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Congresso Pd Milano, Capelli: "Una segreteria per 3 milioni di abitanti"
Alessandro Capelli

Congresso Pd Milano, Capelli: "Una segreteria per 3 milioni di abitanti"

Difficile trovare una foto nella quale Alessandro Capelli non sorrida. Classe 1985, è uno dei due candidati alla segreteria metropolitana del Partito Democratico. Il favorito, e non di poco, anche se lui si prodiga in scaramanzie. "Diciamo solo che sono super carico e mi sto divertendo", spiega ad Affaritaliani.it Milano.

Si diverte, quindi. Come è andata la campagna congressuale?

E' andata molto bene. Abbiamo fatto decine di incontri in tutta l'area metropolitana. Ho incontrato iscritti e amministratori. Ho incontrato associazioni, corpi intermedi. E' stato un momento di confronto molto intenso e molto vivo.

L'area metropolitana è in sofferenza rispetto a un certo centralismo di Milano. Molte decisioni arrivano dal centro e vengono subite...

Noi abbiamo scritto nel nostro documento programmatico che ci candidiamo per fare una segreteria di una città di 3 milioni e 200mila abitanti. Questo vuol dire che, tra le altre cose, abbiamo proposto di riorganizzare anche la governance del Partito Democratico rimettendo al centro i coordinamenti di zona. La grande sfida del prossimo Pd è quella di rappresentare le sensibilità e le vocazioni di tutti i territori. L'altra cosa che dico sempre è che ci impegneremo per fare una battaglia per la riforma istituzionale per cambiare il metodo di elezione del sindaco metropolitano e tornare quindi all'elezione diretta con risorse e competenze.

Insomma, la Delrio non è stata una buona legge...

E' una legge superata. Incompiuta. E oggi dobbiamo andare oltre.

Condivide l'accusa di Santo Minniti secondo la quale il Pd è di fatto in posizione di sudditanza rispetto all'amministrazione milanese?

Io penso che al sindaco serva un Pd forte e autonomo. Questa è la stagione che inizia adesso e che ci porterà fino alle elezioni del 2027, una stagione completamente nuova rispetto a quella del Pd che stravinse nel 2021. Quello che sappiamo è che dobbiamo passare dalla celebrazione del Modello Milano alla ricostruzione di un progetto Milano. Il primo compito che il Pd ha di fronte è quello di rilanciare  l'azione di governo del comune e dei municipi perchè nessuno si senta escluso dalla crescita della nostra città. Per farlo è necessario ricostruire quella coalizione civica e sociale che ha accompagnato il centrosinistra dal 2011 e che oggi si è sfilacciata.

Azione, Italia Viva e Pd. A livello nazionale ci sono complicazioni non da poco. A Milano sono sempre stati insieme. Che cosa succederà?

Dobbiamo tutelare l'autonomia del governo di Milano. Vinciamo e rispondiamo ai problemi delle persone quando ci concentriamo sulle sfide e non inseguiamo le discussioni nazionali.

Dopo Beppe Sala ci saranno primarie?

La mia storia politica è profondamente legata alle primarie: quelle di Giuliano Pisapia nel 2010 e nel 2016 ho partecipato alla scrittura della carta dei valori del centrosinistra. Quindi sì: ci saranno primarie. Ricordando però che le primarie non possono essere l'X-factor della politica ma dobbiamo fare in modo che quella contesa riguardi la città e non solo i partiti.

Ogni volta che si vota ci sono i paracadutati su Milano. Come si affronta questo problema?

E' innegabile che a parte la stagione del 2013 quando Bersani fece fare le parlamentarie, i territori non hanno mai contato come avrebbero meritato. Se non con consultazioni non incisive. E' una discussione su cui voglio confrontarmi con la segretaria nazionale, se dovessi essere eletto. Perché penso che Milano debba contare di più, a partire dalla politica.

Torniamo alla sfida Capelli-Minniti. La narrazione è che da una parte c'è il candidato delle correnti (ovvero Capelli), dall'altra invece i ribelli per la democrazia (ovvero Minniti).

Narrazione sbagliata. Io ho costruito la mia candidatura con 40 sindaci e vicesindaci, decine di segretari di circolo e di amministratori under 35, i presidenti di municipio, centinaia di iscritti che hanno sottoscritto la mia candidatura e partecipato a tutte le iniziative. Tutti abbiamo solo una bandiera che è quella del Pd. Non ho mai fatto parte di nessuna corrente e la mia è sicuramente una candidatura nata sul campo e non in provetta. E' nata larga, in seguito al lavoro fatto in questi ultimi anni da vicesegretario al fianco di Silvia Roggiani.

Le dispiace che non siate riusciti ad avere una candidatura unitaria?

No. Non mi dispiace. Sono molto contento che sia emersa un'altra candidatura.

A livello regionale però c'è solo Silvia Roggiani in campo.

Poteva succedere, come a Milano, che qualcun altro avrebbe potuto candidarsi. Quella di Silvia Roggiani è una candidatura straordinaria e non si puó imputare a lei il fatto che nessun altro si sia candidato.

La prima cosa che farà se fosse eletto.

Ne dico due. La prima è organizzare con le donne democratiche un volantinaggio nelle zone della movida sul tema violenza di genere e consenso con uno slogan rivolto agli uomini “se non dice sì è no”. La seconda: chiedere, insieme al circolo cittadino e agli amministratori locali, un incontro ai lavoratori e lavoratrici di Grancasa di Paderno Dugnano per capire come aiutarli nella loro complicata situazione.

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