A- A+
Milano
Caritas, rapporto povertà a Milano: "Cronico un indigente su due"

Povertà a Milano, il rapporto Caritas: "Una persona su due non esce dalla povertà"


«Milano non diventi un gigante con i piedi di argilla, capace di affrontare le sfide internazionali ma lontana dalle periferie: colga piuttosto questo momento favorevole come l’opportunità storica di fare comunità». Lo ha detto Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, presentando questa mattina i dati del XVI Rapporto delle povertà nella diocesi di Milano.

Commentando i dati coi giornalisti, il direttore ha sottolineato che: «Oggi una persona su due non riesce a uscire dalla povertà e quindi è costretta a chiedere un aiuto ai centri di ascolto per più anni di seguito, mentre prima della crisi nel 2008 era uno su tre. Costoro chiedono integrazione al reddito e aiuti alimentari. È una situazione sempre più grave che ha colpito in modo particolare molti italiani, pensionati e anche giovani. Pare che i più fragili siano proprio i nostri connazionali».

«La cronicizzazione – ha sottolineato Gualzetti - è un segnale di allarme che denuncia l’inadeguatezza delle politiche sociali che i pochi o i tanti soldi a disposizione li spende male e non attiva percorsi di efficaci di accompagnamento fuori dalla povertà. Vedremo se la situazione cambierà il prossimo anno con l’erogazione del Reddito di inclusione. Certo è che dobbiamo fare tutti squadra: non solo il privato sociale e il pubblico, ma anche gli imprenditori che devono essere richiamati alle loro responsabilità».

«La Caritas fa un grande lavoro di resilienza, ma lo fa sempre di più in solitudine», ha detto Aldo Bonomi, commentando i risultati dell’indagine sui centri di ascolto che Caritas Ambrosiana gli ha affidato e che è pubblicata nella seconda parte del Rapporto. «Questa comunità di cura - ha spiegato il sociologo riferendosi alla rete dei centri di ascolto della Caritas – resiste, è presente capillarmente sul territorio e sta reggendo l’urto delle crisi ma non riesce a contaminare due grandi soggetti: le istituzione, da una parte, che non sempre sono in grado di dare risposte per la crisi del welfare che stiamo attraversando e, dall’altra, la comunità del rancore fomentata dagli imprenditori politici della paura. Il nodo è allora: stare sul fronte dei bisogni, ma anche prendere per mano gli impauriti, quelli che ci chiedono di non diventare razzisti».

Secondo il Rapporto della Caritas Ambrosiana in un quadro di generale miglioramento, dopo un lungo periodo negativo, desta preoccupazione l’aumento dei poveri cronici e dei disoccupati di lungo corso, specie tra gli italiani. Inoltre mentre diminuiscono gli stranieri che chiedono aiuto, segno di una progressiva integrazione della popolazione immigrata, resta aperta la questione relativa alla delicata fase di accompagnamento dei nuovi venuti, in gran parte immigrati provenienti dall’africa subsahariana fuori dal circuito del sistema di accoglienza per richiedenti asilo.  Le persone con problemi di occupazione, che nel biennio immediatamente successivo alla crisi, erano andate aumentando in modo significativo, dal 2011 hanno iniziato a diminuire e nel 2016 fanno registrare il valore più basso nell’intervallo di tempo considerato. Allo stesso modo la presenza di persone con problemi di reddito è tornata sui valori del 2008, dopo anni in cui questo tipo di bisogno registrava aumenti importanti. In decremento anche le problematiche abitative e i problemi familiari.

In questo quadro, tuttavia, colpisce ancora la continua crescita tra gli assistiti di Caritas Ambrosiana, dei poveri cronici. Nel 2016 i gravi emarginati sono stati la maggioranza delle persone che hanno chiesto aiuto (52,7%), mentre erano meno di un terzo (32,1%) nel 2008. In un contesto di progressivo peggioramento della condizione sociale degli utenti dei centri di ascolto non stupisce quindi che la sola categoria di richieste rivolte agli operatori a salire significativamente sia quella relativa ai sussidi economici, raddoppiata rispetto all’inizio della crisi (+118%). Allarmante anche il trend dei disoccupati di lungo periodo. Dall’inizio della crisi questo gruppo è progressivamente aumentato fino a rappresentare nel 2016 il 33,8%, un terzo del campione. Un problema che pare particolarmente acuto soprattutto tra la componente maschile, nella quale la percentuale sale al 44,2%, e tra gli italiani, dove ad essere in questa situazione sono il 41,5%.

Merita, invece, una considerazione a parte la questione straniera. Prima di tutto, gli immigrati che si rivolgono alla Caritas Ambrosiana sono diminuiti. Pur rappresentando ancora  la maggioranza degli utenti (62,4%), il loro numero è calato rispetto al 2008 del 33,7%. Non solo, in 8 anni, è cambiata anche la loro provenienza geografica. Se prima della crisi prevalevano gli immigrati sudamericani, seguiti dagli europei e quindi dagli africani, ora le proporzioni si sono ribaltate. A  prevalere sono questi ultimi, provenienti soprattutto dai paesi subsahariani (42,8%) che superano gli europei (24,5%), nonostante siano proprio gli europei il gruppo etnico più numeroso in Lombardia.

Il dato, al netto delle politiche migratorie attuate dal governo, sta ad indicare che complessivamente le  persone immigrate che si rivolgevano ai centri di ascolto hanno concluso il loro percorso di integrazione e son uscite dall’orbita dei centri e servizi Caritas. Contemporaneamente, tuttavia, una quota di stranieri, provenienti da Marocco, Egitto, Gambia, Senegal, Nigeria e Costa D’Avorio, che ha chiesto asilo è uscita dai circuiti di accoglienza, priva di un alloggio e di un’occupazione stabile e, continuando a permanere sul territorio italiano, si rivolge ai centri di ascolto in cerca di beni di prima necessità.

«Registriamo dopo un lungo periodo i primi segnali di un’inversione di tendenza non sappiamo ancora quanto duraturi. Ciò che è certo, invece, è che da un lato, le vittime della lunga crisi economica sono rimaste intrappolate nella povertà. Costoro hanno spesso il nostro stesso colore della pelle e parlano la nostra lingua: sono italiani, in età matura, con bassa scolarità. Nei centri di ascolto si spartiscono le risorse con gli ultimi venuti, gli immigrati africani, in fuga soprattutto dalla fame, che hanno approfittato del caos libico, per venire da noi. Mentre dobbiamo trovare una soluzione per i primi per sostenerli nella dignità, bisogna fare una serie riflessione, al di là di isterismi e strumentalizzazioni politiche, su cosa offrire ai secondi perché possano integrarsi e non finire nel sommerso, nell’illegalità, o addirittura nelle mani del racket», osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

Tags:
rapporto povertà caritas milano






Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.