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Medicina
Obesità, il finerenone attiva il grasso bruno e migliora il profilo metabolico

Si conclude oggi il meeting annuale dell’ESAC (European Section on Aldosterone Council), che per la prima volta si tiene in Italia. Al centro degli interventi di oltre 80 esperti di livello internazionale, le nuove possibilità terapeutiche nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari e metaboliche. In particolare le sei sessioni di lavoro prevedono un confronto ampio sui risultati degli ultimi studi preclinici e clinici sul blocco farmacologico dell’azione dell’aldosterone - ormone prodotto dalle ghiandole surrenali che può favorire lo sviluppo di complicanze cardiovascolari e metaboliche, e che può determinare lo sviluppo di ipertensione e resistenza insulinica. Il gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Massimiliano Caprio, tra i primi ad aver caratterizzato gli effetti dell’aldosterone sul tessuto adiposo, ha presentato i dati di un nuovo studio preclinico innovativo sul finerenone, un antagonista di nuova generazione dell’aldosterone. Il lavoro dei ricercatori è approdato a un risultato importante, da considerare per la prevenzione e il trattamento dell’obesità. Patologia epidemica divenuta una vera e propria emergenza nazionale a livello sanitario, politico, clinico e sociale. In Italia è sovrappeso oltre il 36% della popolazione, obeso il 10%, diabetico il 5,5% e oltre il 66,4% delle persone con diabete di tipo 2 è anche sovrappeso o obeso (dati dell’Italian obesity network e dell’Associazione italiane dietetica e nutrizione clinica). L’elemento innovativo consiste “nella dimostrazione di un significativo miglioramento del profilo metabolico – spiega Vincenzo Marzolla, ricercatore dell’IRCCS San Raffaele Roma e primo firmatario dello studio - e nella caratterizzazione del meccanismo di azione del finerenone sull’attività del tessuto adiposo bruno. Il grasso bruno viene attivato in modo specifico dall’azione del farmaco (studio effettuato sul modello animale) determinando un miglioramento della tolleranza ai carboidrati e del profilo metabolico. Quindi contrasta lo sviluppo dell’obesità indotta da dieta e riduce il rischio di sviluppare il diabete tipo 2”.

Da un altro studio preclinico sugli animali, presentato da Marie Pierrone – Deperrois, è emerso che lo stesso antagonista dell’aldosterone agisce positivamente sulla funzione cardiovascolare nelle femmine in fase post – menopausa con sindrome metabolica.

Il meeting annuale dell’ESAC è stato organizzato in collaborazione anche con l’Univasità telematica San Raffaele Roma. Il programma, suddiviso in sei sessioni di studio, è stato introdotto da Andrea Lenzi, Presidente del - Comitato nazionale di biosicurezza, biotecnologie e scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente del Comitato nazionale dei garanti per la ricerca del MIUR. Partecipano tra gli altri endocrinologi di fama internazionale, come Frederic Jaisser del Cordeliers Research Center, Eleanor Davies dell’ University of Glasgow e Maria Christina Zennaro dell’Hôpital Européen Georges Pompidou.

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