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Medicina
L'healthcare nell'era digitale: i top manager dell'industria riuniti a Milano
La tavola rotonda condotta da Stefano Di Marzio (foto dalla pagina Facebook di AboutPharma)

Affaritaliani.it ha partecipato alla quarta edizione di “About Future: Leaders' Talks 2019”, dedicata al tema “cambiamenti e sfide nell'ecosistema dell'healthcare”. I top manager dell'industria sanitaria si sono riuniti a Milano per discuterne, nell'evento promosso da AboutPharma in collaborazione con BonelliErede, Facebook e PwC.

Il tema di questa edizione ha riguardato il ruolo del top manager dell'healthcare nell'anticipare i cambiamenti e rispondere alle mutazioni del settore, anche alla luce dei contenuti emersi nel recente World Economic Forum di Davos, del crescente impatto dei social network nella vita quotidiana e di un sistema regolatorio sempre più complesso, che si intreccia da un lato con il progressivo invecchiamento della popolazione e dall'altro con la necessità di rivedere il sistema di welfare, per garantirne la sostenibilità. 

Il chairman dell'evento, Giulio Zuanetti di HPS – AboutPharma and Medical Devices, ha spiegato come l'ispirazione per questo confronto sia venuta da un editoriale pubblicato dalla rivista specializzata JAMA, dal titolo “Social Determinants of Health in the Digital Age - Determining the Source Code for Nurture”, ovvero “Determinanti sociali della salute nell'Era digitale – Determinazione del codice sorgente per la cura”.

"Siamo alla quarta edizione dell'evento, che è per noi un importante momento di confronto sui temi strategici alla presenza di top manager dell'industria healthcare italiana. In tale occasione, analizziamo le tipologie di trend che in futuro influenzeranno il settore, a livello locale e globale, che di conseguenza avranno ripercussioni anche sulla realtà italiana", ha commentato Zuanetti ai microfoni di Affaritaliani.it

Il termine “nurture” si può tradurre sia come “cura”, sia come “nutrimento”, in quanto in senso medico racchiude tutte le variabili che esulano dal patrimonio genetico e che contribuiscono a determinare lo stato di salute e benessere del soggetto. 

Cosa c'entrano i social network in tutto questo? La rivoluzione digitale ha abbracciato vari aspetti della nostra vita e l'intervento di Luca Colombo, Country Director di Facebook Italia, ha ben chiarito come la larghissima diffusione della piattaforma sia strettamente legata sia al monitoraggio dello stato di salute dei suoi utenti che alla cura di eventuali malattie.

Un esempio che tutti conoscono è la funzione “safety check”, che consente a chi usa Facebook di far sapere ai propri cari che sta bene, pur trovandosi nel luogo dove si è verificato un evento infausto. Ad esempio, durante l'attentato al Bataclan di Parigi, ben 4 milioni di persone hanno usato questa funzionalità per tranquillizzare amici e parenti. Meno nota è l'utilità di Facebook nel localizzare persone disperse durante calamità naturali: durante le alluvioni del 2017 in Perù il social network ha inviato la posizione degli utenti registrati al coordinamento dei soccorsi, così da inviare i mezzi dove effettivamente c'erano persone da salvare.

Altrettanto preziose sono la funzionalità che permette di trovare donatori di sangue a chi ha bisogno di trasfusioni in luoghi particolari, quella che consente di donare piccole somme di denaro alle numerose ONG registrate e quella che organizza raccolte di fondi in occasione dei compleanni: introdotta solo nel 2017, ha già raccolto per 300 milioni di dollari per cause di solidarietà.

Tutto questo è possibile grazie ai data scientist, che analizzano l'enorme quantità di dati che Facebook detiene. “Ogni giorno produciamo 5 miliardi di GB”, ha spiegato Colombo, “e ogni minuto ci sono 973.000 persone che usano Facebook. In media, ognuno di noi ogni giorno passa tre ore a consumare contenuti sul mobile e il 60% delle persone controlla il proprio telefono almeno 50 volte al giorno, che ci crediate o meno. Ogni mese 2,3 miliardi di persone vanno su Facebook e 1,5 miliardi su WhatsApp”.

