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Europee, Reguzzoni: "Con Forza Italia per le nostre imprese"
Marco Reguzzoni

Europee, Reguzzoni: "Con Forza Italia per le nostre imprese"

"Non dobbiamo dimenticarci che il nostro è un continente industriale. In Europa serve sicuramente una maggioranza diversa". Marco Reguzzoni, presidente dell'associazione 'I Repubblicani', dopo una vita passata nella Lega e un periodo di assenza dalla politica, si candiderà alle prossime europee da indipendente nelle liste di Forza Italia. Reguzzoni ha fatto la tessera del Carroccio a 16 anni ed è stato, tra le altre cose, presidente della provincia di Varese e capogruppo alla Camera, dove ha promosso una legge sul 'Made in Italy' prima di essere espulso dal partito. "Ma il tiro al piccione a Salvini non mi piace. Ha condotto la Lega dove ha voluto e su altre posizioni, io sono rimasto fermo sulle mie" spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano. Secondo Reguzzoni "è stato un errore schierare gli europarlamentari del Nord all'opposizione, era una delle pattuglie più nutrite della storia della Lega. E questo Giorgia Meloni lo ha capito".

Reguzzoni, perché ha deciso di tornare in politica candidandosi alle Europee?

Come Repubblicani abbiamo sempre ritenuto fondamentale la politica continentale. L'Ue è un punto di riferimento imprescindibile, al di là del fatto che l'Europa va cambiata perché questa non ci piace. La perdita di potere d'acquisto del nostro ceto medio deriva da politiche sulle quali noi, come Regioni produttive, non siamo soddisfatti.

Perché candidarsi con Forza Italia?

Abbiamo sempre guardato al Ppe e ai suoi leader. Si tratta del partito che può rappresentare il motore di ogni possibile cambiamento. A me non piacciono le categorie tipo destra, sinistra e centro. Sono stato al congresso del Ppe. L'incipit del discorso di Manfred Weber è stato: 'Non possiamo dimenticare che l'Europa è un continente industriale. La nostra manifattura va difesa, cosa che non è stata fatta negli ultimi 20 anni'. Musica per le mie orecchie. Bisogna evitare di portare la produzione fuori dall'Europa.

Nel centrodestra sarà sfida aperta per i voti del Nord.

Quello che è mancato negli ultimi anni è stata una buona dose di pragmatismo, che la gente sta un po' ritrovando in questa politica di Forza Italia. E lo dico da esterno, visto che sarò in lista da indipendente. Ma il fatto che Antonio Tajani guardi a un'associazione come la nostra, e mi abbia proposto la candidatura, è sinonimo di attenzione a certe istanze.

La Lega non riesce più a rappresentare il Nord?

Non ho nulla da dire nei confronti della direzione e di Salvini, che ha ottenuti risultati impensabili. Ha portato il partito su altre posizioni, io sono fermo sulle mie. Del ponte sullo stretto di Messina non me ne frega niente. A me interessa la Pedemontana che sono 20 anni che deve essere finita. Il grande consenso che aveva la Lega era arrivato grazie al ceto medio, persone che guardano alle cose concrete e non all'ideologia. Uno di Brescia, Varese o Milano pensa ai suoi interessi perché non vive tutto lo stivale. Su questo la Lega garantiva pragmatismo. Come Repubblicani siamo rimasti federalisti. Ma il percorso deve essere all'interno dell'Europa: è qui che si gioca la partita, uscire è una follia.

Il Carroccio rischia l'isolamento?

A Salvini l'ho detto: schierare la Lega rendendo i parlamentari del Nord inutili in Europa è stato un errore. Soprattutto pensando che la Lega cinque anni fa ha eletti 28 europarlamentari, una delle più grandi pattuglie della sua storia. Meloni questo lo ha capito. Il sistema aeroportuale milanese, per esempio, ha bisogno di supporto a livello europeo. Quando si parla di grandi compagnie che vogliono arrivare o di altri temi, serve qualcuno che si faccia sentire in commissione. Se non sei in maggioranza in Europa non conti niente.








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