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Milano
Esplosione in via Brioschi, la lettera dei genitori delle vittime in aula
Milano: esplosione in via Brioschi

Nessuna volonta' di vendetta, ma la ricerca del perche' della fine atroce di due "vittime innocenti". E' una lettera in cui esprimono le loro emozioni piu' profonde quella che i genitori di Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi hanno consegnato oggi ai giudici chiamati a giudicare l'uomo che ha spezzato la vita dei loro figli, il pubblicitario Roberto Pellicano' che, il 12 giugno 2016, causo' l'esplosione della palazzina di via Brioschi a Milano. "Siamo i genitori di Riccardo e Chiara - comincia la missiva - e desideriamo portare la nostra testimonianza in questo processo, in quanto coinvolti in una vicenda assurda e sanguinosa, che ci lascia distrutti e sgomenti. Vogliamo provare a tenere a distanza la rabbia, che pure e' la compagna inseparabile della nostra vita ferita a morte, e ancor piu' ogni voglia torbida di vendetta, alla quale cerchiamo di resistere con tutte le nostre forze, convinti come siamo che la sofferenza del colpevole si aggiunge a quella delle vittime e non puo' minimamente alleviarla ne' restituirci i nostri ragazzi". Chiara e Riccardo avevano 27 anni quando Pellicano', per il quale il pm Elio Ramondini ha chiesto l'ergastolo, svito' il tubo del gas dell'appartamento in cui viveva assieme alla compagna Micaela Masella, che perse la vita nella deflagrazione, insieme alla coppia di giovani marchigiani.

"Desideriamo condividere - prosegue la lettera - con chiunque abbia a cuore questa logica alta della giustizia le domande che continuano ad accompagnarci da quella mattina do domenica 12 giugno 2016: Perche'? Perche' i nostri figli hanno dovuto pagare un prezzo cosi' atroce e irreparabile per una storia che non e' - non e' mai stata nemmeno per un istante - la loro storia? Perche' una fine cosi' orrenda, cosi' assurda, che racchiude in se' carattere dell'ingiustizia assoluta?".

La lettera sembra essere anche una 'risposta' a Pellicano' che nei mesi scorsi scrisse ai genitori dei ragazzi per chiedere "perdono". "Da quel giorno abbiamo riavvolto centinaia di volte il film della loro e della nostra vita - si legge ancora nella missiva entrata agli atti del processo col rito abbreviato in cui il pubblicitario e' accusato di devastazione e strage - alla ricerca dell'ultimo fotogramma, prima che una tragedia familiare - forse annunciata, certamente a loro del tutto ignota - venisse cosi' brutalmente spezzata. Centinaia di volte abbiamo provato a immaginare un finale diverso, ragionevolmente prevedibile, senza sognare troppo. Quello che ci brucia di piu' e' proprio questo: e' diventata in realta' l'ipotesi piu' inconcepibile e inimmaginabile, mentre si e' trasformato in sogno impossibile un futuro che questi ragazzi avevano preparato laboriosamente e onestamente, mettendo a frutto con responsabilita' e dedizione ammirevoli i sacrifici di noi genitori".

"Il 'Perche'?' che nasce da quella interruzione tragica e' un peso che non riusciamo a portare. Riccardo e Chiara - spiegano i familiari dei ragazzi - in un certo senso sono state vittime innocenti due volte: una volta perche' hanno subito violenza in modo assolutamente passivo; una seconda volta perche' sono stati completamente estranei alla vicenda criminosa". "I nostri ragazzi - cosi' si conclude la lettera - sono innocenti in senso assoluto: assoluta e' l'ingiustizia che hanno subito, assolutamente ingiustificabile la loro perdita". Stando alle indagini, il 'movente' del gesto di Pellicano' andrebbe ricercato nel rapporto con la convivente Micaela Masella dalla quale si stava separando. Nell'esplosione sono rimaste gravemente ustionate anche le due figlie della coppia.

LA DIFESA: "PELLICANO' NON VOLEVA UCCIDERE" - Giuseppe Pellicano' "non aveva la volonta' di uccidere" quando svito' un tubo del gas della sua abitazione in via Brioschi a Milano. Con queta argomentazione, la difesa ha invocato l'assoluzione dall'accusa di strage per il pubblicitario che, il 12 giugno scorso, provoco' un'esplosione nella quale persero la vita l'ex compagna Micaela Masella e una coppia di giovani fidanzati marchigiani, che vivevano nell'appartamento a fianco. Secondo gli avvocati Giorgio Perroni e Francesco Giovannini, che hanno svolto le loro arringhe nell'udienza del processo con rito abbreviato davanti al gup Chiara Valori, non ci sono i presupposti per condannarlo per nessuno dei due reati di cui e' accusato, strage e devastazione. Per i legali, non starebbe in piedi nemmeno il reato di devastazione, che prevede "un'azione collettiva", mentre Pellicano' ha agito in solitudine. In subordine, la difesa ha chiesto che venga applicato all'imputato il minimo della pena,oltre allo sconto di un terzo, come previsto dal rito abbreviato, il riconoscimento delle attenuanti e del vizio parziale di mente, accertato in una perizia disposta gip. Per il pm Elio Ramondini va invece condannato all'ergastolo. La sentenza e' attesa lunedi'.

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