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Milano
Battisti, la difesa presenta ricorso contro la conferma dell'ergastolo

Battisti, la difesa presenta ricorso contro la conferma dell'ergastolo

La difesa di Cesare Battisti ha depositato un ricorso alla Corte di Cassazione per chiedere di annullare la sentenza con cui, il 22 maggio scorso, la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la pena definitiva dell'ergastolo per l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac), arrestato dopo 37 anni di latitanza. I giudici avevano respinto la richiesta di commutare la pena in 30 anni di reclusione sulla base degli accordi bilaterali tra Italia e Brasile, Paese in cui non e' previsto il carcere a vita, a differenza che in Bolivia dove Battisti si trovava al momento della cattura nel gennaio di quest'anno. Secondo i giudici di Milano, le autorita' boliviane "erano libere di espellere lo straniero illegalmente entrato nel loro territorio e di consegnarlo alle autorita' del Paese di origine. Se Battisti avesse voluto far rispettare tali accordi estradizionali non avrebbe dovuto allontanarsi volontariamente dal Brasile o non avrebbe dovuto opporsi alla conclusione della procedura estradizione con la sua consegna dall'Italia al Brasile". Al ricorso alla Suprema Corte, l'avvocato Davide Steccanella allega dei documenti che dimostrerebbero come invece "la procedura estradizionale con il Brasile risalente all'ottobre del 2017 si era conclusa e perfezionata" e che, dunque, l'Italia avrebbe dovuto rispettare le condizioni dell'accordo.

Questo e' il primo dei motivi portati dal legale per chiedere l'annullamento della decisione milanese, basato sulla disapplicazione del diritto dei trattati cosi' come sancito dalla Convenzione di Vienna. Il secondo motivo e' relativo all'"inosservanza" del Patto internazionale sui diritti civili delle Nazioni Unite. In particolare, all'ex terrorista pluriomicida non sarebbe stata garantita la possibilita' che spetta a chiunque sia privato della propria liberta' di ricorrere a un Tribunale che possa rilasciarlo se la cattura e' stata illegale. Una possibilita' che "e' stata negata in ragione della sua immediata consegna ad agenti della Polizia italiana" da parte delle autorita' boliviane. Infine, l'avvocato Steccanella contesta "la legittimita' della presa in consegna da parte dello Stato italiano per attuare l'esecuzione della pena". "A parere della difesa - si legge nel ricorso - un'espulsione illegittima equivale a una non espulsione e pertanto non puo' costituire valido titolo per la presa in consegna da parte dello Stato italiano". In questo senso, "le argomentazione svolte dalla Corte di merito paiono far prevalere l'atto di forza sulle legalita'".

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