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Milano
Donnarumma e Vichi, la preveggenza: “Mo’ te corco di mazzate”

Da quando la Uefa ha bocciato il piano finanziario del Milan, abbiamo ricevuto molti messaggi rivolti sia a noi di Affari sia alla rubrica “I Hate Milano” (uno dei fiori all’occhiello della nostra pagina di Milano) che ci chiedono come facevamo noi a sapere tutto già a giugno.

I lettori, insomma, si ricordano ancora dell’articolo uscito durante i giorni caldi dell’affare Donnarumma , quando il solo I Hate Milano scrisse, grazie ad alcune sue fonti, che la nuova proprietà cinese del Milan aveva più di un problema, a cominciare da quegli oltre 200 milioni di euro che prevedeva di incassare dal mercato asiatico.

Giornali e TV di tutta Italia, scrivevano che i cinesi erano la svolta e che il Milan avrebbe lottato per lo scudetto. I Hate Milano e Affaritaliani.it Milano, subissati di insulti e minacce ma letti da un milione di persone, scriveva che il piano finanziario sarebbe stato respinto e che sui cinesi c’era più di un’ombra.

Quattro mesi dopo, s’è visto chi aveva ragione. Come al solito nessuno, tra le linci di allora che gasavano l’opinione pubblica sulla solidità finanziaria dei cinesi e del piano finanziario, si è preoccupato di fare mea culpa. Ma a questo siamo abituati. Come siamo abituati alla saccenza social di tanti opinionisti e mezze calzette che hanno imparato il giornalismo per corrispondenza, e che invece di controllare quello che I Hate Milano scriveva allora sentenziavano sulla sua pagina facebook che era “pagato dall’Inter”. Argomentazioni pesanti, insomma. Eppure i dati erano già tutti li: l’entrata in scena rocambolesca del gruppo Elliott, i 200 milioni dal mercato asiatico ovvero più di quanto, dallo stesso mercato, incassa il club più grande del mondo, il Real Madrid, che (per esempio) dispone di una rete fittissima di punti di vendita locali. La verità è semplice: chi era interessato all’informazione, a giugno, aveva tutti i mezzi per capire come stavano le cose. A questo ci si può aggiungere una buona fonte, un po’ di lavoro d’inchiesta a fari spenti, ed ecco svelato il mistero: sui cinesi sapevamo già tutto perché abbiamo fatto due controlli. Nulla di più. Lasciate, anche se non è elegantissimo (ne conveniamo), che ci leviamo il sassolino dalla scarpa, dopo le vagonate di insulti che ci siamo presi. Noi piccoli piccoli, di una testata storica e tenace ma senza i mezzi dei grandi giornaloni. E come un maglione con sopra la renna, inaccettabile ma che si sopporta, a Natale, sopportate per favore questa piccola rivendicazione non sindacale. Fine della parte seria. Ora iniziamo con l’ironia.

Detto del giornalismo d’inchiesta, quello che invece non è chiaro è come facesse I Hate Milano a prevedere il futuro su un’altra faccenda. Il 16 maggio sulla rubrica più caustica della città esce questo articolo in cui vengono presi in giro i nuovi 20 “millennials” nominati da Renzi per far parte della direzione PD.

Tra loro c’è anche questo ragazzone che vedete nella foto, Gianluca Vichi, a cui I Hate Milano fa dire “ho fatto il classico, e mo’ te crocco!”.

crocco
 


Che Vichi abbia fatto il classico lo si deduce dalla targa alle sue spalle (niente lavoro d’inchiesta, qui) ma è la seconda parte ad essere inquietante: venerdì Vichi è infatti rimasto coinvolto in una tragicomica vicenda di violenza: durante una partita di calcio ha preso a ginocchiate sulle costole l’arbitro che ha negato un rigore alla sua squadra, venendo squalificato per 2 anni da tutti i campi da calcio d’Italia.

Ora ha lasciato il suo posto in direzione, e fin qui, tutto normale. Ma come faceva I Hate Milano a prevedere a maggio che Vichi avrebbe davvero croccato qualcuno a dicembre?

Un’altra fonte? Un indovino? Oppure I Hate Milano è, effettivamente, dotato di poteri di preveggenza? Difficile dirlo. Non resta che rimanere incollati per scoprire, mesi prima, che cosa poi scriveranno gli altri. E buon Natale a tutti.

Fabio.massa@affaritaliani.it

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