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Medicina
Prevenire l’Alzheimer: tra 10 anni sarà possibile. Passi avanti della scienza

Alzheimer: tra 10 anni si potrà prevenire l'Alzheimer grazie ai passi avanti nella scienza

 

Prevenire l’Alzheimer si può, ma tra 10 anni! Ne è convinto Joseph Jebelli, neuro scienziato e autore di “In Pursuit of Memory: The Fight Against Alzheimer’s”, come riporta il New York Post. Jebelli prevede che ci sarà un farmaco per prevenire l’Alzheimer nei prossimi 10-20 anni.

L’idea è di far regredire la malattia sviluppando un farmaco che può essere somministrato anni prima che inizino a manifestarsi i sintomi. Per prevenire l’Alzheimer i ricercatori potrebbero utilizzare i biomarcatori - alcuni segni della malattia visibili nel fluido spinale e nel sangue - per determinare chi può avere bisogno di un trattamento precoce.

Ritardare l'inizio della malattia avrebbe un impatto enorme sul numero di casi. Secondo uno studio del 2007 realizzato  dall’Università Johns Hopkins, Jebelli dice: “Se il morbo dell’Alzheimer potesse essere ritardato per un solo anno, ci sarebbero 9 milioni di persone in meno con la malattia entro il 2050.”

Una migliore comprensione della malattia significa una comprensione crescente di come trattarla. Dice Jebelli a tal proposito “I trial farmacologici finora sono stati davvero disastrosi,  probabilmente perché i farmaci sono stati somministrati ai pazienti quando i loro sintomi erano già troppo avanzati. Ma questi fallimenti hanno dato agli scienziati una migliore comprensione di come si evolve la malattia  e li ha costretti a sviluppare metodi per poterla prevenire”

I ricercatori sono anche alla ricerca di metodi per invertire i sintomi del Parkinson che si sono già manifestati.

"I medici stanno facendo cose stupefacenti con le cellule staminali umane", spiega Jebelli, tra cui la riprogrammazione in cellule cerebrali che vengono poi impiantate nei cervelli dei pazienti di Alzheimer.

Dato il potenziale delle cellule staminali e dei farmaci che potrebbero impedire alla malattia di svilupparsi, Jebelli è abbastanza ottimista sul futuro della prevenzione dell’Alzheimer e del suo trattamento. Dice: "Siamo all'inizio della fine"

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