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Milano
Elezioni? Idee nel ventilatore. L'Europa aiuta la giustizia. Commento

di Guido Camera

Il fermento politico che dilaga in Europa è indicativo dell'importanza storica che possono assumere le prossime scadenze elettorali.

Non ci sono del resto mai state elezioni politiche nazionali in cui le scelte degli elettori siano state così influenzate - per non dire completamente assorbite - dal dibattito "pro o contro Unione Europea".

Sarà così nel nostro paese, ma ancora più in Olanda, Germania e soprattutto Francia, dove Marine Le Pen sembra avere le carte in regola per giocarsi una partita anti europea ben più pericolosa della Brexit, dato che alle rivendicazioni economiche protezioniste la leader del Front National accompagna idee politiche nazionaliste di estrema destra.

L'instabile barometro politico italiano - che "vive alla giornata" secondo il più classico degli stereotipi che non ci rende onore all'estero - sembra al momento oscillare verso la scadenza naturale della legislatura. In tal caso, potremmo andare a votare il nuovo Parlamento nazionale con un’idea più chiara circa le prospettive di sopravvivenza dell'Unione Europea: infatti, se nei paesi europei in cui si vota nei prossimi mesi vincessero gli schieramenti politici che credono ancora fermamente in un futuro libero e unito degli europei, potrebbe trovare spazio in breve tempo un benefico rinnovamento dell’azione politica dell’Unione Europea, che si fondi perciò su un’assunzione di responsabilità che voglia effettivamente comprendere, e mitigare, le ragioni che stanno alla base del sentimento antieuropeo.

In questo scenario, le forze antieuropeiste italiane potrebbero subire un duro colpo, e le nostre elezioni potrebbero essere maggiormente dedicate a un confronto tra schieramenti diversi per idee di politica interna e caratteristiche dei leader politici, ma in ogni caso non disponibili a compromessi sui valori fondanti dell’Unione Europea, e fermamente decisi a lavorare seriamente per migliorarla dall’interno secondo le proprie convinzioni.

Sarebbe un sospiro di sollievo, perchè sinceramente non credo che chi ha l’ansia di sgretolare l’Unione Europea la racconti giusta agli Italiani su quale sarebbe il prezzo che dovrebbero pagare. Non dimentichiamo, infatti, che è vero che l’Europa a trazione tedesca ci ha imposto politiche di bilancio rigide, ma ci ha prima concesso per anni importanti fondi e poi, in questi ultimi anni di crisi economica, anche deroghe alle sue regole, consentendoci di accumulare debito e spendere risorse pubbliche. Senza – per inciso – che ci siano stati a oggi dei risultati positivi per la vita degli italiani e per il nostro rapporto con i partner europei.

Si deve inoltre ricordare quanto il nostro sistema giudiziario sia oggi positivamente integrato con quello europeo: basta pensare al prezioso ruolo della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che condanna gli Stati europei che ledono i diritti fondamentali dei propri cittadini. Quando una persona subisce una limitazione della libertà personale, credetemi che non è una risorsa da poco.

Penso inoltre al presidio che la Corte di Giustizia ha costituito in questi anni nei confronti dell'inerzia del nostro paese a risolvere il problema delle bonifiche dei tanti siti industriali storicamente inquinati: oppure alle tanto decantate norme sugli "ecoreati", che altro non sono che un tardivo "copia e incolla" di una direttiva europea.

Anche sul tema della sicurezza l'esistenza dell'Unione Europea ci ha aiutato, prevedendo norme che agevolano arresti, sequestri e acquisizione di prove sullo spazio giuridico europeo.

Se devo fare anche una considerazione che riguarda Milano, un rinnovato futuro dell'Unione Europea - senza la Gran Bretagna -  potrebbe dare slancio alle ambizioni internazionali della nostra città, che avrebbe le carte in regola per non essere più solamente la capitale economica d'Italia, ma anche dell'Europa.

Dunque il problema non è solo l’Europa, ma siamo anche noi – inteso come sistema paese – che abbiamo molto su cui lavorare. Dobbiamo prenderne atto con la massima franchezza se vogliamo crescere. E senza il supporto dell’Unione Europea – che, teniamocelo bene in mente, avrà i sui lati negativi, ma si fonda indubbiamente su principi di libertà e democrazia che forse non hanno valore grande economico, ma sono comunque il più prezioso dei beni individuali e sociali – sarebbe una missione impossibile.

Ma se, quando noi Italiani andremo alle urne, il panorama politico europeo non si sarà assestato nei termini che ho sopra auspicato, spero che l’elemento fondante delle liste, o coalizioni, che si misureranno in casa nostra sarà la connotazione europeista o antieuropeista. Perché è l’unico valore che può essere veramente trasversale – come scrivevano Rossi, Spinelli e Hirschmann nel confino di Ventotene - e per il quale non si possono accettare mediazioni. A maggior ragione se hanno solo finalità elettorali.

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