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Aler risponde, filo diretto con il presidente
La povertà non è invisibile. Aler la conosce. Le misure di sostegno alla morosità incolpevole
Bambini in un cortile interno del quartiere Calvairate (1930)

Buongiorno Presidente.

Forse le famiglie come la mia sono diventate invisibili. Sono una mamma sola, lavoro part-time in un discount, ma non completamente in regola. Vivo in una casa Aler al Giambellino. Il mio reddito lordo, 6mila euro/anno, è al di sotto della soglia di povertà. Sono italiana. Sono diplomata. Mi considero una persona per bene. Ho un figlio di nove anni che il padre non lo ha mai conosciuto. Cerco di non fargli mancare l’essenziale, l’educazione e la moralità, ma non è facile quando non sai se mangerai domani. Sto crescendo un povero fra i poveri, che prima o poi si renderà conto di essere diverso. E non so quel giorno come potrò spiegarglielo, come reagirà, cosa ne sarà di lui. Mi sento sola e senza speranze. Qualche giorno fa mi è capitato sotto gli occhi un giornale in cui si parlava invece di noi: “I malati di povertà al Giambellino”. Pare che i bambini che non possono permettersi un gelato siano un esercito. 20.000 solo a Milano, molto più di un milione in Italia. Voi enti, comuni, istituzioni, stato, non potete chiudere gli occhi. Loro esistono ed esistiamo noi, che non sappiamo più che fare.

Una mamma che lotta per la sopravvivenza.

LA RISPOSTA

Cara mamma,

Non so da dove cominciare. Le sue parole sono forti, e arrivano dritte al petto. Le devo rispondere con i fatti.

Ho letto anche io quell’articolo. L’ho conservato. Il Corriere della Sera, edizione Milano del 17 novembre scorso. Titolava proprio così “Milano, emergenza periferie: ventimila ragazzini in povertà assoluta”, e poi il focus sul Giambellino del 19 novembre, “Milano, voci dal Giambellino malato di povertà”.

Allarmanti le cifre, stime reali di Fondazione Cariplo che non fanno sconti: 9.433 nuclei familiari, 55.000 persone di cui 20.000 bambini solo a Milano vivono in condizioni di estremo disagio economico.

Concentrate nelle periferie e nei quartieri popolari, al Giambellino-Lorenteggio se ne contano a centinaia. E non sono solo immigrati. Sorprende la misura di italiani: famiglie monoparentali, piuttosto che bi-genitoriali ma con molti figli, e coppie con due bambini. La povertà non ha regole, non colpisce selettivamente, è tangibile, perché porta a dover negare ai propri figli anche le cose più semplici: una corsa sul tram, una visita al museo. E rischia di divorare la dignità delle persone oneste e per bene come lei.

Purtroppo le politiche sull’assistenza del governo centrale non hanno portato a risultati positivi. Dopo il referendum per una maggiore autonomia, il Presidente di Regione Lombardia, Maroni, ha avanzato una lunga serie di richieste ai vari Ministeri centrali per ottenere più risorse da destinare anche alle situazioni di povertà sociale, come da Lei denunciata.

I lettori conoscono bene l’annoso problema di Aler e cioè la mancanza di finanziamenti strutturali per affrontare le emergenze delle fragilità sociali, purtroppo sempre di più in aumento. Come già mi è capitato di sottolineare più volte su questa rubrica, ci autososteniamo con gli introiti da canone: la morosità è altissima e unitamente alla piaga dell’abusivismo, rappresenta un gravoso ostacolo per il raggiungimento di un accettabile livello di efficienza.

 Il 20 maggio del 2015, Aler Milano per affrontare in maniera decisa questa caduta delle entrate ordinarie pari a circa 50 milioni di euro all’anno, firmava con le Organizzazioni Sindacali dell’utenza un “Accordo per il recupero morosità”, il cui contenuto è stato comunicato a tutta l’utenza.

L’Accordo prevede azioni distinte sulla base del riconoscimento di una morosità colpevole o incolpevole, la prima da combattere senza sosta, fino allo sfratto, la seconda da tutelare.

La nostra filosofia è: INTRANSIGENTI CON I FURBI – COMPRENSIVI CON I VERI POVERI.

Solo nel quartiere Giambellino Lorenteggio in cui lei vive e per il quale è in corso un enorme progetto di riqualificazione, le case Aler ospitano 1.961 famiglie. Di queste n. 804   non sono in regola con i pagamenti, la morosità complessiva al 30 ottobre 2017 è pari a 11 milioni e settecentomila euro.

In virtù dell’accordo morosità, tuteliamo le famiglie in “area protezione”, ossia con un reddito ISEE che non superi i 9.822 euro l’anno.

L’Accordo prevede azioni distinte sulla base del riconoscimento di una morosità colpevole o incolpevole.

È stata istituita una Commissione composta da figure professionali qualificate in rappresentanza dell’Aler e delle Organizzazioni Sindacali degli inquilini che, sulla base dell’anagrafe utenza, valuta biennalmente ogni singolo caso di incapacità di pagamento totale o parziale, corrente e/o pregressa del canone, sulla base di schede redatte anche con l’acquisizione di relazioni acquisite dai competenti Servizi Sociali dei Comuni.

Oltre all’aspetto economico, i criteri di valutazione comprendono l’esistenza di particolari condizioni che compromettono l’equilibrio familiare e la produzione di reddito, come per esempio malattie invalidanti, menomazioni, età (minori e anziani), licenziamenti, cambio lavoro con riduzione mansioni, dipendenze, detenzione, lutti, separazioni, ecc.

Un nostro Funzionario, preposto alla verifica delle dichiarazioni espresse in sede di anagrafe tributaria e delle condizioni di indigenza, effettua un sopralluogo presso il domicilio del richiedente per certificare con maggiore oculatezza anche le condizioni abitative. Le misure di tutela riguardano essenzialmente una maggiore flessibilità nei pagamenti ed il rinvio dello sfratto.

Ci rendiamo conto che queste misure non sono sufficienti e risolutive, tuttavia lo sforzo di Aler Milano ha evitato in questi ultimi mesi una serie di sfratti di famiglie povere.

Per una soluzione organica abbiamo richiesto allo Stato ed ai Comuni di essere esentati da una ingiusta fiscalità (Imu e imposte varie) che tratta le Case Popolari come gli immobili del mercato privato!

Queste risorse potrebbero essere utilizzate efficacemente per dare risposte ai problemi come quelli da Lei segnalati.

Un caro saluto.

 

Angelo Sala

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