Autismo, nuove tecnologie per la comunicazione. Un workshop alla Federico II
Il ricorso alla comunicazione funzionale e ai nuovi strumenti per aumentare le competenze sociali e ridurre i comportamenti del problema nelle persone con Dsa.
Il disturbo della comunicazione sociale rappresenta una delle caratteristiche peculiari del Disturbo dello Spettro Autistico (Dsa) oltre a essere un tema clinico che richiede la maggiore attenzione nel trattamento da parte di psicologi, logopedisti e tutto il personale deputato alla riabilitazione. La ricerca scientifica in psicologia comportamentale, inoltre, ha dimostrato come l’insegnamento alla comunicazione funzionale sia una strategia efficace per aumentare le competenze sociali e ridurre i comportamenti del problema nelle persone con DSA. Tuttavia, le peculiarità dell’autismo rendono spesso indispensabili il ricorso a strategie di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (Caa) per poter compensare o sostituire l’assenza di linguaggio parlato.
In questo ambito il Nac-Laboratorio di Intelligenza Artificiale della Federico II, diretto da Orazio Miglino (nella foto), docente di Psicologia dello sviluppo presso l'ateneo federiciano, svolge da anni un'attività di ricerca che ha portato alla realizzazione di numerosi prototipi e soluzioni tecnologiche in grado di imitare, simulare o riprodurre i processi cognitivi dei sistemi. Promosso dal Nac e dalla Federico II, è in programma domani 14 giugno presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’ateneo Federiciano, un workshop sugli strumenti di Caa aided hi-tech, spesso conosciuti come Sgd (Speech Generatinng Devices), e frequentemente applicati nel trattamento dell’autismo considerando, in più, che la ricerca scientifica è orientata anche alla costruzione di software dotati di sistemi tutoring artificiali che, basati su peculiari modelli di insegnamento/apprendimento, sono in grado di orientare gli utenti nell’acquisizione di competenze specifiche. “Puntiamo a rivitalizzare per mezzo di tecnologie invisibili e non invasive- spiega Miglino, direttore del Nac- i principi dell’attivismo montessoriano della prima metà del Novecento. Apprendere, infatti, non è solo una questione che riguarda il cervello ma tutto il corpo. Le neuroscienze hanno confermato i principi metodologici della tradizione pedagogica italiana secondo cui tutto quel che ha a che fare con la sfera psico-educativa è fortemente legato alla nostra capacità di fare e manipolare cose e oggetti. Con la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale abbiamo a che fare con oggetti intelligenti, la nostra sfida è adeguare i processi di insegnamento e apprendimento a questa nuova realtà tecnologica. Il programma proposto - continua Miglino- traccia un excursus storico in cui si proverà a delineare i punti di forza e di debolezza di queste tecnologie, lo scenario legislativo attuale con riferimento alle procedure per offrire tali dispositivi ai pazienti, e lo stato dell’arte della ricerca scientifica in termini innovazione tecnologica”. Nel corso del workshop saranno approfondite anche le caratteristiche della comunicazione nell’ambito dello spettro autistico, le strategie e gli strumenti utili a supportare e ampliare le competenze espressive, recettive e pragmatiche a sostegno delle abilità adattive.
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