Dj Fabo, processo Marco Cappato: atti a Consulta su aiuto al suicidio
La Corte d'Assise di Milano ha deciso di trasmettere gli atti alla Consulta affinché valuti la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio nel processo all'esponente dei Radicali e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, imputato per la morte di Fabiano Antoniani, 40 anni, noto come dj Fabo, in una clinica svizzera col suicidio assistito il 27 febbraio 2017. I pm chiedevano l'assoluzione; in subordine avevano proposto l'eccezione di illegittimità costituzionale.
Processo Cappato-Dj Fabo: tutto rimandato alla Consulta
Ne' assoluzione ne' condanna per Marco Cappato, accusato di avere aiutato Dj Fabo a morire in Svizzera col 'suicidio assistito'. I giudici della prima Corte d'Assise di Milano scelto la 'terza strada', mandando gli atti alla Consulta per valutare la legittimita' costituzionale del reato di 'aiuto al suicidio', previsto dall'articolo 580 del codice penale ('Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, e' punito con la reclusione da 5 a 12 anni').
Uno scenario che gli stessi Pm avevano suggerito alla Corte, in subordine alla loro richiesta di assolvere il leader radicale 'perche' il fatto non sussiste'. Non tutto il testo della norma, nella lettura dei Pm, potrebbe essere incostituzionale, ma solo la parte in cui "non esclude la rilevanza penale della condotta di chi aiuta il malato terminale o irreversibile a porre fine alla propria vita quando il malato stesso ritenga le sue condizioni di vita lesive del suo 'diritto alla dignita''". La pronuncia della Corte Costituzionale, oltre a incidere sul processo a Cappato, potrebbe indicare una strada in una materia, quella del 'fine vita', che pone molti interrogativi etici e giuridici e solo con la recente legge sul testamento biologico ha trovato una prima risposta da parte della politica.
Dj Fabo, il rebus dei giudici: dall'assoluzione al rinvio degli atti
Nelle memorie depositate nell'ultima udienza, il procuratore aggiunto Siciliano, apparsa anche lei commossa in piu' passaggi del dibattimento, e la piu' giovane collega Arduini, hanno suggerito alla Corte diverse strade per arrivare a un verdetto di assoluzione o comunque di non condanna, a partire dal testo dell'articolo che prevede questo reato, applicato di rado nelle aule: "Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualunque modo l'esecuzione, e' punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da 5 a 12 anni".
Secondo i magistrati, Cappato non ha rafforzato la volonta' di Antoniani perche' essa era "fermissima e autonomamente maturata, come emerso dall'istruttoria dibattimentale", in primo luogo proprio dal video registrato dalle 'Iene'. Quanto all'"aiuto materiale" non ci sarebbe stato, sulla base di un'interpretazione corretta dell'articolo del 580 alla luce della Costituzione, delle Convenzioni e della giurisprudenza europee. Per i pm, che hanno chiesto l'assoluzione 'perche' il fatto non sussiste', c'e' "un diritto all'autodeterminazione e alla dignita' da cui deriva un vero e proprio diritto costituzionalmente garantito in capo al malato irreversibile o terminale, le cui condizioni possano essere considerate lesive della dignita' umana, a chiedere e ottenere aiuto per porre fine alla propria esistenza".
L'altra strada indicata alla Corte, solo se non dovesse ritenere giusta l'assoluzione, e' quella che porta alla Consulta per valutare la legittimita' costituzionale nella parte della norma che "non esclude la rilevanza penale della condotta di chi aiuta il malato terminale o irreversibile a porre fine alla propria vita quando il malato stesso ritenga le sue condizioni di vita lesive del suo diritto alla dignita'". Diversi i principi costituzionali ed 'europei' che sarebbero violati in questa lettura dall'articolo 580 che "sancendo il divieto assoluto di aiutare chiunque si trovi in condizioni indegne si trasforma in un 'obbligo di vivere' anche quando le condizioni di vita sono ormai a tal punto deteriorate da rendere la vita stessa fonte di una violazione della dignita'". Ma anche l'articolo 32 della Costituzione che sancisce il diritto alla rinuncia delle cure, tenendo presente che in questo caso andrebbe declinato nel senso di consentire il suicidio assistito perche' fermare i trattamenti 'salva - vita' avrebbe significato esporre Fabo a una lunga agonia.
Cappato ha chiesto di essere assolto con una formula che sancisca il diritto per Antoniani e altri come lui a morire col suicidio assistito anche in Italia. Non gli basta una 'semplice' assoluzione come accaduto nel caso dell'ex portiere d'albergo Angelo Tedde dichiarato innocente dal Tribunale di Vicenza nel 2016 per avere accompagnato in Svizzera l'amica 85enne Oriella Cazzanello.