Questo è ovviamente un enorme potenziale anche dal punto di vista comunicativo, soprattutto dopo l'introduzione della nuova normativa riguardante la pubblicità del settore pharma sui social network. “In Italia, il 77% degli adulti possiede uno smartphone, l'84% di questi lo consulta durante le pause pubblicitarie di quello che guarda in TV e il 28% dichiara di esserne stato influenzato nella scelta dei farmaci da banco”, ha concluso Colombo.

Questo scenario stimola la capacità inventiva dei CEO, ai quali PwC ha dedicato la sua 22esima survey. Il campione di 1.378 CEO intervistati ha dichiarato di avere meno fiducia (rispetto allo scorso anno) rispetto alla crescita dell'economia globale, ma il livello di ottimismo sale tra i manager del settore pharma

Quali sono le paure dei decision makers? Le principali sono legate all'eccesso e all'incertezza delle regole, alla scarsa disponibilità di competenze sul mercato e ai conflitti commerciali internazionali, che si stanno traducendo nell'applicazione di dazi. Rispetto al passato scompare la paura del terrorismo, mentre permane quella del populismo.

Rispetto alle leve che i CEO ritengono in grado di produrre sviluppo, spiccano il lancio di nuovi prodotti, la crescita organica e l'efficacia operativa, mentre USA, Cina e Germania si confermano come i mercati più attraenti.

Tra i punti critici, i CEO indicano “gap importanti rispetto alla disponibilità di dati a supporto delle decisioni” e oltre il 60% degli intervistati afferma di fare fatica a trovare nuovi talenti, sia per l'effettiva carenza di competenze sul mercato, sia per i rapidi cambiamenti nelle skill richieste dal settore. 

La velocità con la quale il settore pharma evolve è stata descritta anche da Vincenzo Salvatore, team leader del Focus Team Healthcare e Life Sciences di BonelliErede, che ha dichiarato ai microfoni di Affaritaliani.it: “Il settore vive in una tensione costante, determinata da un quadro giuridico ipertrofico e spesso malcoordinato sui diversi livelli. Vi sono criticità che riguardano la necessità di abbattere il prezzo di farmaci innovativi e di rimunerare la ricerca e lo sviluppo. Stiamo sperimentando nuove soluzioni, in quanto avvertiamo la necessità di coinvolgere e sensibilizzare maggiormente i pazienti rispetto a nuove ricerche che stanno portando sul mercato farmaci ampiamente rivoluzionari”.

“A livello europeo, si conferma il trend che vede uno spostamento dalle direttive ai regolamenti e questo è positivo: se le direttive lasciano più spazio alle declinazioni nazionali, i regolamenti sono uguali per tutti e quindi rendono le cose più semplici”.

“Va inoltre segnalato che la proposta 2018/18” - ha proseguito Salvatore - “introduce meccanismi di consultazione che pur essendo non vincolanti trasferiscono a livello sovranazionale la valutazione rispetto all'efficacia dei costi. Questo però difficilmente arriverà a compimento, perché la legislatura volge al termine e in caso le prossime elezioni dessero luogo a una maggioranza di segno politico diverso, questa potrebbe scegliere di ricominciare da capo con l'analisi del tema, come peraltro solitamente accade”.

“Un'ulteriore tendenza riguarda il maggior coinvolgimento dei pazienti, che peraltro è in discussione da almeno un decennio, ed ovviamente bisogna tenere conto anche della Brexit. Nonostante la mancata approvazione degli accordi, che potrebbe portare alla cosiddetta 'hard Brexit', credo che per il settore pharma non succederà niente di traumatico... o quasi. Questo perché ci si è mossi per tempo e l'autorità regolatoria inglese continuerà a riconoscere le scelte dell'EMA per un periodo di transizione. Quello che è certo è che l'expertise degli inglesi ci mancherà molto, perché hanno sempre inviato alle autorità europee delle professionalità di elevatissimo livello”.

