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Milano
Al via il festival PianoSofia 23023: Mozart bipolare tra musica e filosofia
PianoSofia

Al via il festival PianoSofia 23023: Mozart bipolare tra musica e filosofia

Con una breve ma densa conversazione tra la filosofa Florinda Cambria e il pianista Luca Ciammarughi, sul dualismo, anzi sul bipolarismo tra luci e tenebre, di Wolfgang Amadeus Mozart, si è aperta sabato a Milano la quarta edizione di PianoSofia, il festival dedicato alle relazioni tra musica e pensiero, sia filosofico sia psicanalitico, creato e diretto da Silvia Lomazzi e dallo stresso Ciammarughi.

La conversazione iniziale è partita dal superamento della visione ottocentesca di Mozart, centrata sul “divin fanciullo” tutto luce e gioia, per arrivare alla percezione attuale del musicista diventato uomo ribellandosi al padre e alla matrigna Salisburgo. Oggi, ha detto Cambria, l'ascolto di Mozart ci porta a riflettere sulla “sublime dualità della sua musica e sulla consapevolezza quieta della finitudine che ne è la cifra più profonda”.

Poi Luca Ciammarughi al pianoforte e i solisti di Milano Classica (Gabriele Schiavi e Jody Livo violini, Claudia Brancaccio viola, Fabio Mureddu violoncello, Massimo Clavenna contrabbasso) hanno eseguito le trascrizioni per piccolo ensemble di due celebri concerti per pianoforte e orchestra: il K 456 e il K 491. Solare il primo, oscurato da ombre il secondo, a conferma della bipolarità mozartiana oggetto della serata. Esecuzione elegante che ha toccato il suo culmine nel secondo movimento del K 491, meraviglioso larghetto che inizia garbato e poi si increspa sempre di più fino a toccare forti contrasti drammatici.

Il concerto K 491 forse il "più perfetto, il più compiuto, nobile ed elevato" di Mozart"

Secondo Giacomo Manzoni, autore dell'ancor oggi imprescindibile ”Guida all'ascolto della musica sinfonica” (Feltrinelli 1967, ripubblicato nel 2014), “tra i concerti pianistici di Mozart, è questo forse il più perfetto, il più compiuto, nobile ed elevato”. Certo, una trascrizione per quintetto d'archi priva l'ascoltatore del timbro e dei colori della originale partitura comprendente la sezione fiati (flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni; e in più 2 clarinetti, 2 trombe e timpani nel K 491), oltre allo spessore di una trentina di archi, ma la rielaborazione di Franz Lachner del 1881 riesce a mantenere - anche nella trasposizione in bianco e nero - il movimento costante di luci e ombre delle due composizioni.

Al termine Ciammarughi ha eseguito come bis una Gavotta e variazioni di Jean Philippe Rameau. Il musicista milanese non è solo un pianista elegante, sensibile e tecnicamente dotato: è anche un eccellente divulgatore, sia con la penna (articoli e libri) sia con la voce (rubriche radiofoniche), che pensiamo funzionerebbe benissimo anche in formati televisivi dedicati alla musica classica per tutti.

Suggestiva la location: la Fonderia Napoleonica Eugenia, un contesto di archeologia industriale in piena città (quartiere Isola), utilizzata da alcuni anni come location per mostre, presentazioni e manifestazioni culturali.

Il festival, dopo il secondo concerto di domenica 1 ottobre, prosegue fino al 15 ottobre. Per chi volesse saperne di più: www.pianosofia.it.

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