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Perché Trump rischia grosso sulla privacy


In nome della globalizzazione, per decenni si sono trovati “straordinari” compromessi: poi, all’improvviso, arriva un presidente degli Stati Uniti che sembra insolitamente isolazionista. Qualcuno ha spiegato al “leader del mondo libero” che viviamo nella società dell’informazione? Un suo consigliere ha forse accennato al fatto che il vecchio continente vanta oltre 500 milioni di consumatori? Sulla base delle decisioni più recenti e di quelle previste possiamo immaginare che le risposte siano negative. Così succede che, mentre l’Europa si appresta ad adottare una normativa in materia di privacy estremamente restrittiva, gli Stati Uniti puntano ad azzerare questo diritto. Se le misure di Trump hanno un impatto modesto sui cittadini europei, rischiano di pesare molto sulle multinazionali statunitensi. In definitiva il fatto che i fornitori di connettività americani possano utilizzare liberamente i dati dei propri utenti interessa relativamente i cittadini dell’Unione, che navigano grazie a provider nazionali. Parimenti, la possibilità che l’ingresso negli Stati Uniti risulti più selettivo e richieda un più ampio accesso ai dati dei cittadini europei intenzionati recarsi oltreoceano, finisce per essere semplicemente un deterrente verso il turismo. Il rovescio della medaglia saranno una serie di oneri per le aziende statunitensi che operano nel vecchio continente. In primo luogo queste misure mettono a repentaglio il già precario Privacy Shield, accordo che rende possibile il trattamento per fini commerciali dei dati di cittadini europei da parte di società americane. L’intesa era stata frettolosamente messa a punto dopo che la Corte di Giustizia di Strasburgo, sulla base della denuncia di un avvocato austriaco, aveva invalidato il Safe Harbour che permetteva il trasferimento dei dati verso gli USA. Considerando che l’autorità europea garante in materia aveva giudicato comunque discutibile il Privacy Shield è facile ipotizzare quale sarà il suo orientamento dopo le ultime decisioni presidenziali. La posizione molto rigida che assumerà con ogni probabilità l’Unione finirà per obbligare centinaia di aziende USA a darsi regole specifiche per la gestione dei dati dei cittadini europei dovendo dimostrare che tali trattamenti non avvengono entro la giurisdizione di Washington. Questo si tradurrà in investimenti non previsti, e comunque tali aziende finiranno per essere soggette a ispezioni il cui esito, per definizione, è incerto. Un simile ultimo exploit legislativo di Trump rischia di produrre un conto molto salato, ma la consolazione è che ha pagarlo saranno sempre gli americani.
 

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