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Medicina
C'è un legame tra smog e Alzheimer: città inquinate? Malattia più probabile
Alzheimer

Alzheimer, rischio demenza anche a chi non è predisposto. Lo studio

Bisogna abitare in città che non abbiano un’aria inquinata o combattere affinché non lo siano! Le persone più esposte all'inquinamento atmosferico legato al traffico hanno maggiori probabilità di trovarsi nel cervello placche amiloidi, le proteine beta-amiloidi associate al morbo dell’Alzheimer. Lo spiega uno studio pubblicato a fine febbraio su Neurology, la prestigiosa rivista medica American Academy of Neurology, che ha esaminato il tessuto cerebrale di 224 persone. I soggetti alla morte hanno donato il proprio cervello alla ricerca, per far avanzare le analisi sulla demenza. 

Le persone coinvolte sono tutte decedute a un’età media di 76 anni e anche se il numero di cervelli sottoposti ad analisi non è elevato, la continuità della presenza delle placche ha messo in allarme. I ricercatori hanno esaminato il ‘particolato fine’, il cosiddetto PM 2,5 che consiste in particelle inquinanti grandi meno di 2,5 micron di diametro sospese nell'aria. In sintesi, la ricerca sviluppata ad Atlanta, in Georgia, mostra che le persone esposte all'inquinamento atmosferico da ‘particolato fine’ legato al traffico hanno maggiori probabilità di avere elevate quantità di placche amiloidi nel cervello ed accade da uno a tre anni prima della morte. Risultato che dovrebbe mettere allarmare chiunque viva nelle città e nelle strade più trafficate dei centri urbani.

"Questi risultati si aggiungono alla prova che il ‘particolato fine’ derivante dall'inquinamento atmosferico legato al traffico influisce sulla quantità di placca amiloide nel cervello", ha affermato l'autrice dello studio, Anke Huels, PhD della Emory University di Atlanta.

I ricercatori hanno anche confrontato il tipo di esposizione all'inquinamento con le caratteristiche specifiche dei segni dell’Alzheimer nel cervello. Le persone con un’esposizione maggiore di 1 µg/m3 a PM 2,5 nell’anno prima della morte avevano quasi il doppio delle probabilità di avere livelli di placche più alti, mentre quelle con un’esposizione più elevata nei tre anni prima della morte avevano l’87% di probabilità in più di avere livelli di placche più alti. Gli anziani avevano quasi il doppio delle probabilità di avere più placche amiloidi.

I ricercatori hanno anche esaminato se la variante genetica principale associata alla malattia di Alzheimer, APOE e4, avesse qualche effetto sulla relazione tra inquinamento atmosferico e segni di Alzheimer nel cervello. Hanno scoperto che il legale più forte tra l'inquinamento atmosferico e i segni dell'Alzheimer si manifesta in soggetti la cui malattia non è associabile alla variante genetica. Il morbo, nei casi in cui non può essere spiegato dalla genetica, è accelerata dal contesto ambientale. Il dato però non va letto in modo semplicistico: lo studio non dimostra che l'inquinamento atmosferico causi l'Alzheimer.

Lo studio conferma un altro studio pubblicato sempre su Neurology, nell’ottobre 2022, che esaminava 17 lavori precedenti sull’inquinamento da ‘particolato’ e che collegava l’esposizione all’aumento del rischio di demenza.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha mostrato che oltre il 90% della popolazione mondiale vive in aree con livelli di inquinamento atmosferico più elevati di quelli raccomandati.

Ma bisogna anche rammentare alcuni limiti dello studio: i ricercatori avevano solo l’indirizzo di casa delle persone al momento della loro morte per misurare l’inquinamento atmosferico, quindi è possibile che l’esposizione all’inquinamento sia stata classificata in modo impreciso. Così come va ricordato che lo studio ha coinvolto principalmente persone bianche altamente istruite, quindi i risultati potrebbero non essere rappresentativi di altre popolazioni.

LEGGI ANCHE: Inquinamento, l'Italia soffoca. Medici furiosi: "Il governo intervenga"

 

 

 

 





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