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Milano
Autonomia, Fontana: “Da governo impegno concreto"
Matteo Salvini e Attilio Fontana

Autonomia, passi avanti a Roma. Fontana: "Dal governo impegno concreto"

Il governo ha dato il calcio d'inizio al processo di autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. "Un ulteriore e importante passo avanti e una data certa: il 15 febbraio il Governo ci presenterà la sua proposta finale per raggiungere l'obiettivo dell'Autonomia. Valutiamo positivamente l'impegno dell'Esecutivo che anche oggi ha confermato come il percorso che porterà la Lombardia a centrare l'obiettivo dell'Autonomia prosegua spedito". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, commentando le decisioni del Consiglio dei Ministri. "Il premier Conte, il vice premier Salvini e il ministro Stefani, nelle loro dichiarazioni di oggi - ha concluso Fontana - hanno confermato che la nostra richiesta, figlia della volontà popolare, sancita con l'esito di un referendum democratico, sarà presto realtà".

Al termine del Consiglio dei ministri il premier Giuseppe Conte, ha detto: "È stato compiuto un passaggio importante dal punto di vista politico. Abbiamo avviato il percorso dell'autonomia in tre regioni: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna". “Abbiamo delineato un percorso. Verso metà gennaio completeremo l'istruttoria sulle varie materie – ha proseguito - Ci sarà poi una fase finale nella quale ci saranno le valutazioni sul piano tecnico-giuridico ma anche politico", ha sottolineato. Il 15 febbraio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontrerà "i presidenti delle regioni interessate". Per Conte “è un impegno assunto dal governo. I cittadini delle regioni interessate si sono espressi anche in un referendum ma faremo in modo che non ci sia un arricchimento delle regioni del Nord e un impoverimento delle regioni del Sud. Io sono un garante della coesione nazionale. Occorrerà valutare gli impatti tecnici, vogliamo realizzare un progetto previsto all'interno della Costituzione. Non stiamo compromettendo l'architettura costituzionale", ha concluso il presidente del Consiglio.

Contraria, invece la Cgil: “Questa sarà l’autonomia delle diseguaglianze – sostiene il sindacato in una nota – L'efficienza, il benessere, l’uguaglianza dei diritti fondamentali non possono essere beni limitati, e la risposta a problematiche comuni a tutto il Paese non può essere l’attribuzione di maggiore autonomia e maggiori risorse ad alcuni territori, lasciandone indietro altri. Non si può rompere il vincolo di solidarietà statuale né cancellare il principio perequativo, non può essere messa in discussione l’unitarietà della contrattazione nazionale”. In questo quadro per la Cgil “non si può concedere maggiore autonomia ad alcune Regioni senza prima aver adottato una legislazione nazionale che definisca leggi quadro sui principi fondamentali e garantisca, in tutti gli ambiti, i Livelli Essenziali delle Prestazioni, e i relativi fabbisogni standard connessi all’esigibilità della prestazione definita come essenziale”. “Non siamo contrari a un riconoscimento di maggiori forme di autonomia volto a realizzare un federalismo cooperativo e solidale. Siamo contrari - ribadisce in conclusione la Cgil - ad ogni ipotesi di autonomia differenziata che cristallizzarebbe o incrementerebbe esponenzialmente le diseguaglianze oggi esistenti, portando ad una inaccettabile disarticolazione territoriale dell’esigibilità dei diritti sociali con la creazione di venti sistemi differenti, realizzando, senza dirlo, la devolution già bocciata dai cittadini”

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