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Milano
Fermi: "A FI servono i congressi. Il M5s? Oggi più istituzionale"
Alessandro Fermi

di Fabio Massa

Alessandro Fermi è il presidente del consiglio regionale da un paio di mesi. Azzurro, recordman di preferenze in percentuale nell'ultima tornata elettorale in Forza Italia, spiega ad Affaritaliani.it Milano: "Il Movimento 5 Stelle? Molto cambiato rispetto alla scorsa legislatura. Fontana rispettoso dell'aula per curriculum e cultura. Forza Italia? Deve partire una fase congressuale per eleggere tutti i livelli dirigenziali". L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT

Bilancio di questi primi mesi?
Una sensazione positiva. Questo consiglio regionale è fortemente rinnovato rispetto a quello precedente. E penso sia migliorato nel senso dell'esperienza amministrativa da parte dei consiglieri. Ci sono molti amministratori locali che sono entrati in consiglio, e questo migliora l'approccio rispetto alla gestione dell'aula. In questi primi consigli i dibattiti sono stati sicuramente anche accesi, ma molto corretti e concreti. In questo senso il ruolo delle minoranze è stato costruttivo.

Nello scorso consiglio abbiamo visto scene forti: insulti, consiglieri con le arance in occasione di arresti, occupazioni dei banchi della presidenza.
Il punto di partenza è il regolamento del consiglio, e aggiungerei il rispetto istituzionale. Con comportamenti che non rispettino questi punti di partenza ci sarà il pugno duro. Però devo dire che anche i gruppi come il Movimento 5 Stelle che la scorsa legislatura erano entrati in consiglio regionale con uno spirito molto di ribellione, sono adesso assai rispettosi, sia come atteggiamento che come capacità di dare il proprio contributo. Ho notato una grossa differenza rispetto all'atteggiamento che aveva il gruppo del Movimento nella scorsa legislatura. Poi non so se sarà così nei prossimi cinque anni, ma lo auspico.

Un grande classico della presidenza del consiglio regionale è qualche attrito con l'altra presidenza, quella della giunta. Gli screzi non erano infrequenti con Formigoni, e con Maroni. Lei come si trova con Fontana?
Io ho una grande fortuna, quella di avere come alterego in giunta uno che ha fatto il sindaco come me, e che ha fatto il presidente del consiglio regionale, come sono io adesso. Questa è una fortuna straordinaria, perché conosce il valore dell'aula e ne ha un grande rispetto istituzionale. Però questo non si traduce solamente in visioni di buon senso che si basano sul curriculum di una persona, ma hanno già trovato concreta applicazione in questi due mesi.

Un altro dei punti critici è la continua attenzione all'operatività del consiglio: l'opinione pubblica vuole più consigli, più commissioni, più leggi eccetera eccetera.
Colgo questa sensazione. Che però è una sensazione. Non è che quando non si fa seduta non si lavora. Abbiamo introdotto una commissione speciale in più, e quello delle commissioni è un lavoro quotidiano. Il lavoro d'aula dipende dalla tempistica dei provvedimenti, ma credo che sia anche sbagliato fare consigli inutili. Non è il numero di sedute consiglieri che determina il valore del nostro lavoro. Fare consigli tanto per farli è semplice. Basta mettere all'ordine del giorno temi inutili, o generici. Poi c'è il presidio del territorio...

A questo proposito, perché non fare consigli in giro per la Lombardia.
Difficile per motivi logistici. Ma vorrei proporre di fare le commissioni in giro per la Lombardia. Questo potrebbe essere assai utile per esportare il consiglio regionale sui territori. Anche perché dobbiamo essere sentinelle dei territori, soprattutto da quando le province non ci sono più e non fanno più da collettore delle varie istanze.

Parliamo di politica. Forza Italia sembra in difficoltà. Anche perché se volesse, Fontana potrebbe tranquillamente "sostituirvi" con il Movimento 5 Stelle, peraltro guadagnando anche un consigliere.
Non credo ci sia la volontà di esportare il modello romano anche qui in Lombardia. Anche perché i cittadini hanno votato in larga maggioranza questa alleanza di governo. Fontana ha un mandato molto chiaro: governare con questi azionisti. Non vedo né ricaduti né ribaltoni anche a fronte di possibili tensioni. C'è però il tema del partito...

Quindi?
E' evidente a tutti che Forza Italia ha necessità di dotarsi di una nuova veste, se non vuole essere destinata a un lungo e lente declino. Si deve rinnovare e deve rinascere. Non deve essere una rinascita solo numerica, ma di posizionamento rispetto ad alcuni temi. In questo momento la difficoltà del partito è fondata su molteplici aspetti. La storia di Forza Italia ha consegnato tutte le responsabilità a Silvio Berlusconi. Ora dobbiamo essere noi a dare energia al partito.

Le piacerebbe Maroni ai vertici di Forza Italia?
Io ho avuto la fortuna di lavorare con Maroni come sottosegretario per tre anni. A chi non piacerebbe lavorare con lui? Però sarei altrettanto stupito se succedesse. In assenza di scombussolamenti di questo livello il mio auspicio, in una fase come questa, è sempre stato quello di procedere al rinnovamento dal basso.

Quindi, fase congressuale.
Esatto, una fase congressuale. Quando dico che oggi Berlusconi ha bisogno di supporto intendo questo. Io credo che una vera fase congressuale che in Forza Italia non c'è mai stata potrebbe essere un elemento di novità e capace di far rinascere una partecipazione ad un partito che abbiamo necessità che rinasca. Io penso che tramite congressi si debba eleggere il coordinatore locale, provinciale, regionale e nazionale di Forza Italia. Questo vorrebbe dire anche premiare il merito e il consenso.

A proposito di consenso e preferenze, viene in mente il caso Sardone.
Quello è un caso politico in cui è stata fatta una scelta. Io penso che il merito e il consenso vadano premiati, e lo dice uno che percentualmente è stato il più votato. Ma non possiamo ragionare solo sul consenso. Poi secondo me Silvia Sardone poteva fare l'assessore regionale. Ma parla uno che durante la fase di costituzione della giunta, soprattutto per recepire l'istanza del territorio comasco aveva richiesto una attenzione e una posizione al governo. Non perché preferissi fare l'assessore al presidente del consiglio, ma perché il territorio di Como aveva dato una chiara richiesta in questo senso. Detto questo poi ci si rimbocca le maniche e si lavora con lo stesso impegno e la stessa voglia e determinazione. Oggi abbiamo necessità come partito di programmare e disegnare un partito che abbia degli schemi diversi rispetto al passato. Perché è un passato che non tornerà più. Fino ad oggi abbiamo tutti beneficiato della luce di Berlusconi, oggi dobbiamo metterci del nostro.

fabio.massa@affaritaliani.it

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