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Milano
Delpini, omelia sulla "Chiesa in debito"
Mario Delpini

«Contro le contrapposizioni e contro l’indifferenza, contro il risentimento e l’incomunicabilità, la Chiesa deve essere il segno che sono possibili, belli, doverosi l’intesa, il perdono, la condivisione, la premurosa attenzione reciproca, la benevolenza, la stima. Questa profezia, che la Chiesa deve al mondo, richiede che la comunione sia più evidentemente riconoscibile in coloro che sono chiamati al servizio della Chiesa, quindi in noi vescovi, preti, religiosi, diaconi». Lo ha detto l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ai sacerdoti ambrosiani riuniti in Duomo per la Messa Crismale.

 

«Siamo in debito verso il mondo contemporaneo di una parola che apra alla speranza», ha sottolineato l’Arcivescovo nell’omelia intitolata “La Chiesa in debito”.

 

Proprio partendo da questa considerazione, mons. Delpini ha raccomandato i sacerdoti di tornare al «contenuto del messaggio evangelico». Li ha invitati a rilanciare e ripensare «i percorsi di conoscenza e di assimilazione» delle Scritture a partire dai Gruppi di ascolto della Parola, alle proposte di formazione per i laici, come la pratica delle lectio, «per evitare che la Sacra Scrittura sia ridotta a un libro da leggere, studiare, commentare», trascurando l’«efficacia quasi sacramentale» che esercita in chi l’accosta.

 

L’Arcivescovo ha inoltre invitato i preti ambrosiani a curare la celebrazione domenicale e la partecipazione dei fedeli, prestando attenzione «affinché tutti i cattolici si sentano sempre di più a proprio agio nella celebrazione eucaristica della loro comunità, anche se provengono da altri Paesi e parlano abitualmente un’altra lingua», accogliendo a tale proposito proprio le indicazioni del sinodo «Chiesa dalla genti», la consultazione in corso in Diocesi, voluta dallo stesso Arcivescovo, sul tema della fede tra persone provenienti da culture differenti.

 

Nell’omelia l’Arcivescovo ha annunciato l’intenzione di avviare una visita pastorale in occasione del prossimo Avvento, sottolineando che sarà «capillare» e «rapida».

 

Inoltre l’Arcivescovo ha fatto sapere di essersi impegnato in queste settimane con i suoi collaboratori più stretti a formare una «Commissione per la promozione del bene comune».

 

«La profezia è anche giudizio sul presente, invito a conversione, contestazione delle strutture e dei comportamenti che rendono la vita difficile ai più deboli. A questa commissione chiedo anche suggerimenti per sostenere quella domanda di impegno e di testimonianza nel sociale e nel politico che vedo rifiorire come un segno promettente nei vari incontri che ho vissuto, con amministratori locali cristiani e non, a seguito del mio discorso nella festa di sant’Ambrogio – ha sottolineato l’Arcivescovo -. La fase di accelerato cambiamento che stiamo vivendo a livello sociale, politico e culturale ha bisogno di realtà cristiane mature e capaci di un giudizio sereno e competente sui fatti e gli avvenimenti che ci segnano e contribuiscono a creare il nostro futuro».

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