se, assai machiavellicamente, Renzi ha lasciato che si formasse una compagine di governo di "seconde file" tenendo i big renziani lontani dalle poltrone di ministro, per quanto riguarda i sottosegretari e i viceministri la musica potrebbe cambiare radicalmente. Così come nelle partecipate, in primis la Rai.

Quando Renzi cadde in "disgrazia" il 4 marzo 2018, l'atmosfera che regnava a Viale Mazzini era quella di una damnatio memoriae ai danni ex premier, con una infervorata smania di cancellarne al più presto l'egemonia da parte dei nuovi vincitori (i grillini). Oggi, invece, un anno e mezzo più tardi, gli stessi grillini in Parlamento si reggono sulle loro poltrone grazie all'alleanza favorita dal loro acerrimo nemico di sempre. Quasi la trama di un romanzo distopico, insomma. 

Nella corsa al repulisti contro la Lega e i salviniani che agita in questi giorni Viale Mazzini, s'inserisce dunque prepotentemente il convitato di pietra Renzi, e con l'accresciuto potere di quest'ultimo, i  suoi fedelissimi in Rai tornano a sfregarsi le mani dopo un periodo oscuro.

Non ostile all'ex segretario dem è senz'altro l'Ad Fabrizio Salini, ex direttore generale della Stand by Me di Simona Ercolani Rondolino; Stand by Me che ai tempi dello strapotere renziano era ritenuta un secondo Nazareno (ma assai più importante dell'originale). L'Ad dovrebbe dunque dormire fra due guanciali in caso di un probabile ciclone renziano in Rai.

Qualche giorno fa abbiamo indicato Antonio Di Bella - attuale direttore di RaiNews che suscitò qualche polemica nel 2017 per aver dedicato uno spazio definito "esagerato" al libro di Renzi - quale papabile direttore di Rai1 o, più facilmente, Presidente Rai al posto di Marcello Foa (la cui sacrificale dipartita potrebbe salvare la direzione della Prima Rete per Teresa De Santis).

Ma è un vero renziano di provata fede a tornare in auge dopo l'epurazione grillina post elezioni politiche, e dopo essere stato spedito dalla direzione generale della Rai a quella di RaiWay. Parliamo di Mario Orfeo, il cui nome riecheggia sempre più insistente all'ombra del cavallo Rai in questi giorni. Orfeo che potrebbe tornare presto a ricoprire un ruolo di primissimo piano a Viale Mazzini.

Difficile che i grillini mollino il Tg1 e Rai2 - secondo consuetudine - potrebbe andare all'opposizione. La Lega vorrebbe Milo Infante per il ruolo di direttore con la dipartita già annunciata di Carlo Freccero, ma sono piuttosto forti le quotazioni della potentissima Maria Pia Ammirati, apprezzata dal solito Vincenzo Spadafora e anche dal Pd. La Ammirati alla direzione di Rai2 potrebbe essere l'opzione chiave nel caso in cui Gennaro Sangiuliano, grande amico di Giuseppe Conte fin dai tempi dell'Università (e quindi da tempi non sospetti), riuscisse - come molti sono convinti - a mantenere la direzione del Tg2; Rai3 resta salda in mano a Stefano Coletta, visti anche gli ottimi risultati, quindi per le mire renziane la poltrona più importante in ballo resta quella di direttore di Rai1. 

Nella prima puntata stagionale di Otto e Mezzo, andata in onda ieri su La7, l'ospite Carlo De Benedetti - alla domanda di Lilli Gruber sulla longevità del Governo giallo-rosso - ha risposto che esso "durerà fin quando Renzi lo vorrà, fin quando questi non deciderà di staccare la spina". Forte di questo potere, che come De Benedetti anche noi riteniamo assiomatico, Renzi farà di tutto per allungare la sua lunga ombra sulla Rai al fine di riprendersi ciò che gli è stato tolto dopo quel fatidico 4 marzo 2018, che oggi appare lontanissimo nel tempo e quasi appartenente a un universo parallelo. 

Insomma, Renzi è tornato per restare e contare (se n'era mai andato, del resto?), strappando anche la carica di Presidente del Pd che gli è stata offerta e che sta seriamente pensando di accettare. Di conseguenza, a Viale Mazzini i suoi detrattori (e traditori) hanno perso il sonno come piccoli imitatori del regicida Macbeth, mentre chi gli è sempre rimasto accanto durante la carestia ora è pronto a raccogliere i lussureggianti e succosi frutti della propria incrollabile fedeltà. Chissà dunque che Orfeo, come il suo mitologico omonimo, non torni presto a vedere il radioso sole della rivincita dopo aver vissuto "l'inferno" (se tale si può definire la direzione di RaiWay...) dell'epurazione.

 

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