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Milano
Contrordine, ora le strade si restringono: la scommessa di Milano
Il Cavalcavia Monteceneri-Serra (foto dal sito dell'ordine degli architetti di Milano)

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Oggi parliamo di strade. L'epopea delle strade è quella del nostro progresso, se ci pensiamo. Un tempo non c'erano, visto che si andava a piedi, o a cavallo. Poi sono arrivati i carri e sono arrivati i sentieri. Poi i romani le hanno fatte di lastricato. Poi è arrivato Ford, per farla breve, con la sua automobile, e sono arrivati prima la ghiaia e poi l'asfalto. In mezzo c'è stato pure il pavè di epoca pre-napoleonica o giù di là. Contemporaneamente le strade si allargavano: sentiero piccolo e stretto, poi sempre più larghe. A Pompei si trovano ancora iscrizioni che danno indicazioni su quale carro deve passare per primo, e quando si dice bestemmiare come un carrettiere è perché aveva un bel daffare non solo a guidare il carro, ma anche a farsi rispettare. Così, le città italiane, nelle loro vie centrali, sono tutte strettissime perché antiche. Fuori, invece, sono stati fatti vialoni di accesso molto larghi. Pensiamo a via Dei Missaglia. Oppure alle circonvallazioni, che più sono esterne, e più sono larghe. Da un po' di tempo a questa parte, diciamo negli ultimi 10 anni, c'è però una tendenza al restringimento. Il che non vuol dire mettere le piste ciclabili: di fatto le piste ciclabili sono solo un modo per suddividere una carreggiata. Il che vuol dire proprio stringere: marciapiedi più larghi anche dove non servono e - secondo la proposta di ieri - addirittura chiudere il ponte della Ghisolfa alle auto. Io non so se quanto stanno facendo è giusto, davvero. Di certo è una scommessa, pensare di restringere le strade per migliorare la viabilità.

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