I Hate Milano

di Mister Milano

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I Hate Milano
Milano e il Naviglio in Galleria: una storia di ordinaria ignoranza. FOTO
Milano e il Naviglio in Galleria

Anche quest'anno la (bellissima) pagina Facebook "Milano sparita e da ricordare" ha fatto un pesce d'aprile ai propri followers, condividendo l'improbabile foto della Galleria come un canale di Venezia. A corredo della foto, la didascalia: "la Galleria Vittorio Emanuele II prima della chiusura dei Navigli".

Una divertente ma evidentissima bufala, giusto?

Sbagliato, perché nonostante la foto fosse stata condivisa anche l'anno scorso, pure quest'anno decine e decine di Tonni hanno abboccato all'amo, e nei commenti si sono scatenati con frasi tipo "spettacolo! Allora si che Milano era bella, altro che adesso...😞".

Come tutte le cose davvero divertenti, l'episodio contiene in sé una componente di tragedia. Il fatto che così tante persone residenti a Milano caschino in una bufala del genere, è spia di un problema vero, che noi denunciamo da sempre: l'incredibile ignoranza dei residenti di Milano circa la propria città.

Sarebbe bello chiedere a questi creduloni se si sono mai fatti un giro nella Chiesa di San Satiro di via Torino progettata dal Bramante, se sono mai stati all'Ossario di Piazza Santo Stefano, se sanno cosa sia la Cascina Linterno (dimora del Petrarca e luogo segreto di alcuni Cavalieri Templari), se sono mai stati nella cripta in Piazza San Sepolcro, se hanno idea di cosa sia la Strage di Piazzale Loreto o la mitica rapina di via Osoppo. Anni fa, avevamo fatto anche un sondaggio su quanti Residenti fossero stati, almeno una volta nella loro vita, a visitare il Cenacolo: su un campione casuale il risultato era inferiore al 20 %.

galleriaMilano e il Naviglio in Galleria: foto dalla pagina facebook "Milano sparita e da ricordare"
 

Si tratta di un problema storico, le cui conseguenze sono molteplici: una città che non ha cura e memoria delle proprie origini, del proprio passato e delle proprie ricchezze è una città che non ha identità, destinata a diventare carne di porco nelle mani dei pubblicitari e delle multinazionali che ormai se ne comprano un pezzo per volta, cambiandolo per sempre a loro piacimento.

E' una città che, infatti, pur essendo la quarta città d'arte d'Italia non viene trattata come tale, e nei grandi tour dei turisti stranieri viene snobbata (con conseguente, potenziale mancato introito economico) e trattata alla stregua di un centro commerciale, uno "scalo tecnico" a fine vacanza dove fare scorpacciata di vestiti di lusso.

Aldilà della fanfara mediatica, oliata con i soldi provenienti da Expo, la verità è che 20 anni fa il Centro di Milano era un luogo di aggregazione (i cinema, i teatri, il mitico "muretto", i paninari, i punk davanti a Easy Riders eccetera) oggi un ghetto di fast-food e centri commerciali deserto dopo le nove di sera. La maggior parte delle botteghe e dei negozi storici han già chiuso da un pezzo -  l'ultimo è il ristorante "I Malavoglia", quartier generale della Prima Repubblica - spesso sostituiti da All-you-Can-eat con stafilococchi in omaggio.

Non sappiamo se esista un modo per alterare il corso degli eventi, né se questo compito spetti alla politica - anche se certamente, qualcosa si dovrebbe fare anche e soprattutto per non lasciare il tema del rispetto delle tradizioni e della milanesità alla rozza retorica di Salvini, quanto di più distante ci possa essere con il rigore e la dignità tipici dei milanesi d'altri tempi.

Certo dispiace vedere che quei luoghi e quei valori con cui siamo cresciuti siano a mano a mano spariti, e la milanesità  sopravviva solo nella sua versione peggiore e più stereotipata, come brand usato da un'altra pagina Facebook (assai meno divertente a giudizio di chi scrive) per fare marchette a questo o a quel prodotto disposto a pagare.

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