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Milano
Corona riportato in carcere, il legale: "non c'è pietà". Interviene il Garante
Fabrizio Corona si scontra a calcio con il figlio Carlos

Corona riportato in carcere, il legale: "non c'è pietà". Interviene il Garante

E' stato portato in carcere ieri sera attorno alle 22.00 Fabrizio Corona, ricoverato da una decina di giorni all'ospedale Niguarda di Milano, dopo il suo tentativo di suicidio quando ha appreso la decisione del Tribunale di revocargli i domiciliari. "Mi hanno telefonato attorno alle 22.30 per dirmi che Fabrizio veniva trasferito al carcere di Monza", ricostruisce l'avvocato Ivano Chiesa, che denuncia: "Non ho mai visto in 35 anni di carriera un trasferimento in notturna, sono senza parole". Secondo il legale l'ex 'fotografo dei vip' non e' in condizioni compatibili con la detenzione: "Barcollava, sono 12 giorni che non mangia e ha perso 8 chili". Dal suo ingresso nel reparto psichiatria del Niguarda, infatti, Corona ha cominciato uno sciopero della fame proseguito ad oltranza: "Ho avuto pieta' di lui vedendolo in quelle condizioni, e per giunta imbottito di psicofarmaci - prosegue Chiesa - ma sono l'unico evidentemente. In questo Paese non c'e' piu' pieta'. E' un Paese che non riconosco. Non c'era bisogno di prelevarlo di notte". Sul profilo Imstagram di Corona, da un paio d'ore, e' comparsa un'immagine nera come simbolo di lutto.

Corona: Garante detenuti Lombardia, la dignità dei detenuti è un dovere 

"Il caso di Fabrizio Corona e il clamore mediatico che ne e' conseguito consente al mio ufficio, l'Autorita' Garante, di riproporre all'attenzione generale un tema gravoso e urgente come quello della patologia psichiatrica e della possibilita' di cura nei contesti carcerari. Ricordo che la salute e la dignita' delle persone ristrette in carcere e' affidata all'Istituzione e farsene carico nel migliore dei modi e' un dovere e, al contempo, un indice che qualifica la nostra societa'". Inizia cosi' il commento di Carlo Lio, Garante dei detenuti di Regione Lombardia, sul caso che riguarda Fabrizio Corona. "L'esperienza che ho maturato - continua Lio - mi porta ad affermare che, all'interno degli istituti di pena, le persone a cui e' stato diagnosticato un disturbo psichiatrico difficilmente riescono ad ottenere trattamenti adeguati".

Lio rileva come "i Garanti sono costantemente impegnati nel tentativo di risolvere le criticita' che si riscontrano nelle strutture carcerarie e alcuni macroproblemi impongono di riflettere non sulla gestione del quotidiano ma sul sistema nel suo complesso. La finalita' della pena e' sempre la riabilitazione degli individui ed e' orientata, per principio, al reinserimento dei condannati in un possibile contesto socio-lavorativo". Il garante lombardo, poi, sottolinea che "l'idea di un carcere meramente punitivo per fortuna non appartiene alla nostra civilta' giuridica. Le persone che presentano patologie psichiatriche sono tra le categorie piu' fragili, esposte alle carenze strutturali del sistema e per costoro andrebbe formulato un progetto concreto, predisposto da una e'quipe di professionisti, comprensivo di professionalita' cliniche. Questo percorso non puo' prescindere dalla presa in carico sanitaria del soggetto e dall'individuazione del luogo piu' idoneo al percorso riabilitativo formulato, che spesso non e' compatibile con le strutture detentive carcerarie. Si auspica pertanto che le valutazioni tecniche psichiatriche e psicologiche dei clinici concorrano a determinare le misure piu' idonee individuate dai magistrati per i soggetti che presentino una diagnosi di patologia psichiatrica acclarata".

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