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Milano
Elezioni regionali, Nadira vs Marian. "Ecco che cosa vogliamo dalla Regione"

di Fabio Massa

Nadira Haraigue è uno dei volti nuovi più interessanti delle prossime elezioni regionali. In Italia da 25 anni, vive a San Donato e lavora all'Eni. La sua storia personale è incredibile, e l'ha raccontata benissimo Massimo Gramellini QUI 

Ora, nel microcosmo della politica si parla di lei come pretendente al quinto posto utile nella sfida delle regionali. Prima di lei i big delle preferenze: Pietro Bussolati ("con il quale abbiamo fatto ticket", spiega), Fabio Pizzul, Carlo Borghetti, Carmela Rozza. E per il quinto posto competono in tanti: Fulgione, Bocci, e - appunto - Nadira Haraigue. "In effetti non me ne curo, di questa competizione interna. Io faccio la mia campagna e basta".

Una campagna che ha avuto origine in che modo?
A mia insaputa.

Candidata a sua insaputa?
Un po' sì. Perché il territorio mi ha proposta al partito prima ancora di dirmelo. E poi quando me l'hanno comunicato ho detto sì, e ho deciso di buttarmi in partita. Ho fatto una buona scelta perché parlo con tantissime persone. E questo mi fa piacere.

Il suo nome non porta i suoi interlocutori naturalmente a parlare con lei più che altro del tema dell'immigrazione.
Sì sì, ma io sono qui da 25 anni... Però è vero: spesso quando gli interlocutori mi parlano, tendono a partire dal tema dell'immigrazione e dell'Islam. Io lo capisco, ma vorrei anche dire che c'è di più. E infatti a poco a poco, inizio a parlare delle altre idee. Ne ho molte e in campi diversi.

Sente il peso della religione nella sua vicenda?
Sono atea. La mia storia personale e la storia della mia famiglia vede una multiculturalità che va oltre la religione. Non me ne occupo.

Torniamo ai temi di questa campagna.
Ne dico uno. Mi piacerebbe che le pubbliche amministrazioni e quindi soprattutto la Regione Lombardia facessero come alcune multinazionali americane, che hanno inserito nelle loro policy un discorso di valorizzazione per il mondo LGBT. In Lombardia c'è una questione di diritti molto aperta. Quando io vedo scritto Family Day sul Pirellone mi indigno, mi viene un colpo al cuore. Quando vedo unioni civili celebrate nei sottoscala dai sindaci di centrodestra mi viene da indignarmi.

C'è una sua ex compagna di strada del Pd, Marian Ismail, che dal Pd è arrivata alla lista Parisi e adesso sostiene Fontana. Anche lei parla di multiculturalità.
Pur non conoscendoci di persona, ci siamo parlate molto e scritte tanto. Ho per lei una profonda stima, e abbiamo posizioni anche comuni sull'Islam moderato. Ma se non ho condiviso il suo schierarsi con Parisi, una volta uscita dal Pd, la sua adesione successiva per Fontana per me è inconcepibile.

Perché?
Perché io non cederò mai un centimetro del mio corpo alla destra. Mai. Su questo sono estremamente intransigente.

fabio.massa@affaritaliani.it

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di Paola Bacchiddu


Si batte da una vita per un islam non politico, lontano dagli integralismi e dalla deriva fondamentalista. Maryan Ismail, 60 anni non ancora compiuti, antropologa italo-somala, è candidata nella lista di “Energia per la Lombardia” (il partito di Parisi), alle prossime regionali, nella coalizione di centro-destra. Una militanza sempre a sinistra, fin dagli anni giovanili a Bologna, Maryan è salita alle cronache per aver abbandonato il pd milanese, per la questione islam, dopo che Sumaya Abdel Qader è entrata in consiglio comunale nel 2016. Su Sumaya e sulla sua vicinanza ai Fratelli Musulmani si è molto polemizzato. Il fratello di Maryan, Yusuf Mohamed Ismail Bari-Bari, ambasciatore somalo all'Onu di Ginevra, fu ucciso da Al Qaida a Mogadiscio. Da allora la questione “islam politico”, per lei, è diventata ancora più importante, tanto da essersi spesa contro la costruzione della moschea a Milano, aggiudicata con un bando ai Fratelli Musulmani nella precedente amministrazione, ma poi bloccata. Il Ministro Minniti l’ha voluta come interlocutore di un islam “laico” nel Patto siglato tra Viminale e principali comunità islamiche. Col consigliere milanese popolare Matteo Forte è stata querelata dal partito democratico per il dossier in cui denunciava una vicinanza pericolosa del suo ex partito con l’islamismo politico. Querela poi archiviata dal pm.

