I Hate Milano

di Mister Milano

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I Hate Milano
Il bodybuilder e la morale giornalistica. Quello che i milanesi non si meritano
Guardate l'energumeno nella foto. 
Immaginatelo per strada, fuori di sé, ad urlare contro un povero diavolo  cose tipo "adesso muori!" e altre idiozie tipo serie TV "Suburra". Pensatelo con la bocca sporca di sangue, mentre sputa per terra il lobo dell'orecchio che, con un morso, ha appena staccato al tassista, che ora si prepara a massacrare di botte.
Ecco, voi, che cosa fareste?
 
Probabilmente scappereste a gambe levate, e onestamente ci vorrebbe del gran fegato per darvi torto. Invece i milanesi, gente seria che non si impressiona davanti a nulla, davanti a una scena del genere non hanno perso la calma, hanno chiamato la polizia che è intervenuta immediatamente. Così il folle è stato arrestato e domani sarà processato per direttissima. Una storia allucinante, certo, una storia - tuttavia - che dimostra come la cultura dell'impunità, che per esempio permea altre zone d'Italia, non appartenga a Milano, dove grazie alla collaborazione tra senso civico e forze dell'ordine ci si ribella all'idea  che la città diventi un ring dove a valere è la legge del più forte (e del più folle).
 
Eppure il cronista del Corriere della Sera incaricato di documentare l'episodio ha un'idea  di segno completamente diverso. Secondo lui saremmo davanti a un  "vuoto di indifferenza", e i milanesi sarebbero una massa di fottuti menefreghisti, a tal punto individualisti e concentrati su loro stessi che davanti all'aggressione hanno compiuto il peccato mortale di non intervenire.
 
Sarebbe bellissimo vivere in un mondo in cui fosse possibile tornare indietro nel tempo, trasportare il cronista d'assalto sul luogo dell'aggressione e vedere come avrebbe agito lui nella medesima situazione. Vedere, insomma, come questo Giustiziere del giorno dopo, pronto a fare la morale alla gente comune al calduccio della sua redazione, avrebbe agito hic et nunc, per strada, davanti a un pregiudicato enorme con tendenze cannibali e sporco di sangue.
 
Per nostra fortuna, i milanesi hanno (ancora) molto più senso di responsabilità di questi ninja repressi. Davanti a un fatto del genere, invece di intervenire in prima persona col rischio di creare effetti imprevisti e potenzialmente molto più gravi, chiamano la polizia. E davanti a certi articoli rispondono con un'alzata di spalle e un sanissimo "Uè Rambo, ma vada via i ciapp!".
 
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