Start-up, le criticita' dell'ecosistema italiano in una ricerca di K&L Gates
Dalla ricerca condotta dallo studio legale K&L Gates un imprenditore su due non ritiene l'Italia un paese per start-up
Start-up in Italia : da una ricerca del K&L Gates Legal Observatory condotta con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) monitorando circa 50 forum, community, portali e testate web per capire meglio le principali criticità delle start-up in Italia nell’ambito del progetto K&L Gates with YOUth, emege come spesso manchi il sostegno nella fase di crescita e come l'eccessiva burocrazia rallenti i bandi.
Start-up, i principali ostacoli alla crescita nel nostro Paese
Difficoltà nell’attrarre investitori (29%), nel reperire risorse umane qualificate a costi sostenibili (23%), e nel conquistare quote di mercato (19%).
Nonostante il numero sempre crescente degli incubatori di impresa, fondi pubblici e aziende che li finanzino, gli start-uppers italiani ritengono che in Italia non ci siano ancora le condizioni ideali perché a mancare è il sostegno in fase di crescita (27%) e perché la burocrazia rende problematiche prassi fondamentali come lo snellimento dei bandi per accedere ai fondi (22%).
Inoltre dall'analisi emerge come il 34% di loro cerchi di risolvere personalmente le emergenze per contenere i costi mentre Il 31% si affidi subito ad esperti per le aree di pertinenza o consultando più fonti (17%).
“Uno dei temi con i quali si scontrano spesso le start-up è quello dei costi associati all’utilizzo di consulenti qualificati. Le grosse società di consulenza - che si tratti di consulenza legale o di business o altra natura - richiedono un investimento spesso non compatibile con i budget limitati delle start-up specie quelle che ancora non hanno avuto accesso a finanziamenti. Sulla base di questa constatazione nasce il progetto “K&L Gates with YOUth” sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca
- afferma l’avvocato Arturo Meglio, partner di K&L Gates Milano esperto in ambito societario e responsabile per lo studio del progetto in questione -
nell’ambito del quale vengono selezionate delle start-up che vengono assistite dallo studio, nell’ambito di attività pro-bono, nella identificazione ed implementazione di attività particolarmente rilevanti per la vita e lo sviluppo dell’azienda''
K&L Gates with YOUth, il primo modulo del progetto in collaboazione con l'Universita' Milano Bicocca
Il primo modulo, appena conclusosi ed al quale ne seguiranno altri nei prossimi mesi, ha visto la partecipazione della start-up HeartWatch, attiva nel settore Healthcare, che lo studio ha supportato nel realizzare la struttura contrattuale necessaria all’azienda per inquadrare e sostenere la crescita delle risorse e, di riflesso, produttività e business dell’azienda stessa.
Lo studio, in questo progetto, è affiancato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca che ha partecipato tramite la selezione, avvenuta sotto la supervisione del Professor Franco Scarpelli, di quattro propri brillanti studenti poi coinvolti dallo studio nelle attività di elaborazione in oggetto.
K&L Gates with YOUth, ecco alcuni risultati della ricerca
Per quanto riguarda gli investitori,quali settori riescono ad attrarre più liquidità?
In ordine troviamo ICT (52%), Healthcare (36%), Pharma (34%), Media (28%), Trasporti (25%) e settore alimentare (19%).
Quali sono gli errori più comuni che commette chi cerca di fare start-up?
Al primo posto tra gli errori più avvertiti c’è quello di non informarsi su eventuali competitor per correggere il tiro dell’offerta differenziandosi (52%). Segue l’incapacità di trasmettere una visione e mostrare al mercato le potenzialità (48%). Il 44% non va velocemente al cuore del business rischiando così di perdere l’attenzione degli interlocutori. Il 41% fa l’errore di allinearsi alla logica comune e non osa andare controcorrente. Altro errore (37%) è quello di inventare prodotti o servizi senza riuscire a spiegare in maniera efficace come si fanno i soldi e chi paga per i servizi proposti dalla start-up. Un buon 35% sottovaluta la complessità del lavoro che può portare all’esplosione della start-up e quindi la necessità di trovare le competenze adatte per riuscirci. Infine viene segnalato il mancato confronto con il mercato (32%) non venendo in molti casi a crearsi una interlocuzione con i propri potenziali clienti cercando di ottenere dagli stessi opinioni utili per migliorare i servizi e/o i prodotti offerti.
(Federica Monti)