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Milano
Giovanati (Lega): "Riportare bellezza e dignità nei quartieri di Milano"
Deborah Giovanati

Giovanati (Lega): "Riportare bellezza e dignità nei quartieri di Milano"

"I cattolici devono puntare sui contenuti dell’azione politica, individuati anche alla luce di una visione cristiana dell’uomo e della società; e devono collaborare con chi, cattolico o no, condivide tali contenuti": Deborah Giovanati ha scelto le parole del cardinale Camillo Ruini quando ha annunciato la sua candidatura per il consiglio comunale di Milano con la Lega. Lei che della collaborazione, del dialogo e del confronto ha del resto già fatto una bandiera in questi cinque anni in cui è stata assessore al Sociale del Municipio 9, incontrando e ascoltando problemi e bisogni di centinaia di cittadini. Cattolica, giurista, madre di tre figli, da pochi anni combatte con la sclerosi multipla. Ora una nuova sfida: portare anche a Palazzo Marino ed in una dimensione pienamente cittadina quel patrimonio di valori e di esperienze che hanno arricchito il suo percorso sino ad oggi. L'INTERVISTA

Educazione e formazione, terzo settore, disabilità e abbattimento delle barriere architettoniche, famiglia: sono i settori che l'hanno vista maggiormente impegnata in questi anni nei quartieri del Municipio 9. Cosa si porterebbe dietro a Palazzo Marino in caso di elezione?
Il mio obiettivo è portare a livello cittadino quei modelli che su questi temi abbiamo adottato in questi anni, declinandoli in modo innovativo su tutta Milano. Specie per quanto riguarda le politiche sociali, va reso protagonista il terzo settore, che è il motore della nostra città come ha dimostrato la pandemia. E' sbagliato accentrare i servizi secondo il modello adottato da "Milano aiuta", serve invece supportare queste realtà sviluppando una visione diversa. Valorizzare e non utilizzare. E questo genererebbe un positivo effetto moltiplicatore

Entriamo più nel dettaglio: educazione
C'è un tema fondamentale che deve essere il contrasto alla dispersione scolastica. Ma è prioritario affrontare anche la questione dell'edilizia solastica: girando per la città si incontrano troppe scuole non adeguate, con infiltrazioni, con barriere architettoniche. Con le risorse che sono in arrivo è necessario prendere un impegno forte per le scuole

Sul fronte della disabilità che situazione riscontra a Milano?
Sin da giovane ho fatto volontariato nell'ambito delle disabilità mendio gravi. Poi, da quando mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla, provo io stessa le difficoltà che tanti vivono. Questa è stata la leva che mi ha fatto dire: "Provaci tu a cambiare le cose dando il tuo contributo". E così, lavorando a stretto contatto con i centri diurni disabili milanesi nell'ascolto delle famiglie, ho compreso ad esempio che esiste un problema gigantesco per liste d'attesa infinite, con famiglie che finiscono per sentirsi abbandonate e sole. Difficoltà che sono state acuite con il Covid e con molte strutture che hanno chiuso creando ulteriori problematiche

Al tema della disabilità si intreccia quello delle barriere architettoniche
Milano deve ambire a diventare un modello europeo. Per questo lancio la sfida dell'elaborazione di un piano straordinario per l'eliminazione di tutte le barriere architettoniche della città. Iniziando con il superare l'ingannevole percezione che si tratti di un problema che riguarda solo chi è portatore di disabilità. E' invece anche una questione di decoro urbano. Una città di dimensione europea deve avere metropolitane con ascensori efficienti, marciapiedi adeguati, imprese messe nelle condizioni di adeguarsi  per coltivare anche quello che è il cosidetto turismo accessibile

Un cambiamento in primo luogo culturale, dunque?
Sì. E che deve avvenire ad esempio anche nelle scuole, consentendo a bambini con necessità speciale di poter avere tutto. Per fare sport ma anche la normale attività didattica, con banchi che siano adeguati alle dimensioni delle carrozzine. E' un esempio banale ma reale: sono cose piccole ma che sono davvero incisive per il disagio che creano nei gesti e nelle attività quotidiani. Va creata una cultura nella quale si riconosca che ognuno ha dei bisogni diversi. E poi serve stare più attenti a coloro che sono maggiormente bisognosi

Milano è una città a misura di famiglia?
Come può Milano definirsi una città proiettata nel futuro se non nascono più bambini? Il tema fondamentale è la casa, con le difficoltà ad accedervi delle giovani famiglie. Bisogna individuare delle leve anche nei confronti di chi costruisce, per fare in modo che le giovani famiglie non scappino più fuori dala città. Ma, oltre al problema della casa, ci sono altri aspetti: io contesto ad esempio fortemente l'area B, perchè va a colpire non solo le giovani famiglie ma anche altre categorie come gli anziani. Tutte persone che non usano l'automobile per sfizio ma per necessità spesso legate ai bisogni della propria famiglia

Ci dica la cosa che l'ha più resa orgogliosa di questi cinque anni da assessore al Sociale
Tante volte si sente dire che non ci sono le risorse. Io ho sempre cercato di portare più ricchezza al territorio di quanto consentiva il bilancio. Come? Uno dei casi più interessanti è stata la riqualificazione del centro aggregativo multifunzionale giovanile di via Ciriè. Una ex scuola, una struttura molto grande a gestione comunale, che intercetta sia giovani che anziani. Ma che versava in uno stato di completo degrado, in un contesto di case popolari e con una occupazione abusiva in corso. Non saremmo mai riusciti a trovare risorse comunali sufficienti per la riqualificazione, ma sono riuscita ad intercettare un progetto di Renzo Piano e del Politecnico di Milano per il recupero di materiali dalla aziende del territorio. Ed è così che ci siamo imbattuti in un magazzino comunale nel quale abbiamo trovato diversi mobili, tra i quali quelli che avevano arredato le Piramidi di Expo. In questo modo, a spese zero, abbiamo riqualificato un luogo che era dato per perso. Vincendo la scommessa di riportare bellezza per ridare dignità ai quartieri. E' stata una grande festa. Insomma, le risorse da attivare ci sono già, bastare sapersi mobilitare per costruire qualcosa di buono

E veniamo alla frase di Ruini: ora declinerà il suo impegno politico con la Lega
Spesso si parla del tema della rappresentanza dei cattolici in politica e dell'opportunità o meno di un "partito dei cattolici". Ma io penso che la mia fede si manifesta in ogni cosa che faccio. Sono Deborah e porto i miei valori ed i temi in cui credo in quei partiti che sono disposti ad accoglierli. Così è stato con la Lega e con Bolognini (Stefano, commissario provinciale del Carroccio, ndr), dai quali ho avuto apertura per portare a tutta la città di Milano il lavoro che ho fatto sul territorio  

Come è stata la campagna elettorale?
Ogni campagna è faticosissima. Ma l'incontro con le persone - attività alla quale ho sempre dedicato tanto tempo - è un lavoro che serve anche per dopo. Inizia e continua, non ho mai smesso. E' una occasione per scoprire realtà e mondi che non conoscevi, un bagaglio grandissimo anche a livello personale. Bussare di porta in porta non è una ricerca del voto, ma di ciò che è bello. Per valorizzarlo

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