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Milano
Fabrizio Corona condannato solo a un anno: urla di giubilo in aula a Milano
Fabrizio Corona e Silvia Provvedi

Fabrizio Corona condannato ad  un anno per sottrazione fraudolenta. Assolto per altri due reati tra cui il più grave: applausi e urla di gioia in aula

 

Fabrizio Corona e' stato condannato a un anno di carcere dal Tribunale di Milano per sottrazione fraudolenta delle imposte. E ' stato, invece, assolto per altri due reati, tra cui, quello piu' grave, di intestazione fittizia dei beni in relazione ai 2,6 mln di euro che secondo la procura, aveva nascosto al fisco nel controsoffitto della sua collaboratrice Francesca Persi. Quest'ultima e' stata condannata a tre mesi. Applausi e urla di giubilo hanno accolto la lettura del verdetto.

IL LEGALE: "CORONA? DOPO LA SENTENZA MI HA RIEMPITO DI BOTTE..." - "Corona resta in carcere perche' il Tribunale di sorveglianza ha revocato il suo affidamento, ma, essendo venuto meno il mandato di cattura, le cose cambiano di molto. Fabrizio riprendera', quindi, il suo percorso". Cosi' l'avvocato Ivano Chiesa spiega lo scenario che si apre davanti al suo assistito dopo che il tribunale di Milano lo ha condannato ad un anno assolvendolo dai reati piu' gravi. "Sono felice, felicissimo - ha aggiunto il legale - continuo a ridere e sono anche un po' distrutto, perche' Fabrizio, subito dopo la lettura della sentenza, mi ha riempito di botte. Avevo detto che il giudice Salvini era un fuoriclasse e cosi' e' stato. Gia' sei mesi fa, ha aggiunto rivolto ai cronisti, aveva detto che non esisteva il reato di intestazione fittizia e che Fabrizio non c'entra niente con la mafia e nemmeno con la criminalita' organizzata".

"Giustizia, e' fatta! Avvo', ti voglio bene per sempre". Fabrizio Corona ha reagito alla lettura della sentenza, che lo ha condannato ad un anno di carcere ma assolto dai reati piu' gravi, battendo i pugni sul tavolo e abbracciando uno dei suoi legali, l'avvocato Ivano Chiesa. Nelle sue dichiarazioni spontaneee, Corona aveva definito Chiesa "un secondo padre" per la dedizione con cui l'ha affiancato negli ultimi anni. In lacrime la fidanzata Silvia Provvedi: "E' uscita la verita', le accuse sono cadute nel nulla - ha detto la cantante del duo 'Le Donatelle' - ora spero che esca molto presto dal carcere. In casi come questo l'amore puo' aiutare". Felice anche la signora Gabriella Corona, madre di Fabrizio: "Giustizia e' fatta, questi giudici hanno capito mio figlio. Carlos (il figlio di Corona. ndra) aspetta suo padre".

"SONO UN CASINISTA, UN MATTO. MA NON UN CRIMINALE O UN MAFIOSO" - "Sono stato leggero, un matto, un casinista ma non sono un criminale e soprattutto non sono e non saro' mai un mafioso". Fabrizio Corona aveva respinto ogni accusa nelle ultime dichiarazioni prima della sentenza del processo che lo vede accusato di intestazione fittizia dei beni e altri reati. "Ricordo che e' da 12 anni che sono in carcere - ha detto l'ex agente fotografico - vengo rinviato a giudizio per ogni minima cosa. Ogni volta che si parla di me e' tutto sproporzionato, assurdo, abnorme. Qui un teste ha detto che meta' della Questura lavorava per me. In ogni paese, in ogni provincia, mi perquisivano cercando qualsiasi cosa per mandarmi in carcere e avere quel minuto di celebrita'. La Procura avrebbe potuto approfondire l'inchiesta sulla bomba, su Sculli, qualsiasi uomo di legge l'avrebbe fatto. Si poteva evitare tutto questo ma io sono Corona e tanti non hanno accettato che io rimanessi fuori dal carcere a fare il mio lavoro perche' sono un pagliaccio, un buffone e devo rimanere in carcere". Riferimento, qust'ultimo, alle parole che avrebbero pronunciato dei finanzieri in un bar vicino a una caserma delle Fiamme Gialle poco prima dell'arresto, stando a quanto raccontato da un teste durante il processo. Francesca Persi, coimputata di Corona per avere custodito i soldi nel controsoffitto, ha preferito non rendere dichiarazioni spontanee. In aula erano presenti anche la mamma e il fratello di Fabrizio.

LE LACRIME IN AULA DELLA FIDANZATA SILVIA - Silvia Provvedi, cantante del duo musicale 'Le Donatelle', era scoppiata a piangere ascoltando le dichiarazioni spontanee di Fabrizio Corona prima della sentenza. "Fuori sono rimaste mia madre, che si sta occupando di mio figlio e ormai sta diventando vecchia - ha detto l'ex agente dei vip prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio per decidere l'epilogo del processo in cui e' imputato - e la mia fidanzata che e' molto giovane ma e' unica e speciale, e quello che ha fatto per me non l'avrebbe fatto nessuna donna". Corona era imputato per quei 2,6 milioni di euro che avrebbe sottratto al Fisco nascondendoli tra il controsoffitto della collaboratrice e coimputata Francesca Persi e le cassette di sicurezza in Austria. Ha voluto scrivere e consegnare al presidente del collegio Guido Salvini una lettera in cui li ha ringraziati "per avere sopportato le mie intemperanze e avere prestato attenzione a ogni minimo particolare e avermi dato la possibilita' di difendermi". Infine, un appello citando anche un brano di Platone: "Datemi quello che e' giusto, non ci sono prove oggettive" e una promessa: "Qualsiasi decisione prenderete, non dira' una parola".

"Sono stanco e ho paura - ha proseguito Corona - ma non per me, per mio figlio di 14 anni che ieri e' venuto in carcere e mi ha detto 'Papa' non puo' esistere una societa' basata sul libero arbitrio. Questo processo e' stato molto rumore per nulla e si poteva evitare'". E ancora, entrando nel merito delle accuse: "C'era un solo modo per verificare se avrei pagato i soldi al Fisco. Bastava aspettare la scadenza fiscale e vedere se pagavo oppure se davo i soldi a Sculli (ndr, Giusepper Sculli, l'ex calciatore con cui aveva rapporti tesi per dei prestiti di denaro). In due mesi di pedinamenti non hanno scoperto nulla: casa, ufficio, palestra, facevo tutto secondo le regole". Per Corona questa indagine e' stata una "messinscena dell'assurdo" perche' e' nata dalla sua denuncia relativa alla bomba carta esplosa davanti a casa e poi l'ha portato in carcere per l'ennesima volta nell'autunno scorso. Pesanti le ironie sull'operato degli inquirenti: "Hanno detto che i soldi provenivano da ambienti mafiosi. Mai avrei immaginato nella mia vita di essere indagato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, le indagini sono state basate sulle pericolose relazioni di un pentito, Geraldine Dau' (ndr, sua ex collaboratrice). La polizia che ha fatto le indagini in aula si e' avvalsa della facolta' di non rispondere".

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