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Medicina
Parkinson, pesticidi e inquinamento possibili cause della malattia. Lo studio

Parkinson, pesticidi e inquinamento tra le cause scatenanti della malattia? Lo studio

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, a progressione lenta, che colpisce il sistema nervoso centrale, più in particolare i neuroni dopaminergici – che producono dopamina, ed è caratterizzata da disordini del movimento: tremore a riposo, rigidità, lentezza e diminuzione dei movimenti, fino ad arrivare all’instabilità della postura e dell’andatura. L’età media di insorgenza della malattia è intorno ai 57 anni, ma è particolarmente diffusa tra gli anziani, infatti colpisce il 10% delle persone sopra gli 80 anni. In Italia sono circa 300mila le persone colpite dal Parkinson, per lo più maschi, ma pare che il numero sia destinato ad aumentare, colpendo un numero crescente di persone ancora in età lavorativa. I sintomi neurologici sono molto subdoli e silenti e non si manifestano finché non si è verificato un danno al 60-70% delle cellule nervose interessate. Il possibile responsabile di questa terribile malattia potrebbe essere l’inquinamento.

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Parkinson e industrializzazione

Come riposta il sito wisesociety.it, un numero crescente di studi clinici dimostra quello che in realtà già ipotizzò il medico inglese James Parkinson, che fu il primo nel 1817 a descrivere in maniera piuttosto precisa la malattia, tanto da dargli anche il nome, e che mise in evidenza la concausa tra l’insorgenza della malattia ed il fenomeno dell’inquinamento, in aumento esponenziale durante la Rivoluzione Industriale.
Recenti studi – dicevamo – suggeriscono l’esattezza di questa intuizione: pare ormai assodato, infatti, che ci sia un legame tra l’insorgenza del morbo di Parkinson e la cattiva qualità dell’aria, alla cui esposizione è associato un rischio molto più elevato di sviluppare la malattia. Cattiva qualità dell’aria dovuta a emissioni di idrocarburi e a solventi usati nelle industrie, ma anche a pesticidi ed erbicidi.

Parkinson, il legame con l’inquinamento atmosferico

Uno studio del Barrow Neurological Institute, in Arizona, pubblicato a novembre scorso sulla rivista medica statunitense Neurology ha rilevato un forte legame tra inquinamento atmosferico ed il morbo. In particolare i ricercatori hanno studiato la relazione geografica tra il Parkinson e inquinamento dell’aria: le persone che vivono in regioni con livelli alti di inquinamento atmosferico hanno un rischio superiore del 56% di sviluppare la malattia, rispetto a chi vive in regioni con livelli più bassi.

I ricercatori sono stati in grado di confermare per la prima volta una forte correlazione tra la malattia e le polveri sottili negli Stati Uniti, lavorando su un campione di quasi 22 milioni di individui di cui quasi 90 mila hanno avuto una diagnosi nel 2009: in particolare risultano più a rischio le persone che vivono in aree con un livello alto di inquinamento da PM2,5, ovvero le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 millesimi di millimetro, derivanti da tutti i tipi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto e moto, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti altri processi industriali.

È stata inoltre identificata la relazione tra esposizione precedente di una persona alle polveri sottili ed il suo rischio successivo di sviluppare la malattia, al netto degli altri fattori di rischio, come età, sesso, etnia, fumo, basso accesso a cure mediche.

Parkinson, il legame con l’uso di pesticidi

È ormai da anni che si parla di una correlazione tra esposizione a pesticidi e insorgenza del Parkinson ma non si sapeva bene quali fossero in particolare. È stato un team di ricerca coordinato dalla University of California di Los Angeles ad identificare 10 pesticidi che danneggiano i neuroni dopaminergici, la cui morte, come abbiamo già accennato, causa la malattia.

Dallo studio, pubblicato a maggio 2023 su Nature Communications, è emerso che si tratta di quattro insetticidi (dicofol, endosulfan, naled, propargite), tre erbicidi (diquat, endothall, trifluralin) e tre fungicidi (solfato di rame, basico e pentaidrato, e folpet), sostanze tuttora in uso negli Stati Uniti. Lo studio è partito dalla storia di decenni di esposizione a 288 pesticidi tra pazienti affetti dal Parkinson, che avevano partecipato a studi precedenti. Questo ha permesso ai ricercatori di determinare gli effetti dell’esposizione a lungo termine, identificando 53 sostanze che sono state testate singolarmente per valutarne la tossicità verso i neuroni dopaminergici, da cui sono state poi scremate le dieci di cui sopra.





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