Maryan, i suo ex compagni di partito, l’accusano di essere diventata di destra..
A parte che non c’è nulla di male a essere di destra, ma è come dire che Sumaya Abdel Qader è diventata cristiana: e ho detto tutto. (ride) Io sono una vecchia socialista, e lo rimarrò sempre.

Addirittura i suoi detrattori sostengono che lei si sia candidata nella coalizione di centro-destra, alle regionali, per “vendetta” dopo che il suo ex partito ha preferito Sumaya, in consiglio comunale a Milano.
Sciocchezze. La mia è una battaglia che perseguo da 8 anni. La questione moschea è determinante. Del resto, neppure il candidato pd alla guida della Lombardia Giorgio Gori è riuscito a farne costruire una a Curno di Bergamo: la comunità islamica stessa si è spaccata quando ha compreso da dove provenivano i fondi. Il problema rimane tutto, non bisogna voltarsi dall’altra parte.

L’immigrazione è al centro di questa campagna elettorale, spesso anche in maniera strumentale. Molti cavalcano elettoralmente la paura. Lei cosa propone per la regione Lombardia?
Innanzitutto bisogna capire che l’islam politico (wahabita e salafita) sta distruggendo al suo interno le comunità islamiche. Bisogna condividere i progetti con tutti gli interlocutori dell’islam, anche i più moderati e laici come quelli che rappresento io. La Lombardia è la regione che ha accolto più profughi in questi anni (il 14 per cento del totale, quasi 20 mila persone). Bisogna ridistribuire le quote in maniera equanime. Snellire le procedure per i richiedenti asilo, creare una rete virtuosa con i consolati. Non è possibile non conoscere l’identità di chi entra in Italia nel 2018. La stessa Unione Africana sta cercando di scoraggiare l’esodo. Il presidente nigeriano stesso dice che i suoi connazionali scappano per ragioni economiche. Dobbiamo aiutarlo a trattenerli.

A proposito di nigeriani, che ne pensa del caso di Pamela, la ragazza assassinata e poi fatta a pezzi a Macerata?
Non credo alla pista del rito voodo. Gli inquirenti faranno il loro lavoro e poi sapremo la verità. Ma non c'è nessuna questione etnica.

Il lavoro col Ministro Minniti proseguirà anche nella prossima legislatura?
Certo. Ci siamo battuti a lungo perché gli interlocutori del Viminale non fossero solo rappresentanti dell’Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche d'Italia), cioè vicini ai Fratelli Musulmani, ma anche quelli di un islam più moderato, cioè laico. Questo significa fondi trasparenti per le moschee (e non solo provenienti dal Qatar che finanzia il terrorismo), sermoni degli imam anche in lingua italiana, controllo stretto di ciò che accade nei luoghi di culto islamici, assolutamente legittimi.

Preferirebbe un interlocutore di destra, dei 5stelle o di sinistra per continuare il dialogo?
La posizione ideologica della sinistra, vicina ai Fratelli Musulmani, non la rende un interlocutore giusto, a mio avviso.

Però, il suo candidato al governo della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ha parlato addirittura di “razza bianca”: è l’interlocutore giusto?
Ha sbagliato. Intendeva dire “lombardi”. Non esiste la razza bianca, ma solo la specie umana. Poi, se vogliamo proprio metterla su questo piano, noi discendiamo tutti da Lucy, la nostra progenitrice: donna e africana, tra l’altro!

Ci dice, in chiusura, un altro progetto, a parte l’immigrazione, per cui un elettore lombardo dovrebbe votarla?
Indubbiamente le donne e i minori. Vorrei che si ampliassero le situazioni famigliari, di affido, ad esempio. Jessica, la ragazza uccisa dal conducente dell’Atm, era figlia di situazioni critiche, in tal senso. La nostra comunità non è riuscita a proteggerla. Le case famiglia sono piene di problemi, molto meglio selezionare delle famiglie affidatarie dove questi ragazzi possano vivere. Io stessa ho accolto una minore somala. Per finanziare questo ampliamento si potrebbero ricavare i fondi dalle risorse provenienti da una maggiore autonomia fiscale dallo Stato Centrale. Il discorso è iniziato con Maroni, ma proseguirà col prossimo presidente della Regione: Fontana è l'uomo giusto.

 

 

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