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Milano
Chi è Moez Al Fezzani, reclutatore Isis per l'Italia: il carcere a Milano
Moez Al Fezzani. il reclutato Isis per l'Italia catturato in Libia

Moez Al Fezzani, il reclutatore Isis per l'Italia catturato in Libia noto come Abou Nassim, era stato arrestato a Milano ed in carcere aveva stretto rapporti con anarchici e Brigate Rosse.

 

"Sono rimasto in Italia dal novembre 1988 all'agosto 1997, ho vissuto a Milano, Napoli, Bolzano e Valle d'Aosta. A Napoli ho fatto il bracciante, a Milano ho venduto eroina e hashish prima di diventare un uomo pio e religioso".

Così nel gennaio 2010 Moez Al-Fezzani, meglio noto come Abou Nassin, il 'colonnello' dell'Isis catturato in Libia, sintetizza una parte del suo periodo italiano in un interrogatorio davanti al gip Guido Salvini nell'ambito dell'indagine che portò al suo arresto per terrorismo internazionale. Proprio nel nostro Paese avrebbe maturato posizioni estremiste, stando agli atti dell'indagine condotta dalla Procura di Milano che ha portato al suo arresto nel 2009 con l'accusa di terrorismo internazionale. E in carcere aveva stretto i rapporti con anarchici e brigatisti.

Al giudice, il tunisino nato in Libia e con doppia nazionalità libica e tunisina, racconta di essere poi stato arrestato in Pakistan nel 2003 e lì detenuto.

"Sono entrato in Italia per la prima volta nel novembre 1988 - inizia il suo flash back - con una nave proveniente da Tunisi sbarcando a Genova. All'epoca non c'era bisogno del visto d'ingresso, così ho viaggiato coi miei documenti (?) Sono partito per Milano in quanto ritenevo di rimanere in Italia e potevo trovare lavoro nell'industria".

Dopo una parentesi a Caserta come bracciante, Nassim spiega di essere tornato a Milano "per specializzarmi professionalmente in qualche modo" e di avere studiato italiano in questa città e poi frequentato un corso di montaggio dei mobili. In seguito alla condanna per spaccio di hascisc (1 anno e 8 mesi, pena sospesa), Nassim lavora per qualche tempo in Valle d'Aosta come spazzino e spazzaneve e poi torna a Milano dove, attraverso il connazionale Lofti, arrestato assieme a lui, comincia a frequentare la "moschea all'interno del dormitorio di via Corelli". Qui sarebbe maturata la sua conversione. "Andare a pregare in una moschea - puntualizza al gip - non significa essere dei terroristi. Quando sono andato in via Corelli, sentivo il bisogno di mettere a posto in qualche modo la mia vita con l'aldilà, ma non era assolutamente mia intenzione diventare un musulmano praticante terrorista". Nassim motiva poi la sua decisione di andare a combattere in Bosnia nel novembre del 1994 con la frequentazione della moschea di viale Jenner "nelle sole occasioni dei sermoni del venerdì di Anwar Chaaban attraverso i quali mi sono convinto ad andare a combattere in Bosnia".

"Sono stato interrogato molte volte, ma non ho detto niente perche' non avevo niente da dire. Non ho mai avuto un trattamento medico e quando ho avuto problemi ai denti me li hanno strappati". Così Moez descrive le presunte torture che avrebbe subito dagli americani quando, catturato in Pakistan nel 2003, rimase detenuto nella base militare di Bagram in Afghanistan. "Sono stato sequestrato da pakistani a Peshawar - racconta al gip Guido Salvini- sono stato consegnato agli americani che mi hanno tenuto per 7 anni nel carcere di Bagram, vicino a Kabul e credo che tutto cio' sia illegale". Nella base Usa, prosegue, "sono stato torturato (...) ero sempre legato per un polso e costretto a vivere con musica ad alto volume (...) facevo i miei bisogni in un secchio. Questo trattamento veniva da agenti americani, credo della Cia".

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