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Milano
Elezioni a Milano, chi ha paura del voto disgiunto?

di Paola Domenichini

Gentile Direttore,
in queste settimane - ma è argomento che ritorna ormai in ogni tornata elettorale - sulle principali testate nazionali si  è parlato molto del rischio astensionismo alle  prossime amministrative.

Il Corriere di ieri scrive che negli ultimi quindici anni Milano - in linea a quanto avviene nelle principali città italiane - ha perso 225 mila votanti, praticamente un quarto dell’elettorato. Un brutto segnale, per chi ha a cuore la partecipazione come segnale di democrazia e di credibilità delle istituzioni pubbliche, anche quelle più vicine. Che Berlusconi abbia ragione o no dicendo che i cittadini pensano che il proprio voto ormai non valga più nulla, a Milano nel tentativo di dare rappresentanza agli elettori delusi dalla mancanza di alternativa tra i due candidati manager (non percepiti in reale competizione), la sinistra, ha messo in campo tra molti tormenti una lista fuori dalla coalizione.

Sempre più spesso, chi come me ha occasione di ascoltare per motivi professionali l’elettorato più politicizzato sente parlare di voto disgiunto: un’opzione in genere sconosciuta ai più, e quindi poco praticata nelle urne ma che, almeno a Milano e forse a Roma, sembra questa volta tentare chi non vuole cedere all’astensionismo.mEppure, e vengo al punto, ben poco se ne è parlato nei dibattiti, e poco viene spiegato nei numerosi tutorial con le istruzioni al voto.

Il voto disgiunto,  che consente di scegliere (o non scegliere) il candidato sindaco  e di dare la preferenza a un candidato consigliere  di una lista diversa -  non è in fondo conveniente per nessuno dei candidati milanesi: né per Sala, che gode della copertura della pisapiana lista SinistraxMilano, né per il Pd, che sulla vittoria di Sala si gioca a livello nazionale molto più di quanto investa sul risultato locale. E conviene poco alla stessa lista outsider Milano in Comune che con il solo voto al candidato sindaco Basilio Rizzo rischierebbe di non essere rappresentata in Consiglio Comunale.

Eppure il voto disgiunto potrebbe portare alle urne almeno una parte di elettorato che altrimenti si unirebbe al partito degli astensionisti. Significativo è invece che ne parli sulle pagine di  ArcipelagoMilano, settimanale on line di politica e cultura milanese, lo spin doctor Walter Marossi, tra l'altro sostenitore e testimonial dell’assessore Franco D’Alfonso, candidato nella lista Sala. E già dal titolo  - “Il voto disgiunto è un’idiozia. C'è spazio per tutti (anche per i matti)” - è chiara la volontà di liquidare l’argomento. Sarebbe lungo entrare nel merito delle argomentazioni di Marossi che, in sintesi,  indicano nel voto disgiunto un rischio per la governabilità del Comune. La governabilità, dunque, è diventata il valore massimo da difendere.  Anche a scapito della democrazia.
Non sarebbe questo un motivo sufficiente per parlarne?

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