I Hate Milano

di Mister Milano

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I Hate Milano
Le 7 ragioni (idiote) delle palme. Il dramma di una città venduta a pezzi

Ci sono volute 24 ore per riprendersi dalla vista di quello che continuiamo a pensare sia uno scherzo, una fake news spacciata per vera oppure un quadro di Dali venuto improvvisamente alla luce. Mentre aspettiamo che ci dicano quale delle tre, ecco una collezione delle brillanti argomentazioni a difesa delle palme in piazza Duomo griffate Starbucks.

1) "C'è a chi piacciono!"
Bene. Ma c'è anche qualcuno - moltissimi, basta farsi un giro sui social - a cui fanno davvero schifo. Quindi come si fa? Chi decide? I cittadini oppure una non meglio specificata commissione sulla base di una non meglio specificata gara di appalto in cambio di una non meglio specificata somma di denaro? Noi crediamo che la soluzione migliore, quando si parla del Centro - a maggior ragione della piazza-simbolo della città - sia chiedere ai cittadini. Si faccia una consultazione e vediamo a quanta gente piacciono le palme in piazza Duomo.

2) "Guardate che al Comune non sono costate nulla!"
Certo. Anche gli scempi dei writers al comune non costano nulla - però restano degli atti vandalici. Il criterio "a caval donato non si guarda in bocca" non può - e non deve mai applicarsi - allo spazio urbano, per evidenti ragioni.

3) "Almeno, finalmente, si parla di spazio urbano!".
Questa è fenomenale. E' come rallegrarsi, dopo un caso di violenza su un minore, perché "finalmente si parla di pedofilia".

4) "Il progetto riprende il look della piazza in uso nell'Ottocento!"
A parte che nell'Ottocento, verso la fine, a Milano si sparava sulla folla - e quindi il fatto che un tempo avessero fatto una cosa non significa, di per sé, che quella cosa fosse giusta. Ma aldilà della battuta (lo specifichiamo per gli analfabeti funzionali sempre all'ascolto) basta farsi un giro su Google per vedere come l'arredo della piazza nell'Ottocento non c'entri assolutamente nulla con quello attuale.

5) "Il progetto è firmato da una archi-star".
E allora? A parte che, spesso, è proprio quando i progetti sono firmati dalle archi-star che arrivano le peggiori fetecchie. Ma qui il fatto è che la palme con Milano non c'entrano assolutamente nulla, e che a firmarle sia un archi-star non cambia assolutamente di un millimetro la questione.

6) "Con queste palme Milano si apre al futuro"
Si, certo, come no? Abbiamo la crescita economica tra le più basse dell'area-Euro, le nostre banche preoccupano i principali Istituti finanziari del Mondo, le mafie non allentano la presa e uno dopo l'altro siamo stati costretti a vendere quasi tutti gli asset industriali principali. Ma con le palme in Piazza Duomo saremo in pole-position!

7) "A Milano ultimamente è cambiato il clima, le palme ci stanno bene".
Questa pare una battuta. E' invece c'è chi l'ha scritto davvero. Mah.

Nell'ipotesi che invece sia tutto vero - ma è un'ipotesi puramente di fantasia, non ci crediamo neppure per un secondo - alcune considerazioni, o meglio alcune frasi che sarebbero delle considerazioni se questa follia fosse confermata.

1) Negli Stati Uniti, e in particolare a New York, Starbucks ha una reputazione mica da ridere: per rendersene conto basta andare su Google e scrivere "Starbucks is..." e vedere quali suggerimenti fornisce il popolare motore di ricerca e come viene definito da molti il loro caffé. Di contro - come dimostra per esempio il successo mondiale di Eataly - in tutto il mondo viene venduto ed apprezzato "l'espresso" preparato secondo la tradizione italiana. Il fatto che in Italia, e in particolare e Milano, si vada in brodo di giuggiole per l'apertura di un punto vendita-Starbucks dimostra come di tutti i mali da cui è affetto il Paese, il provincialismo culturale sia uno dei peggiori.

2) Standing ovation per Riccardo De Corato, che davanti a un rigore a porta vuota - polemizzare per lo sfruttamento commerciale di Piazza Duomo, dopo che proprio nel 2011 l'Amministrazione di Centro-Sinistra aveva detto "mai più sfruttamento commerciale di Piazza Duomo" - è riuscito a tirare fuori il tema dell'immigrazione, della città "in mano ai mangia-banane" per dirla come molti tra i suoi seguaci hanno recepito il messaggio. Così, le palme sono diventate il manganello del giorno nella quotidiana rissa online sull'immigrazione, un tema drammatico e difficilissimo, da noi carne di porco nelle mani di certi politici e dei facinorosi che ne seguono il verbo. Le palme, con i rifugiati, i migranti, i mussulmani o come volete chiamarli, non c'entrano assolutamente nulla. I musulmani hanno diritto ad avere un luogo di culto (come scritto nel programma "Arancione" del 2011: ma di questo meglio non parlarne, vero Giuliano?). Tutti gli altri (cattolici, mussulmani, buddisti eccetera) hanno diritto a non vedere piazza Duomo arredata con piante che con il Duomo non hanno nulla a che fare.

3) A parte De Corato, e chi non perde occasione di strumentalizzare il tema dell'immigrazione, è praticamente impossibile esercitare il diritto di critica. Se neppure davanti a una follia come le palme in Duomo pagate da Starbucks ci si può incazzare allora spiegateci cos'altro deve accadere perché si possa dire che la città non può, non deve essere modificata per anni nei suoi luoghi storici in cambio di qualche palanca (quante, a proposito?).

Una città che viene messa all'asta pezzo per pezzo, e venduta al miglior offerente, è una città che rinuncia alla propria Storia e alla propria identità. Come-come? Secondo sondaggi e classifiche di plastica Milano è la prima/quinta/decima migliore città d'Italia/d'Europa/del Mondo?

Milano era bella, bellissima anche prima, quando voi magari non c'eravate nemmeno, prima dei fashion bloggers, prima del design, prima dei brand, dei risvoltini e degli apericena. Quando Vittorio Emanuele era "la piccola Broadway", quando si sorseggiava un caffé in uno dei bar o delle pasticcerie storiche per poi andare in uno degli innumerevoli cinema o teatri della zona. Quando il Centro era vivo, ed era pensato in funzione dei cittadini, delle persone, non delle multinazionali e dei consumatori.

Liberi voi, adesso, di gasarvi sui social, e bervi un Frappuccino d'importazione mentre intorno a voi di cinema ne sono rimasti due, le botteghe storiche sono sparite e il resto - tutto il resto - è un inferno di centri commerciali. Liberi noi di dire, e di continuare a dire alla facciazza vostra, che tutto questo ci fa schifo.

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