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Milano
Cremona, spesa sanitaria e politiche del farmaco al IX MePaie

Sin è aperto oggi a Cremona il IX MePaie,Mercato della pubblica amministrazione in Italia e Europa, per discutere di: Il controllo della spesa sanitaria, un percorso impervio tra innovazione strumenti e norme”. Ideato da Giammaria Casella CEO  di Net4market – CSAmed, azienda leader nella gestione elettronica dei processi di acquisto e di fatturazione, il MePaie ha negli anni consolidato la collaborazione con la FARE – Federazione delle Associazioni dei Provveditori Economi della Sanità- tanto che oggi la Federazione riconosce, a questo convegno, un’importanza strategica sia per i temi che propone ogni anno, sia per quella sua caratteristica di offrire un confronto con il modo degli acquisti in Europa. Da quest’anno, il MePAIE avrà una specializzazione sulla Sanità mentre è allo studio l’organizzazione di un MePAIE rivolto al resto della pubblica amministrazione.

A Cremona, si parlerà per questo, di spesa sanitaria, di politiche e di procedure di acquisto del farmaco ma anche del Codice dei Contratti che, incredibile a dirsi, cambia di nuovo.

Tra gli ospiti di questa edizione Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione Gimbe che analizzerà la spesa sanitaria alla luce dei dati rilevati dall’Osservatorio della Fondazione. Secondo i dati Gimbe sembra essere finita la stagione delle manovre con cui “sbarcare il lunario” in sanità, perché è tempo di proiettare lo sguardo verso il futuro facendo affiorare nelle coscienze la consapevolezza che la spesa per la sanità sta crescendo, e domani crescerà ancora. Risparmi e acquisti chirurgicamente oculati, saranno pertanto l’unico baluardo a quel processo di privatizzazione che altrimenti procederà fino a modificare il nostro sistema sanitario. I dati ci dicono che già oggi il 28,8% della spesa sanitaria è privata e di questa quasi l’88% è out-of-pocket, di fatto un “quarto pilastro” in termini finanziari, secondo solo alla spesa pubblica. Su un consuntivo per l’anno 2017 di € 113,599 miliardi di spesa sanitaria pubblica c’è poi la stima di sprechi e inefficienze che è di € 21,59 miliardi, con un margine di variabilità ±20%. Sono sei le categorie di sprechi che erodono preziose risorse: sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate (€ 6,48 mld), frodi e abusi (€ 4,75 mld), acquisti a costi eccessivi (€ 2,16 mld), sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate (€ 3,24 mld), complessità amministrative (€ 2,37 mld), inadeguato coordinamento dell’assistenza (€ 2,59 mld). Considerata la variabile delle singole categorie di sprechi, non esiste una “ricetta” unica per recuperare risorse, ma occorre mettere in campo azioni integrate, idealmente nella cornice di un “Piano nazionale di disinvestimento dagli sprechi”.

Con l’economista Gustavo Piga, Università di Roma Tor Vergata, parlando di spesa sanitaria il discorso si sposta sulla spesa per l’acquisto di beni: “Che cuba a seconda degli anni dal 7, al 10% del prodotto interno lordo. Certo non si possono sottovalutare gli sprechi. Le dimensioni degli sprechi sono enormi siamo intorno all’2 o forse al 3 % se si calcola anche il settore dei lavori pubblici. Parliamo di cifre elevatissime. Ma con un piano anti spreco è possibile trasformare lo spreco in risorsa ed è così che senza fare deficit si possono trovare i soldi per finanziare: reddito di cittadinanza, fla tax o più semplicemente, gli investimenti pubblici, come li chiamerei io”.

I lavori approfondiranno poi le tematiche legate alla Governance del Farmaco in una sessione dove daranno il loro apporto Sandra Zuzzi, Presidente della FARE, Massimiliano Rocchi, Vicepresidente Assogenerici, Francesco Mazza, Direzione Farmindustria e Fausto Bartolini, Sifo. Diverse saranno le prospettive attraverso le quali si andrà a parlare delle politiche del farmaco: si discuterà di un mercato che soffre per la mancanza di ricerca; della spesa farmaceutica pubblica costantemente ridotta e attualmente sotto finanziata rispetto alla domanda di salute; del bisogno di ridefinire i pay back e delle barriere e le best practices nelle procedure di acquisto per i farmaci fuori brevetto, proponendo un confronto internazionale tra 5 grandi Paesi europei. Sul tema dell’introduzione sul mercato dei farmaci senza brevetto Sandra Zuzzi, Presidente FARE, porterà l’esperienza dei buyer pubblici: “In questi mesi, quando si parla di mercato del Farmaco, sicuramente il discorso cade sulla problematica dell’ingresso dei nuovi biosimilari e dei nuovi generici sul mercato. La sfida è la tempestività. Le molecole dei biosimilari escono in continuazione ma bisogna sapersi posizionare subito nel mercato per poter ottenere il miglior risultato possibile. In questo momento, per chi fa acquisti, e in particolare per le Centrali d’acquisto, portare risultati su questo mercato è la sfida più grande. Il bisogno di tempestività e di razionalizzazione del tempo, ha però prodotto interessanti sinergie tra le Centrali d’acquisto”.

Il convegno prenderà poi in esame la normativa che governa il mondo degli acquisti e che, ancora una volta, va verso un “riassestamento” del Codice dei Contratti. Il codice è stato criticato in questi due anni in molte occasioni e ha dimostrato di essere da una parte eccessivamente complesso e dall’altra incapace di raggiungere lo scopo di sterilizzare ogni procedura per evitare qualsiasi malpractice. Dalla sua introduzione nel 2016, ha lasciato tutti in un clima di estrema incertezza; il primo risultato concreto lo si è rilevato da due dati (stiamo parlando di numeri inconfutabili): un’impennata dei bandi pubblicati in Gazzetta prima dell’aprile 2016 e un successivo drastico crollo degli stessi a posteriori; in più, come rilevato dall’ANCE, un sostanziale blocco dei bandi relativi ai lavori pubblici. Queste tematiche saranno illustrate e discusse da importanti avvocati amministrativisti che insieme cercheranno di capire perché la normativa europea degli appalti funziona in 28 paesi e solo in Italia, no.

La parola verrà infine data agli attori veri della filiera degli acquisti in sanità: i buyer pubblici. Dal nord al sud Italia i Provveditori si confronteranno su quello che è oggi il “perimetro” della loro professionalità. Una professione che si sta ridisegnando tra competenze sempre più specifiche e responsabilità più elevate costretti a confrontarsi con una normativa non certo snella e che li espone al costante rischio della Corte dei Conti, di poter cadere nel reato di abuso di ufficio, nel traffico di influenze o nelle maglie del Codice antimafia.

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