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Una Tv per nottambuli: perché la prima serata deve iniziare alle 21.30?

Negli anni Ottanta in Italia il prime time, la prima serata, ovvero la fascia oraria con il maggior numero di spettatori di fronte alla TV, coincideva con le 20,30. Finiti i Tg delle 20,00 e dopo qualche spot pubblicitario, ecco che sulla Rai, e parallelamente sui canali Mediaset, avevano inizio i programmi più importanti: i film, i giochi a premi (come per esempio Flash condotto da Mike Bongiorno poi diventato Superflash con l'approdo del conduttore a Canale 5), gli sceneggiati, i varietà abbinati alla Lotteria Italia come Fantastico e così via. 

Se prendiamo un palinsesto a caso di quegli anni, nello specifico quello di lunedì 14 marzo 1988, notiamo che su Rai1 alle 20.30 andava in onda la serie Cristoforo Colombo, su Canale 5 il film Nessuno è perfetto, su Rai2 la soap Capitol (anziché alle 20,30 come oggi, il Tg2 era trasmesso alle 19,50 accorpando anche Tg2 Sport), e così via. Anche Italia 1, la Tv rivolta al pubblico giovane, vedeva iniziare la propria fascia di prime time alle 20,30, nel caso specifico con il film Chinatown. 

Alle 22.30 circa iniziavano invece i programmi di seconda serata, più di nicchia o meno adatti a un pubblico di minori, che a quell'ora venivano spediti a dormire. Lavoratori e pendolari costretti a svegliarsi presto il giorno successivo, finito il programma di prima serata, sceglievano anch'essi di buon grado la salutare via del letto. 

Con l'avvento di Striscia la Notizia alla fine del 1998 prima su Italia 1, e poi dall'anno successivo su Canale 5, nasceva l'access prime time. All'epoca il Tg satirico durava una decina di minuti soltanto, ma erano dieci minuti cruciali in cui gli altri canali trasmettevano le réclames che anticipavano il programma di prima serata. Per non vedere la pubblicità, molti telespettatori cambiavano dunque canale sintonizzandosi su Striscia la Notizia... che finiva per trattenerli definitivamente sul programma del prime time di Canale 5 .

Lo stratagemma del Biscione funzionò a tal punto che la Rai fu costretta ad adeguarsi e a creare anch'essa dei programmi ad hoc nella fascia di "access". E con l'aumentare della durata di Striscia la Notizia e il suo estendersi fino alle 21,30 e talvolta anche oltre, ecco che la Rai è stata costretta a occupare un'ora intera circa, in attesa dell'inizio della prima serata. Per farla breve, quello che è una volta era prime time è diventato access prime time, spostando di un'ora la fine della prima serata, portando l'inizio della seconda a oltre le 23.30, quando va bene.

A tutto discapito dei telespettatori che, per vedere magari la fine della puntata della propria fiction preferita, debbono attendere fin quasi la mezzanotte, magari dovendo svegliarsi presto la mattina successiva per andare al lavoro. E a tutto discapito dei programmi di approfondimento di seconda serata, in primis Porta a Porta, al momento unico spazio di dibattito politico-istituzionale in onda su Rai1, che spesso inizia quasi a mezzanotte. Orario in cui è spesso già finito "l'incantesimo" per i telespettatori-cenerentole costretti a svegliarsi presto la mattina successiva. Gli orari "iniqui" di Porta a Porta sono stati anche lo strumento con cui il conduttore ha replicato alle accuse di Carlo Freccero in Vigilanza Rai, secondo il quale Vespa avrebbe impedito la messa in onda di Popolo Sovrano il mercoledì sera affinché il suo programma non venisse "infastidito".

Tralasciando Porta a Porta, anche i talk show politici di prima serata in onda su altre reti finiscono spesso per terminare alle ore piccole, pregiudicando il livello di attenzione dei telespettatori rimasti in piedi per miracolo e intenzionati a comprendere di che morte dovranno morire con le nuove manovre dei vari governi in carica.

Senza contare poi gli eventi speciali come il Festival di Sanremo o le puntate dei reality show che terminano ben oltre l'una di notte. E nei giorni feriali, per giunta. La Tv italiana sembra insomma sempre più costruita su misura per i nottambuli o per chi il giorno successivo può dormire e non ha l'incombenza del lavoro.

Possibile che non si possa fare nulla per tornare al sano prime time del passato, evitando l'ecatombe di intere famiglie stecchite sul divano davanti alla Tv, con gli aghi conficcati negli occhi stile Dario Argento per tenerli aperti e vedere magari l'ultima scena di Montalbano, un accapigliamento tra naufraghe sull'Isola, una rissa tra coinquilini del Grande Fratello, il finale di un film, un dibattito politico o che dir si voglia? Con un inizio del prime time anticipato alle 20,30 o anche solo alle 21,00 la fruizione dei programmi televisivi da parte dei telespettatori migliorerebbe senz'altro e, la mattina successiva, non si vedrebbero eserciti di zombie in giro per le città.

E ci spingiamo a dire che, con ogni probabilità, aumenterebbero anche gli ascolti televisivi (e i conseguenti introiti pubblicitari delle reti), visto che sempre più i vessati telespettatori rinunciano a guardare un programma perché "finisce troppo tardi". Che Rai e Mediaset ci riflettano. 

 

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