Cold case Lombardia: il mistero di Josephine, morta nuda in piscina
Morta il 3 giugno, annegata in un metro d'acqua, mentre il suo coinquilino era assente. Incidente o omicidio? Resta un giallo.
di Fabrizio Carcano
Omicidio? Suicidio? Malore? A distanza di mesi resta ancora un mistero la fine di Josephine Odijie, trovata morta in piscina, completamente nuda, una mattina di domenica dello scorso 3 giugno. Una morte misteriosa, ancora avvolta tra le nebbie della bassa lodigiana, dove questo thriller estivo è andato in scena apparentemente senza testimoni.
UN SABATO DI INIZIO GIUGNO
È un sabato sera, c’è silenzio nelle campagne lodigiane dove Josephine Odijie ha scelto di trasferirsi da qualche anno. Josephine è una giovane donna di 35 anni, molto bella, è una nigeriana che si è trasferita in Italia in cerca di una vita migliore, staccandosi da una famiglia numerosa. Ha vissuto a Milano, poi un giorno ha scelto la campagna, accettando l’ospitalità propostagli da un amico con cui si frequenta da un po’, Stefano Acerbi, un uomo più grande di lei di oltre 40 anni, un imprenditore agricolo di 78 anni, rimasto vedovo, che vive lontano dal caos, in una tenuta di campagna, la Cascina Ranghera, a CastelGerundo. Lui nell’abitazione principale, Josephine in quella secondaria. A separarli un giardino con una piscina, circondato da siepi per ripararli da sguardi indiscreti e dagli inevitabili pettegolezzi che li accompagnano nel piccolo borgo dove tutti conoscono tutti e parlano e sparlano di tutti. Soprattutto di loro, per via della evidente differenza di età.
Un’amicizia alla luce del sole la loro. E due vite parallele, in abitazioni separate. Nella prima settimana di vero caldo estivo Stefano va in Toscana, in barca con degli amici: invita anche Josephine ma lei declina. Il lunedì deve sostenere un concorso pubblico per operatrice sanitaria, per realizzare un suo sogno. Lei resta da sola a Cascina Ranghera. È sabato 2 giugno, è l’ora di cena quando si compie il destino crudele riservato a Josephine.
IL CORPO IN PISCINA
È una vicina di casa a trovare il suo cadavere, nella tarda mattinata di domenica 3 giugno. Ad allertarla è stata proprio l’Acerbi che dalla sera precedente, dalle venti in poi, aveva cercato di contattare Josephine al telefono, senza mai riuscirci. Al mattino, insospettito, preoccupato, aveva telefonato alla vicina chiedendole di entrare nella Cascina per controllare che fosse tutto a posto. È lei a vedere Josephine nell’acqua. È completamente nuda. Nel bordo vasca e nel giardino non ci sono ciabatte o indumenti. È arrivata lì senza alcun vestito, scalza. Acerbi, informato della notizia, ipotizza una disgrazia. Un malore o una caduta che ne avrebbero causato l’annegamento, anche se l’acqua arriva appena ad un metro.
Gli inquirenti per vederci chiaro aprono un fascicolo per omicidio, allarmati dall’assenza dei vestiti della donna. Impossibile ipotizzare un suicidio, lo dicono le amiche della ragazza e lo stesso Acerbi. E poi Josephine era felice, era convinta di poter superare il concorso per operatrice sanitaria e non si sarebbe mai tolta la vita.
UN INCIDENTE DOPO AVER BEVUTO TROPPO?
Le analisi cui verrà sottoposto il corpo riveleranno che Josephine aveva bevuto parecchio quella sera, forse era ubriaca. Un tassello che potrebbe avvalorare l’idea dell’incidente. Idea che l’autopsia in qualche modo avalla: Josephine è certamente morta per annegamento, i polmoni erano pieni d’acqua. Lo stomaco era vuoto, nessun malore quindi. Forse davvero un incidente, anche se una serie di ecchimosi alle braccia e alle gambe non si spiegano. E potrebbero essere state provocate da una colluttazione. Per questo le amiche di Josephine qualche giorno dopo, al termine del funerale, alzano la voce chiedendo di indagare: secondo loro la Odijie sarebbe stata uccisa da un uomo.
Forse uno sconosciuto che si sarebbe introdotto nella villa, quella sera, approfittando dell’assenza del padrone di casa. Addirittura la sorella di Josephine dalla Nigeria rilancia con un post su Facebook sostenendo che la ragazza sarebbe stata aggredita in casa, appena uscita dalla doccia e quindi trascinata nuda fino alla piscina, dove il killer l’avrebbe annegata trattenendole la testa sotto l’acqua. Una ricostruzione che giustificherebbe i lividi sui gomiti e le ginocchia.
Ma non ci sono prove. Nemmeno di furti nelle due abitazioni di Cascina Ranghera. Non c’è neppure un movente a sfondo sessuale, perché Josephine non ha consumato rapporti sessuali e non è stata stuprata. E allora perché sarebbe stata uccisa? E da chi? E se fosse davvero stato un incidente? Il mistero resta aperto…
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