Sull'ultimo numero di La Civiltà Cattolica una pastorale per il sociale
La Civiltà Cattolica: “il conflitto dei desideri non è patologia, ma fisiologia"
Nell’Ultimo numero di La Civiltà Cattolica c’è un interessante articolo che riguarda cosa possa fare la Chiesa riguardo le sfide legate all’ambiente, all’inquinamento, al lavoro e al suo sfruttamento. La Pastorale sociale si può fare promotrice di un una “ecologia integrale” che non può ricordare il famoso libro di Gregory Bateson, “Verso un’ecologia della mente”. Ogni territorio, infatti, ha una propria “Terra dei fuochi”, e cioè un luogo singolare dove i conflitti sociali ed esistenziali, ma anche ambientali, trovano il loro punto di sintesi. Ed anche alla luce della enciclica Laudato sì si può intraprendere un percorso di rinnovamento spirituale e ambientale. E da queste considerazioni che il gesuita Francesco Occhetta prende lo spunto per proporre una “pastorale equilibrata”, a livello di Chiese locali, che non sia né troppo remissiva né troppo aggressiva. “Per la pastorale sociale, il discernimento è l’arte di vagliare, distinguere princìpi, dati scientifici e il «sentire» storico di una cultura, per individuare quali comportamenti sono ecologici”, scrive Occhetta, dando così il segno di un impegno concreto della spiritualità nel “secolo”. Ma questa concezione etica della pastorale si occupa anche di problemi pratici come la corruzione dilagante nella politica che la Chiesa deve sempre denunciare avendo però cura di non essere coimplicata. E poi un richiamo alla finitezza dell’essere umano e alla sua limitatezza: “Per farlo (un ufficio diocesano, ndr) occorre premettere tre finalità metodologiche: “il conflitto dei desideri non è patologia, ma fisiologia; nei conflitti entrano richieste di risorse e richieste di riconoscimento; alla radice dei conflitti si trovano irrisolte storie personali e crediti esistenziali da esigere.”
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