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Medicina
Covid, in Italia cresce la variante JN.1. Ecco come proteggersi

Covid, la nuova variante JN.1: più veloce e infettiva

La nuova variante Covid JN.1 è arrivata al 37,1% nell’ultima settimana di campionamento dal 4 al 10 dicembre 2023; negli Stati Uniti sta toccando il 50%. Lo riporta la Repubblica.

Secondo i dati (al 25 dicembre) della piattaforma nazionale I-Co-Gen, JN.1 si conferma in crescita, diventando la variante più frequente.

L' Organizzazione mondiale della sanità ha tenuto a precisare che "non sembra porre rischi addizionali per la salute pubblica rispetto ad altri lignaggi circolanti". Intanto però la nuova variante sta facendo emergere nuovi sintomi legati all'infezione Covid, effetti che sino a ieri il virus non generava. Così, la differenza rispetto all'anno scorso, è che Covid assume forme nuove e provoca una sintomatologia che si trasforma, confondendosi sempre di più con altre patologie.

Molto contagiosa, e capace di attaccare le vie respiratorie con estrema facilità, anche se ancora non viene ritenuta in grado di generare gravi conseguenze, JN.1 si è guadagnata la qualificazione, da parte dell'Oms di "variante di interesse". Una decisione presa proprio a causa della sua rapida diffusione.

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Che cosa la caratterizza? JN.1 ha una mutazione nella sua proteina Spike, particolarità che determina quanto facilmente possa infettare le cellule. E i dati diffusi, già a fine novembre mostravano come ci stesse riuscendo bene, visto che stava crescendo rapidamente nel Regno Unito, con un vantaggio settimanale dell'84%.

I sintomi che può provocare

La variante genererebbe febbre e brividi, tosse, stanchezza, mancanza di respiro o difficoltà a respirare, dolore muscolare, mal di testa, perdita del gusto oppure dell'olfatto, congestione nasale e diarrea. Ma nel contempo sarebbe emersa anche una sintomatologia nuova che in questo periodo, caratterizzato dal sommarsi di contagi portati da Sars-Cov-2 da una parte e da influenza dall'altra. È  difficile riconoscere e preoccupa.

"I casi che mostrano una compromissione di gusto e olfatto- spiega Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Ospedale Galeazzi di Milano -sono sempre più rari. Ora non lo sono praticamente più, e con frequenza vediamo pazienti positivi al virus che accusano forme gastrointestinali e riniti. E capita pure che alcuni abbiano 39 di febbre pur risultando negativi al virus, mentre altri siano contagiati al primo contatto".

"Siamo ancora in tempo per somministrare le dosi booster disponibili nelle preparazioni aggiornate (Omicron XBB. 1,5), soprattutto utili come rinforzo delle difese immunitarie per le persone con particolari cronicità e comorbosità a rischio elevato di ricovero", continua Pregliasco.

"D'ora in poi sarà necessario una vaccinazione annuale, ma iniziamo a portarla a casa adesso. Per quanto tempo ci protegge il richiamo? L'efficacia maggiore si prolunga per sei mesi, Tuttavia, dal punto di vista pratico, come per l'antinfluenzale bisogna pensarla nell'arco di un anno", conclude il direttore sanitario.

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