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Milano
Detenuti, Bonafede firma il piano per il reinserimento

Milano, firmato il protocollo d'intesa per la formazione e il reinserimento dei detenuti

Un protocollo di intesa, denominato Programma '2121' e finalizzato a valorizzare attraverso la formazione e il lavoro l'inclusione sociale dei detenuti nelle carceri della Lombardia, è stato siglato oggi a Milano, nella casa circondariale di San Vittore, dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, dal sindaco di Milano Giuseppe Sala e da altri attori coinvolti nel progetto, quali Arexpo, Lendlease, Anpal, Fits, Fondazione Triulza, Milano Santa Giulia, Plusvalue. Il progetto è promosso dal dipartimento di amministrazione penitenziaria e dal tribunale di sorveglianza di Milano.

Il documento stabilisce i principi e gli obiettivi del programma per dare vita a un progetto della durata di tre anni per la gestione della pena extra moenia o per misure alternative alla detenzione. Tra gli obiettivi, consentire ai detenuti di imparare un mestiere poi spendibile sul mercato del lavoro; ridurre i costi del sistema penitenziario; ridurre la povertà e la esclusione sociale, spesso alla base della recidiva; ottemperare agli obiettivi Ue, sviluppare modelli di vita socialmente accettabili e ridurre la criminalità contemporaneamente incrementando al sicurezza. "Questo progetto, che il ministero sta cercando di portare avanti anche in altre realtà territoriali - ha spiegato Bonafede - nasce dall'idea di dare una prospettiva a un settore che spesso è lasciato ai margini e che invece va riportato al centro del dibattito. Un investimento che dà sicurezza a chi sta fuori dal carcere e anche al detenuto".

Offrire la opportunità di lavorare ai detenuti significa anche che, ha evidenziato il ministro, "la società si pone prima di tutto come comunità. Il detenuto ha sbagliato, certamente, ma la società vuole che nessuno rimanga indietro e offre la possibilità di riscatto''. Dunque, ''ecco che il detenuto che in carcere è solo costo, con progetti come questo si trasforma in una potenziale risorsa per la comunità. Il detenuto va nella società e torna a lavorare. Si abbattono barriere e comincia a lavorare tornando ad assaporare il gusto della legalità''. Insomma ''la società - ha sottolineato il Guardasigilli - gli dà un'altra occasione''. Il lavoro diventa dunque una chance e diventa ''la chiave'' per il reinserimento. Si arriva a comprendere che ''la strada delinquenziale non è più la sola percorribile''.

Anche per i cittadini fuori, che "pensano che il detenuto debba restare dentro perché è pericoloso'', cambierebbero idea vedendo il detenuto "che lavora''. ''Continuo a fare appelli pubblici a tutti i sindaci per portare avanti queste iniziative. Voglio focalizzare l'attenzione del ministero sul lavoro come unica forma, insieme alla cultura, di rieducazione del detenuto. Mi piace citare Massimo D'Azeglio, secondo cui 'Il lavoro è uno dei migliori ausiliari della educazione e io dico della rieducazione''' ha concluso Bonafede. Il programma prenderà avvio il primop luglio del 2018 per concludersi il 30 giugno del 2021. Ci sarà una fase pilota (fino al 31 dicembre 2018) e una fase di messa a regime successiva.

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