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Milano
Bus dirottato, Sy a processo: "Aveva accendino in mano e diede fuoco"
Foto: LaPresse

Bus dirottato, Sy a processo: "Aveva accendino in mano e diede fuoco"

"Lui insisteva: 'sposta l'auto o faccio esplodere il bus'. Nella mano sinistra aveva l'accendino, tipo un accendigas, nella destra il cellulare, avevo paura avesse un detonatore.". E' uno dei passaggi piu' drammatici della testimonianza resa davanti alla Corte d'Assise di Milano dal carabiniere Simone Zerbilli, appuntato scelto della stazione di Segrate, tra i primi a intervenire sulla statale Paullese per mettere in salvo i 51 bambini della scuola media 'Vailati' di Crema sequestrati da Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo scorso li prese in ostaggio sullo scuola - bus. Fu proprio la Renault Clio guidata da Zerbilli, assieme al collega Francesco Citarella, ad 'agganciare' il veicolo dopo la richiesta di soccorso da parte di alcuni studenti all'interno del bus.

"Il mio collega era quello in teoria abilitato a guidare l'auto, ma, vista la sua eta' molto giovane e la gravita' della situazione, mi misi io al volante - ricorda Zerbilli - Quando abbiamo raggiunto il mezzo all'altezza del ponte di Pantigliate, abbiamo provato in tutti i modi a rallentarlo assieme alle altre auto dei miei colleghi arrivate nel frattempo. Vedevo che dallo specchietto l'autista faceva dei gesti come a dire di spostarci, intanto dalla centrale operativa ci informavano che l'intenzione di Sy era andare sulle piste dell'aeroporto di Linate".

"Il bus zigzagava alla velocita' di 50 all'ora - prosegue il testimone, a cui uno dei legali di parte civile ha fatto i complimenti per la manovra, prima di formulare le domande nel controesame - io cercavo di 'fare l'elastico', a volte stavo molto vicino, a volte molto lontano. Lui piu' volte ha cercato di schiacciarci contro il jersey di cemento, ma senza riuscirci".

Tutto e' durato "una decina di minuti" fino al momento della svolta, la manovra che forse ha salvato la vita dei ragazzini, con la decisione di superare Sy e poi di mettere l'auto di traverso per bloccarne la corsa: "Quello era il momento che abbiamo deciso col collega per provare a fermarlo, dopo, col traffico congestionato, sarebbe stato molto piu' difficile. Il bus e' finito incastrato tra il jersey e la nostra auto. A quel punto siamo scesi dall'auto e io mi sono diretto verso il lato anteriore del bus. Sy aveva al suo fianco due bambini schiacciati contro il vetro del parabrezza e mi ha detto di spostare l'auto perche' altrimenti avrebbe fatto esplodere il bus. Ho cercato di prendere tempo per capire come terminare l'intervento, mentre lui continuava a ripetere 'lo faccio esplodere, lo faccio esplodere'. Allora ho sentito il rumore dei vetri infranti dai miei colleghi".

Subito dopo, Sy ha cercato di rimettere in moto il mezzo ma si e' bloccato di nuovo. In quel momento, il mezzo era gia' in fiamme, ma i bambini erano gia' stati fatti uscire. "La nostra preoccupazione in quel momento erano loro. Li abbiamo contati due - tre volte per essere sicuri che ci fossero tutti. Erano tutti molto spaventati, qualcuno piangeva. Per ultima, dopo i due professori, e' uscita la bidella che praticamente aveva perso i sensi, abbiamo dovuto trascinarla fuori". Infine, Zerbilli ha spiegato che e' stato "portato fuori e messo in sicurezza" l'autista. Il testimone ha affermato di avere sentito Sy pronunciare le parole: "L'ho fatto per i bambini del Mediterraneo'. L'imputato, presente in aula, e' accusato di strage, sequestro di persona aggravato dalla minore eta' delle vittime, incendio, resistenza e lesioni, tutti reati aggravati dalla finalita' di terrorismo.

Scuolabus: bidella, Sy ci disse 'non scenderete da qui' 

"All'inizio del viaggio Sy ci disse' vi faro' fare un bel viaggetto e non scenderete piu' da qui'". Il risvolto, finora inedito, sul sequestro dei bimbi a bordo dello scuolabus guidato da Sy, e' stato raccontato nell'aula del processo all'autista da Tiziana Magarini, la collaboratrice scolastica che venne costretta a legare i bambini e a spargere la benzina sul mezzo. Alla domanda del pm Luca Poniz su quale fosse l'atmosfera durante il sequestro, la donna, ultima a scendere dal bus, ha risposto: "Vedevamo solo la morte, vedevamo solo quella.. Poi, sono riuscita a trasmettergli un po' di tranquillita', spiegandogli che piu' sarebbero stato calmi piu' le cose sarebbero andate bene. In quel momento ero diventata la loro mamma".

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