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Milano
Di Stefano, l'uomo di Sesto: "Subito stop alla grande moschea"
Roberto Di Stefano e Silvia Sardone

di Fabio Massa

Roberto Di Stefano è da stamattina il sindaco di Sesto San Giovanni. 39 anni, due figli, sposato a Silvia Sardone, è l'uomo del giorno: "Ci si sente molto bene, ma non ho perso di vista i problemi principali. Per questo ho passato tre ore con il segretario comunale, fin da subito". Poi si racconta ad Affaritaliani.it Milano... L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Sindaco Roberto Di Stefano, come ci si sente ad essere l'uomo del giorno?
Ci si sente molto bene, ma non ho perso di vista i problemi principali. Tanto che prima di rispondere alle interviste, ho pensato di parlare con il segretario generale e passare tre ore in Comune, per capire fin da subito i primi atti da sottoscrivere e i primi interventi da fare.

Ma è vero che si è venduto il garage per finanziare la campagna?
E' vero, confermo. Ho venduto il mio box.

Perché ha perso Monica Chittò?
Perché non ha saputo essere presente e a contatto con i cittadini in questi cinque anni, non ha saputo raccogliere le esigenze del territorio. Troppa ideologia e poca concretezza, ha imposto scelte in maniera autoreferenziale. C'è stato uno scollamento con la gente. E la gente l'ha punita.

Perché ha vinto Roberto Di Stefano?
Perché ho saputo lavora a stretto contatto con la gente, in mezzo alla strada. Ho pubblicato una foto di scarpe che ho effettivamente rotto, consumandole. Ho fatto le primarie delle idee intervistando circa 2700 cittadini. Molto porta a porta, campagna vecchio stampo. Un approccio completamente differente rispetto a lei che si è chiusa nel palazzo.

Sua moglie, la consigliera di Milano Silvia Sardone che cosa le ha detto appena capito che avevate vinto?
Mi ha detto che avevo ragione io: avevo pronosticato che vincevo 60/40. Qualche mese fa mi prendevano per pazzo, i sondaggi non ci davano vincenti. Ma anche grazie alla campagna elettorale gestita da Silvia ci siamo riusciti.

Il coordinatore di Forza Italia Mariastella Gelmini parla di "Modello Sesto". Una bella responsabilità.
E' oggettivo che esista un Modello Sesto, altrimenti non avremmo espugnato la Stalingrado d'Italia. La ricetta è apertura al civismo, scarpe rotte e centrodestra unito. Esiste un mondo civico che se affiancato a una realtà di centrodestra può produrre un buongoverno alternativo e in discontinuità con la sinistra.

Parliamo della moschea: è stata un cavallo di battaglia. Che cosa farà per prima cosa?
Farò una due diligence. Questa è la prima cosa che ho intenzione di fare. Fatto questo comunicherò che siamo contrari alla moschea di 2400 metri quadrati, la grande moschea. E dunque che la variante del Pgt non sarà realizzata. Inoltre c'è da dire che l'attuale struttura risulta abusiva secondo la legge regionale che non prevede una struttura temporanea per un periodo troppo prolungato nel tempo. Quindi, andrà tutto rivisto. La comunità locale deve sottoscrivere un protocollo di intesa per garantire maggior trasparenza nei finanziamenti, l'albo degli imam, le prediche in italiano. Noi siamo per un progetto di integrazione, non di convivenza, che invece era quello della Chittò. Dobbiamo sederci a un tavolo con la comunità e vedere se sono disponibili al confronto.

L'ha spiegato ai suoi figli che adesso è sindaco?
L'avevano capito. E' un po' che mi vedono in campagna elettorale, avevano capito da soli.

Parliamo dell'area ex Falck.
Noi sosteniamo progetto Città della Salute, realizzato da Regione Lombardia. La Regione da adesso ha un interlocutore dello stesso colore e dunque privilegiato.

Con Beppe Sala vi siete sentiti?
Mi ha chiamato, ma non siamo riusciti a parlarci. Non c'è nessun problema a livello istituzionale. Così come lui ha un buon dialogo con Regione Lombardia, altrettanto positivo e cordiale lo potrà avere con Sesto San Giovanni.

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