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Milano
Caro affitti, il sit-in a Baggio. Lamera: "Le istituzioni ci ignorano"
Ilaria Lamera, Ospedale Militare di Baggio

Caro affitti, il sit-in a Baggio. Lamera:"Le istituzioni ci ignorano"

Ilaria Lamera, assieme ad altre studentesse e studenti da cui è partita la protesta delle tende contro il caro affitti, si sono riuniti oggi all’Ospedale Militare di Baggio per mandare un segnale alle Istituzioni, "in particolare - si legge in una nota - a coloro che, non ci hanno ascoltato in questi 50 giorni di protesta contro il caro affitti".

Lamera: "Solo il Comune di Milano ha aperto tavoli di discussione per ascoltarci e trovare insieme delle soluzioni"

"Finora, infatti, solo il Comune di Milano ha aperto tavoli di discussione per ascoltarci e trovare insieme delle soluzioni. Questo stabile inutilizzato, come molti altri in tutto il territorio nazionale, è di proprietà del demanio militare e può essere convertito facilmente a studentato pubblico. Perciò chiediamo che edifici come questo vengano assegnati immediatamente ai Comuni, insieme ad uno stanziamento economico straordinario che sia in grado di far fronte ai costi necessari per la riconversione, restituendo così aree vuote delle città alle nostre comunità".

La studentessa: "Dopo tante parole vogliamo che vengano portate avanti azioni di riqualificazione di spazi"

Oggi siamo qui perché ben poco di concreto è stato fatto dalle istituzioni, che sembrano non avere intenzione di assumersi la responsabilità di risolvere questa crisi. Una crisi che lascia per strada milioni di persone e nega i principi costituzionali su cui si basa la nostra società. Dopo tante parole vogliamo che vengano portate avanti azioni di riqualificazione di spazi, come quello alle nostre spalle. Vogliamo che si proceda concretamente con l'attuazione di soluzioni sul territorio per aumentare i posti letto per gli studenti e le studentesse. Come generazione siamo consapevoli che l’Ospedale militare di Baggio può lsimboleggiare il primo passo per dare il via a interventi sistemici che risolvano la crisi abitativa.

Le proposte

"Per questo abbiamo le idee chiare e rilanciamo alcune proposte concrete che vanno attuate prima dell’autunno, quando il tema degli affitti universitari tornerà attuale e a pesare sui nostri corpi e quelli delle nostre famiglie. In primo luogo, chiediamo una vera legge quadro di contrasto agli affitti brevi, come quella presentata da Alta Tensione Abitativa, perché crediamo che le città siano di chi le abita, non di chi le visita. Le proposte avanzate dal Governo sul tema sono timide e non intendono risolvere minimamente il problema che attanaglia qualsiasi città turistica e universitaria italiana".

Lamera: "É necessario che il Parlamento approvi una legge che inserisca il diritto all’abitare tra i Livelli Essenziali di Prestazione"

Oltre a ciò, crediamo sia fondamentale, viste le grandi mobilitazioni nazionali di quest’ultimo mese, che si faccia un passo importante. É necessario che il Parlamento approvi una legge che inserisca il diritto all’abitare tra i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), sanciti dalla Costituzione, come livelli minimi da garantire su tutto il territorio nazionale. La casa è un diritto e dev'essere garantito a tutti e tutte, ovunque, in un Paese ricco come il nostro.

Infine, da studenti, chiediamo al Governo di stabilire ex ante un numero di posti letto destinati al diritto allo studio, da stabilire con le università e le rappresentanze studentesche, prevedendo che non possano costare più della trattenuta della borsa di studio. Indubbiamente, ciò dovrà essere fatto anche aumentando gli stanziamenti per i bandi della legge 338 del 2000 e modificando i criteri di assegnazione della stessa legge che, grazie alle ultime modifiche del Governo, ha escluso i soggetti pubblici a favore dei privati.

Noi crediamo sia ora che lo Stato riprenda in mano le redini della società e non permetta il concretizzarsi della legge del più forte, che schiaccia chi non ce la fa. Lo Stato deve tornare a curarsi delle proprie comunità, lacerate da anni di servizi pubblici e diritti essenziali negati".

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