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Milano
Atm non sbarca in Argentina. Poco estero ma tantissima Milano. E Trenord...
Atm

di Fabio Massa

I consulenti di McKinsey hanno consegnato il loro progetto preliminare, che adesso sarà vagliato dai vertici di Atm. Ora inizia il tempo dell'affinamento, e delle decisioni finali. Ma quel che è certo è che il piano industriale - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it Milano - inizia davvero a prendere corpo. I principi di base sono a loro modo rivoluzionari: evoluzione tecnologica, full electric, smaterializzazione completa dei biglietti. L'estero? Solo se è estremamente conveniente. Rimane dunque Copenhagen, dove Atm ha vinto il rinnovo della gara. Ma non ci sarà nessuno sbarco in Argentina. Il Paese sudamericano aveva indetto una gara internazionale per la gestione della metropolitana di Buenos Aires, ma le incognite sono troppe: enormi problemi sindacali, pagamento in pesos, livelli di redditività bassi. Addirittura ad alcuni dirigenti che erano andati a compiere una ricognizione sullo stato dei materiali nei depositi sarebbe stato impedito l'accesso da un picchetto dei lavoratori. Insomma, niente argentina nel futuro di Atm. Ma l'estero non è escluso a priori. Il primo cittadino Beppe Sala pare concordi sul concentrare il core business su Milano, ma senza farsi sfuggire occasioni (come infaustamente successo nel passato con l'uscita da Riad: un contratto con Ansaldo da 6 miliardi di dollari).

Una delle parti più complicate per l'azienda che fa muovere Milano è indubbiamente quella legata alla gara che dovrà essere indetta, e che tanto aveva agitato sindacati e politica, nei mesi scorsi. Con il nuovo codice degli appalti la parte qualitativa varrà per il 70 per cento del punteggio: strategico dunque - come indicato nel piano industriale - puntare sull'evoluzione tecnologica e sul miglioramento del servizio. Rimane tuttavia un'incognita importante soprattutto il tema delle possibili alleanze per reagire ad eventuali minacce esterne. Di certo viene a cessare quella di Ferrovie dello Stato (se mai ci fosse stata), che dopo l'addio di Mazzoncini per mano del nuovo governo giallo verde, pare sia assolutamente meno interessata sia all'estero che all'investimento sul TPL (trasporti pubblico locale) in Italia. Ecco quindi che potrebbe tornare in auge il tema di un rapporto industriale più stretto con Trenord, che sta vivendo fasi convulse, tra la decisione della Regione di scindersi da Ferrovie dello Stato e la contrarietà del governo su questa scissione. Di certo, si aprono grandi prospettive sulle quali la politica locale dovrebbe ragionare a dovere.

fabio.massa@affaritaliani.it

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