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Milano
Berlusconi protagonista della politica milanese. Ora una strada per lui?

Berlusconi protagonista della politica milanese

Silvio Berlusconi si era inventato un'era, anche a Milano. Un dominio incontrastato andando a pescare un uomo che nessuno si aspettava, fuori dalle fila del partito che stava ancora costruendo pezzo dopo pezzo. Alcuni pensavano fosse di plastica, quel partito. E forse era vero: leggero e resistente come deve essere un veicolo agile, rapidissimo nelle curve. Perfettamente compatibile con una Milano che doveva affrontare le sfide dopo il deludente intermezzo di Marco Formentini, eletto a furor di popolo sull'onda di Mani Pulite. C'era tutto da ricostruire, tutto da rifare. E così è stato.

Tutti gli uomini e le donne di Berlusconi a Milano

Berlusconi pesca dal cilindro Gabriele Albertini. Uno che non piegò mai, ma che gli garantì non 10, ma 15 anni di dominio incontrastato sulla città. E - comunque - la formazione di una classe dirigente che a lunghissimo è stata protagonista non solo sotto la Madonnina ma poi anche a Roma. Era il tempo di Del Debbio, Casero, Scalpelli, Lupi. Moderati e riformisti di tutti i tipi, riuniti dal cattolicesimo al comunismo sotto le bandiere azzurre. Il coordinatore regionale era Mariastella Gelmini, giovanissima. E poi arrivò Guido Podestà, mentre in panchina si scaldava Mario Mantovani. Storie finite: Gelmini è in Azione, Podestà si è ritirato, Mantovani è uno dei potenti di Fratelli d'Italia. Dopo Albertini arrivò Moratti, sull'onda dei successi del sindaco precedente. Ma con lei non sbocciò mai l'amore. Negli ultimi tempi il partito che era di plastica, agilissimo, era diventato di ferro. Inamovibile, ossidato, pesante. Non spostava più nuovi voti, ma aveva ancora presa su una percentuale non indifferente della popolazione.

Addio Berlusconi: Milano non lo dimenticherà

Certo, le idee nuove non circolavano più. L'ultimo sussulto con Alessandro Sorte e Stefano Benigni, ma ormai era troppo tardi per il Cav, ammalato. E per Milano, persa da 15 anni. L'ultima volta che il centrodestra si era giocato la partita era con Stefano Parisi, il nuovo Albertini. Un ottimo candidato, che per un pelo non vinse contro Beppe Sala. Poi il nulla più assoluto, un partito sfaldato. Adesso Milano piangerà il Cavaliere. Lo piangeranno i milanisti e lo piangerà la politica. Non era più centrale, da molto tempo. Ma la storia non si dimentica, e adesso inizierà subito l'iter per Berlusconi al Famedio e probabilmente per l'intitolazione di una strada. Un nuovo modo per agitare la politica cittadina...

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