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Milano
Cittadinanza al Dalai Lama, gelo da Pechino: "Gravemente feriti"

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non teme ripercussioni nei rapporti con la comunita' cinese della citta' per il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama, leader in esilio del Tibet. "Credo che Milano abbia interesse a essere accogliente rispetto alla comunita' cinese e alle loro proposte, pero' l'interesse e' reciproco. Adesso vedremo dove, ma io il Dalai Lama lo incontrero' e non temo ripercussioni", ha detto Sala a margine della presentazione di una mostra alle Gallerie d'Italia.

L'AMBASCIATA: "IMPATTO NEGATIVO SUI RAPPORTI ITALIA-CINA" - Ma qualche avvisaglia da Pechino sembra arrivare: il governo cinese ha infatti dirottato da Milano a Torino la prossima visita del ministro della Tecnologia Wan Gang. E l'ambasciata cinese a Roma ha diffuso una nota ufficiale in cui esprime "forte rimostranza e ferma opposizione" per la scelta dell'Amministrazione milanese: "Il quattordicesimo Dalai Lama - si legge - non è una figura puramente religiosa, ma è un politico in esilio che da anni si presenta in veste religiosa nello svolgimento delle attività separatiste contro la Cina. Il fatto che il Consiglio Comunale di Milano, le altre Istituzioni e persone siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama a Milano e conferiscano a lui la Cittadinanza Onoraria, ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese". Inevitabile, prosegue la nota "l’impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi".

LA NOTA DELLA COMUNITA' CINESE DI MILANO

E c'è anche la dura presa di posizione della comunità cinese di Milano, che conferma l'organizzazione di una manifestazione davanti al Teatro Arcimboldi, in via Dell’Innovazione 20, giovedì 20 ottobre, a partire dalle 11.30, mentre all'interno del teatro il Dalai Lama riceverà la cittadinanza al termine di una lectio magistralis intitolata "Etica e consapevolezza in un mondo globale", davanti agli studenti delle università milanesi. Così motivano la loro scelta i "cinesi di Milano": "Quella dell’attribuzione della cittadinanza onoraria al Dalai Lama è un’iniziativa che riteniamo sbagliata e che offende decine di migliaia di cittadini cino-milanesi, perché non tiene conto dell’effettiva realtà storica e attuale del rapporto tra la Cina e la regione del Tibet e presenta la figura del Dalai Lama non semplicemente come esponente religioso ma come capo di uno stato che in realtà non esiste. Fuori da fantasiose visioni - prosegue la nota -, la verità è che il Tibet ricongiunto alla Cina, fin dal 1951, ha sempre beneficiato, come dimostra il cosiddetto Accordo dei 17 Punti – sottoscritto dal Dalai Lama e dal Governo cinese – di piena autonomia culturale e religiosa, nonché amministrativa. Nonostante la disdetta unilaterale di quell’accordo da parte del Dalai Lama, attraverso il suo abbandono e auto-esilio in India nel 1959, probabilmente frutto dell’allora “guerra fredda”, quei patti hanno permesso al Tibet di diventare parte attiva e riconosciuta della Repubblica Cinese con i risultati di crescita economica, di qualità della vita di cultura e di fede, che lo hanno liberato dalla dimensione medioevale in cui era tenuto. E i “numeri” attuali sono a dimostrarlo, compresi quelli delle centinaia e centinaia di monasteri ristrutturati e conservati con fondi governativi e non certo con quelli, ampi, di cui dispone il Dalai Lama e la sua organizzazione. A tutto ciò va aggiunta la forte sensazione di speculazione politica che questa iniziativa provoca, visto chi l’ha promossa e cioè una forza politica strutturalmente ostile all’integrazione e alla collaborazione multiculturale, che si rifiuta di riconoscere i valori di internazionalizzazione e di sviluppo economico e sociale che Comunità, come la nostra, apportano quotidianamente alla Città. Naturalmente questo conferimento, pur amareggiandoci, non scalfisce il nostro amore e attaccamento alla Città, di cui ci sentiamo parte viva e protagonista. Anzi, ci sprona ulteriormente a renderci attivi, anche nello sviluppare sempre di più i legami tra la nostra Patria d’origine e questa nostra Patria d’adozione, anche attraverso la corretta informazione storica che aiuti ad evitare, in futuro, situazioni simili. Apprezziamo perciò la scelta ponderata del Sindaco di salvaguardare le sensibilità all’interno della Comunità cittadina e per questo lo ringraziamo e confidiamo nel positivo accoglimento della nostra idea di intitolare una via della città a Ho Feng-Shang, lo “Schindler cinese” già riconosciuto ‘Giusto tra le Nazioni’, che da console a Vienna salvò migliaia di cittadini di origine ebraica dalla Shoah, facendoli fuggire a Shanghai. Proprio negli anni in cui, tra l’altro, le gerarchie religiose dell’allora Tibet accoglievano con tutti gli onori le frequenti ‘delegazioni scientifiche’ delle SS di Himmler in cerca della comune matrice razziale ‘indo-ariana’".

DE CORATO: "COMUNITA' CINESE NON PUO' DIRE COSA FARE AL CONSIGLIO" - Ricordo alla comunità cinese che l'attribuzione della cittadinanza non è stata decisa da quella che loro chiamano 'una forza politica strutturalmente ostile all'integrazione', ma da tutto il Consiglio comunale, centrosinistra compreso, che nel febbraio 2016 ha votato a favore alla quasi unanimità (nessun voto contrario, solo due astenuti). Rispettare una decisione del Consiglio comunale mi sembra il minimo che si possa fare". Interviene cosi' Riccardo De Corato, ex vicesindaco e capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Regione Lombardia, dopo le dichiarazioni della comunita' cinese di Milano, critiche nei confronti dell'assegnazione della cittadinanza onoraria al dalai Lama. "La comunità cinese - aggiunge - non può dire al Consiglio comunale cosa fare, non siamo una città della provincia di Pechino! Capisco che Sala debba pagare il dazio a Paolo Sarpi per l'appoggio che ha ricevuto in campagna elettorale, ma i milanesi no. Già probabilmente dovremo assistere a un sindaco che saluta il Dalai Lama solo all'aeroporto".

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