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Milano
A Milano è lo Starbucks day: apre il primo negozio italiano

Milano: apre il primo Starbucks in Italia

Un palazzo storico che torna a vivere in tutta la sua eleganza ma con un nuovo ruolo. Starbucks apre oggi a Milano, portando il suo marchio globale per la prima volta in Italia, patria dell'Espresso in cui tenterà di far attecchire il suo modo di fare e intendere il caffè. La location è l'ex palazzo della Posta di piazza Cordusio: legno, ottone, rame, marmi di carrara. L'evento è di quelli attesi, annunciato da più di un anno, preceduto dalle palme in piazza del Duomo, criticate, persino bruciate, ma alla fine diventate parte del paesaggio urbano milanese.

Howard Schultz, patrono di Starbucks, crede fortemente nel progetto, ma ha deciso di entrare in punta di piedi, nel rispetto della tradizione italiana: “Non vogliamo insegnare agli italiani a fare il caffè - aveva detto nei giorni in cui le polemiche e i dubbi sull'operazione fioccavano - siamo qui con umiltà e sappiamo bene che dobbiamo tributare il massimo rispetto al caffè italiano".

Caffè italiano che trova il suo spazio all'interno dei 2.300 metri quadri della Starbucks Reserve Roastery con una miscela speciale pensata appositamente per i nostri gusti. Poi ci sarà un'altra eccellenza alimentare lombarda, quella della gastronomia e del forno di Princi, mentre intorno la tostatura e la torrefazione dei chicchi prosegue perfettamente visibile agli occhi dei clienti. Non un semplice bar dunque, non solo americano e wifi, allo Starbucks milanese si potrà apprezzare la preparazione del caffè e degustarne di 6 tipi diversi, compreso il pregiatissimo Hawai Kau, sempre primo nelle competizioni mondiali (39 euro per 100 grammi).

Un espresso costerà 1,80 euro, la degustazione di 3 miscele 14 euro, poi ci saranno cocktail a base di caffè che arriveranno fino ai 20 euro. Prezzi tutt'altro che popolari per la prima volta di Starbucks nel Paese e nella città in cui tutto è iniziato: “Era il 1983, quando a 30 anni venni a Milano – ha raccontato Schultz - Camminavo per le vie della città e sono stato sedotto dal profumo che si sprigionava dai bar e dal senso di comunità che c'era attorno. Così' sono tornato in America con questa idea- Da allora ho sempre sperato di portare la nostra interpretazione del caffè nella città in cui ho assaggiato la prima tazzina". Ora ce l'ha fatta, forse. Agli italiani l'ardua sentenza.

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