La lista dei cibi più pericolosi per la salute secondo Coldiretti
“La classifica dei cibi più pericolosi” è il dossier presentato dalla Coldiretti che riporta la lista dei 14 cibi più pericolosi per la nostra salute prodotti in varie parti del mondo, alcuni dei quali presenti anche sul mercato italiano.
Coldiretti: la lista dei cibi più pericolosi per la salute
La lista dei cibi più pericolosi realizzata da Coldiretti prende in esame l'ultimo report relativo al sistema di allerta rapida europea sui rischi alimentari del 2016 (Rasff), che tiene conto della presenza di micotossine, residui chimici, metalli pesanti, additivi e coloranti che possono alterare la composizione degli alimenti stessi.
Coldiretti: ecco quali sono i cibi più pericolosi da non consumare
14 sono i cibi pericolosi per la nostra salute riportati nella black list Coldiretti
Ecco l’elenco dei cibi più pericolosi:
- Pesce dalla Spagna per metalli pesanti in eccesso (mercurio e cadmio)
- Dietetici/integratori da USA per ingredienti e novel food non autorizzati
- Arachidi dalla Cina per aflatossine oltre i limiti
- Peperoni dalla Turchia per pesticidi oltre i limiti
- Pistacchi dall’Iran per aflatossine oltre i limiti
- Fichi secchi dalla Turchia per aflatossine oltre i limiti
- Carni di pollo dalla Polonia contaminazioni microbiologiche (salmonella)
- Nocciole dalla Turchia per aflatossine oltre i limiti
- Arachidi dagli USA per aflatossine oltre i limiti
- Pistacchi dalla Turchia per aflatossine oltre i limiti
- Peperoncino dall’India per aflatossine e salmonella oltre i limiti
- Albicocche secche da Turchia per solfiti oltre i limiti
- Noce moscata da Indonesia per aflatossine oltre i limiti, certificato sanitario carente
- Carni di pollo dai Paesi Bassi per contaminazioni microbiologiche
Coldiretti, la black list dei cibi più dannosi per la salute: iI rischi della globalizzazione
Così dichiara sul sito ufficiale dell’associazione il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: “Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri”, e prosegue “importanti passi avanti sono stati ottenuti con l’estensione dell’obbligo di indicare la provenienza del riso e del grano impiegato nella pasta ma molto resta da fare perché 1/3 della spesa resta anonima, dai succhi di frutta al concentrato di pomodoro fino ai salumi”.