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Corruzione, sequestrato centro commerciale a San Giuliano Milanese
Il centro commerciale sequestrato

Corruzione, sequestrato centro commerciale a San Giuliano Milanese

Sequestrati dalla Guardia di Finanza di Lodi, su decreto del gip lodigiano e richiesta della Procura, il centro commerciale di San Giuliano Milanese con 60 negozi e il cinema multisala collegato che sorge lungo la via Emilia. L'opera è stata stata realizzata secondo l'accusa grazie alla corruzione dell'ex sindaco Marco Toni, assieme all'allora vicesindaco, all'assessore ai lavori pubblici, al dirigente del settore Tecnico e Sviluppo del territorio del Comune. I quali avrebbero agevolato la società Milpar, i cui vertici sono indagati per frode fiscale. Gli imprenditori sarebbero riusciti ad ottenere "mediante una consolidata struttura corruttiva basata su una ramificata rete di conoscenze, di consenso e di rapporti duraturi all’interno del comune di San Giuliano Milanese, tutti gli atti autorizzativi necessari alla realizzazione del centro commerciale San Giuliano in violazione delle norme di legge”. L’ex sindaco e gli altri amministratori “attraverso omissioni ed illecite influenze, hanno concesso il permesso di costruire omettendo di far depositare le polizze fideiussorie e in un secondo momento facendole depositare false”. Inoltre il gruppo imprenditoriale “attraverso cessioni simulate ed un sistema di fatture false per oltre 140 milioni di euro, hanno ottenuto indebiti vantaggi di imposta di fatto reimpiegati per la costruzione del centro commerciale. Di 17 milioni di euro il valore dei beni sequestrati, il centro è stato realizzato tra il 2010 ed il 2013.

La "principale se non unica attivita'" svolta dall'ex sindaco Marco Toni per conto della societa' Milpar "era quella di mantenere i rapporti e i collegamenti con l'amministrazione e i dipendenti del Comune di San Giuliano Milanese". Lo scrive il gip di Lodi Isabella Ciriaco nell'ordinanza con cui ha disposto il sequestro preventivo del centro commerciale di San Giuliano Milanese e respinto la richiesta di arresto per 5 indagati, tra i quali l'ex primo cittadino Toni, qui coinvolto nelle sue vesti di consigliere di maggioranza della giunta del Comune alle porte di Milano. Secondo l'accusa, per avere favorito la costruzione del centro commerciale Toni sarebbe stato ricompensato con l'assunzione da parte della Milpar nel ruolo di direttore del centro commerciale, ma, di fatto, non avrebbe mai esercitato quest'attivita', come confermato anche dai testi ("Non era quasi mai in ufficio") e dall'analisi del suo pc sequestrato.

"In ogni caso", scrive il gip, "non si comprendono le ragioni, commerciali ed economiche, per la quali la Milpar abbia deciso di affidare l'incarico della gestione del centro a societa' esterne" e "non e' stato possibile accertare l'effettiva attivita' lavorativa prestata da Toni". In sostanza, "il rapporto di lavoro con la societa' e' stato unicamente il prezzo pattuito per ricompensare l'operato dell'amministratore per quanto da lui compiuto a favore dei soggetti privati proprietari del centro commerciale e per quanto avrebbe potuto realizzare a loro beneficio negli anni seguenti". A conferma di cio', il fatto che nel 2015 Toni e' stato licenziato in seguito, viene spiegato in una mail agli atti dell'inchiesta, alle pressioni dei soci e della banche che non ritenevano piu' sostenibili i suoi compensi.Toni e' indagato a piede libero assieme al suo allora vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Cristian Stefanoni, all'allora capo tecnico in Comune Roberto Corradi e agli imprenditori coinvolti. Agli amministratori pubblici la societa' realizzatrice del progetto avrebbe pagato un totale di quasi 300mila euro sotto forma di consulenze e utilita' per ottenere le autorizzazioni senza versare le dovute garanzie fideiussorie di circa 6 milioni di euro. Inoltre, alcuni indagati avrebbero, attraverso cessioni d'area simulate e fatture false per 140 milioni, frodato il fisco ottenendo vantaggi d'imposta poi reimpiegati per costruire il centro commerciale.

Nel motivare il 'no' alle richieste di arresto, il gip ha spiegato che non sono "concrete e attuali" le esigenze cautelari, nemmeno per Toni che "non ricopre piu' incarichi pubblici da vari anni". L'indagine era nata dalla denuncia dell'ex sindaco di Lodi Alessandro Lorenzano nel 2014 dopo che l'ufficio comunale si era accorto che le fideiussioni non erano mai state presentate nei termini previsti dalla Convenzione per la costruzione del centro commerciale.

Il commento di De Rosa (M5S): "Solito binomio vecchia politica-speculazione edilizia..."

La notizia dell'indagine, per presunte tangenti, che coinvolge l'ex sindaco di San Giuliano Milanese Marco Toni e che ha portato al sequestro del centro commerciale e cinema multisala di San Giuliano Milanese, non sorprende Massimo De Rosa, candidato per il Movimento Cinque Stelle in Regione Lombardia, per cinque anni al lavoro in Commissione ambiente alla Camera in materia di tutela del territorio contro la speculazione edilizia: "Ancora una volta i cittadini sono costretti a fare i conti con il marcio che emerge da binomio: vecchia politica-speculazione edilizia. I partiti si sono svenduti per anni i territori, in cambio di enormi speculazioni immobiliari e finanziarie. Il proliferare di inutili mega centri commerciali in Lombardia ne è la dimostrazione. Numeri gonfiati, suolo sacrificato, posti di lavoro fittizi - se devo chiudere il negozio sotto casa non posso certo essere entusiasta di un lavoro occasionale magari a Santo Stefano o a Ferragosto in un grande centro commerciale - insomma nessun benessere per il cittadino. Varrebbe la pena di chiedersi come mai allora? Oggi, purtroppo, abbiamo avuto l'ennesima risposta a questo interrogativo".

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