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Milano
Corona, niente più carcere. Il fotografo: "Mi sono tolto un gran peso"

 Fabrizio Corona non tornera' in carcere ma il suo periodo di affidamento in prova ai servizi sociali si allunga di qualche mese. Lo ha deciso il gip di Milano Ambrogio Moccia accogliendo la tesi del pm Paolo Biondolillo che aveva chiesto di riconoscere la continuazione tra l'estorsione per il caso Trezeguet e la bancarotta della sua societa' 'Fenice', opponendosi invece alla continuazione col reato di corruzione di un agente di polizia giudiziaria. Respinta la richiesta della difesa secondo la quale ci sarebbe stata la continuazione tra tutti i reati. La conseguenza pratica di questa decisione e' che l'ex 'fotografo dei vip' dovra' scontare poco piu' di cinque anni di affidamento in prova ai servizi sociali, otto mesi in piu' rispetto al precedente calcolo sul cumulo delle pene. Un aumento che tuttavia mantiene la pena residua (4 anni e 5 mesi piu' gli 8 mesi) sotto i 6 anni e permette a Corona di proseguire con l'affidamento in prova ai servizi sociali.

Dopo al decisione del giudice che gli permette di proseguire l'affidamento in prova, Fabrizio Corona ha confidato a chi gli e' vicino di essersi "tolto un gran peso" dopo la grande "preoccupazione" che lo aveva accompagnato in questi giorni. Nell'udienza del 21 settembre in cui si era discusso della continuazione dei reati, l'ex fotografo aveva chiesto al giudice di fargli "continuare il percorso di recupero in affidamento ai servizi sociali". Nel 2014 l'allora gip di Milano Enrico Manzi, aveva portato il cumulo di condanne definitive a carico dell'ex fotografo dei vip da 13 anni e 2 mesi a 9 anni, di cui tre gia' trascorsi in carcere. Un 'passaggio' che gli aveva fatto ottenere la scarcerazione e l'affidamento in prova. La procura aveva impugnato la decisione e dopo una serie di rimpalli tra Cassazione e Corte d'Appello, si era ritornati davanti al gip che oggi ha sciolto la riserva. "Ho fatto una marea di errori - aveva detto il fotografo dopo l'udienza - a causa della mia follia e del diavolo che ho dentro che non si e' fatto piu' risentire: sono cambiato".

IL GIP: "LA SUA TOSSICODIPENDENZA HA CONTRIBUITO ALLA SUA CONDOTTA DELITTUOSA" - Per spiegare la decisione con la quale gli evita il carcere, il gip di Milano Ambrogio Moccia fa riferimento alla tossicodipendenza di Fabrizio Corona. Il giudice individua la continuazione tra i reati di bancarotta e frode fiscale, valutati come frutto di un unico 'disegno criminoso', sottolineando che "ulteriore incidenza argomentativa nel senso della (qui ritenuta) sussistenza di continuazione fra i reati riveste la condizione di tossicodipendenza che (provatamente) ha condizionato, contribuendo a causare, le condotte delittuose di Corona". Oltre a questo dato, il gip evidenzia anche che "le date di commissione dei reati sono piu' che prossime, addirittura sovrapponibili" e "il contesto nel quale sono state serbate le condotte estorsive e quelle di bancarotta e utilizzo di fatture e' del tutto omogeneo". Infine, sempre per argomentare il quadro comune nel quale Corona ha agito, il magistrato parla di "analogia nel modo di operare pienamente riconoscibile: la sfrontatezza operativa non e' un mero atteggiamento, ma, per quanto concerne le condotte illecite qui considerate, una forma di approccio all'operativita'. E' la disinvoltura criminosa modellata in comportamenti devianti". Il giudice definisce invece "insostenibile" la tesi della difesa, rappresentata dai legali Antonella Calcaterra e Ivano Chiesa, che avrebbe voluto riconoscere la continuazione tra i reati a sfondo patrimoniale e quello di corruzione di un agente di custodia per poter introdurre una macchina fotografica in carcere

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