Infine, Salvatore ha preso in esame il delicato tema della sostenibilità economica: “Il sistema del payback può essere corretto, ma a mio avviso non può essere sostituito. Non credo che si possa uscire dall'approccio legato al tetto di spesa. Si possono ridurre i costi di ricerca & sviluppo, anche se non è semplice farlo”.

Se questo è il quadro congiunturale, quali saranno le conseguenti scelte dei top manager delle principali aziende del settore pharma?

Stefano Di Marzio, Direttore di AboutPharma and Medical Devices, ha moderato il dibattito che ha coinvolto importanti protagonisti del settore come Rita Cataldo, Presidente e Amministratore Delegato di Takeda Italia, Monica Poggio, Amministratore Delegato di Bayer Italia, Maurizio De Cicco, Presidente e Amministratore Delegato di Roche Italia, Raffaello Innocenti, Direttore Generale di Chiesi Italia, Michele Perrino, Presidente e Amministratore Delegato di Medtronic Italia e Paolo Zambonardi, Amministratore Delegato di Italfarmaco.

Affaritaliani.it si è confrontata con questi top manager per un esame approfondito della situazione.

Rita Cataldo, Presidente e Amministratore Delegato di Takeda Italia, ha puntualizzato la necessità, per le aziende, di investire in nuovi talenti: "Al giorno d'oggi, assistiamo a una profonda trasformazione del mondo farmaceutico, da cui deriva l'esigenza di effettuare una profonda analisi delle competenze. Le aziende farmaceutiche devono necessariamente rivoluzionare e ampliare la pipeline di talenti, da sviluppare internamente o da ricercare fuori dai mercati tradizionali, per poter essere competitivi nei modelli del futuro, al passo con la digitalizzazione e con i nuovi player che si affacciano sul mercato".

Monica Poggio, Amministratore Delegato di Bayer Italia, ha ripercorso il processo di digitalizzazione che ha investito il settore farmaceutico: "La trasformazione del settore delle Life Sciences, in cui Bayer opera, offre sfide e opportunità da cogliere per rinnovare e rendere più all'avanguardia le operazioni delle case farmaceutiche e l'intero ecosistema in cui si collocano. Bayer ha accettato tale sfida, avviando un processo di digitalizzazione innovativo e performante: un esempio è la creazione dell'applicazione MedVoice, un sistema di interazione diretta tra il medico e il nostro dipartimento medico medico, che consente di accedere ad informazioni e aggiornamenti in modo puntuale e veloce. Un altro servizio innovativo è Second Opinion, che permette ai pazienti di avere consulenza diretta e sostegno online da centri di eccellenza specializzati".

Michele Perrino, Presidente e Amministratore Delegato di Medtronic Italia, ha commentato l'esigenza di intraprendere percorsi sostenibili anche in ambito farmaceutico: "Viviamo un momento di trasformazione epocale per il nostro settore, in cui coincidono due grandi trend: da una parte, una maggiore complessità del mercato, dovuta a una incertezza geopolitica che si estende in tutto il Globo e a una proceduralizzazione della burocrazia sempre maggiore, che rendono la capacità di competere delle aziende sempre più complessa e costosa. Dall'altra, assistiamo a un healthcare che riscopre un ruolo molto più ampio di quello di un semplice fornitore di farmaci. Un'azienda farmaceutica deve avere un'offerta sempre più olistica e deve saper ricoprire una molteplicità di ruoli, al passo con le esigenze di questo momento storico. L'aspetto fondamentale di tali cambiamenti riguarda l'esigenza di creare nuovi modelli di business che coniughino qualità e sostenibilità".

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    aboutfuture: leaders' talks 2019; healthcare: top manager; monica poggiobayer; chiesi; takeda; roche; medtronic; italfarmaco




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