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Milano
Fatturazione online: lo strano vuoto di idee della politica

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C'era una volta la discussione congressuale del Pd. Ne avete nostalgia? No? Beh, io un po' sì, in ossequio al fatto che mi piace avere in politica sia la maggioranza che l'opposizione. La maggioranza a trainare il governo del Paese, l'opposizione a fare controproposte. Certo è che se le controproposte del Pd, che evidentemente i due candidati maggiori, Zingaretti e Martina, concepiscono come fortemente identitarie, sono tutte legate alla contestazione dei decreti di Salvini e alla riapertura dei porti, forse non ci siamo e la nostalgia scappa anche a me. Fatemi capire: tutte le imprese italiane sono alle prese con la più grande rivoluzione telematica dai tempi dei registratori di cassa, ovvero la fatturazione online, e non c'è uno straccio di scemo di politico che ne faccia una battaglia? Non per abolirla, beninteso, ma per farla funzionare. Non uno. In fondo in fondo, se le aziende non riescono a fatturare non si possono far pagare e se non si fanno pagare falliscono e se falliscono ci sono lavoratori che diventano ex-lavoratori. Chissenefrega giusto? Ipotizzare, in cambio dei soccorsi alle banche (ultima Carige) che gli istituti bancari siano obbligati - a fronte della presentazione delle fatture "cartacee" e non elettroniche - ad anticipare gli importi? Si noti bene: succede già oggi che avvenga lo "sconto" sulle fatture. Ma il verbo chiave è "obbligare". Obbligare il sistema a fare la sua parte per rinnovarsi. Invece, la cosa incredibile, è che l'obbligo esiste solo per chi non si può difendere: piccole aziende e risparmiatori. Per chi si può difendere obblighi non ce ne sono, ma solo salvataggi. Meglio se di Stato.

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